FIRENZE – Per tutti è oramai il "consorzio dei consorzi" e nella Toscana dei campanili è un po' come aver demolito un altro luogo comune. In positivo, s'intende. Un cambio di passo a cui la Regione ha dato il proprio benvenuto ospitando stamani nella sala Pegaso di Palazzo Strozzi Sacrati, sede della presidenza della Regione, la prima riunione del consiglio di amministrazione.
"E' davvero una bella iniziativa, che in meno di un anno è diventata realtà dal sogno che poteva sembrare" commenta il presidente della Toscana Enrico Rossi. "Fare promozione tutti assieme è vera innovazione – aggiunge l'assessore all'agricoltura, Marco Remaschi -: è la strada giusta per promuovere la Toscana e i suoi prodotti senza che i campanili creino divisioni, decidendo insieme le strategie e utilizzando al meglio le risorse a disposizione, con l'obiettivo di creare anche occupazione".
Per decenni i viticoltori hanno curato ciascuno i propri interessi e quelli delle denominazioni e dei territori di appartenenza. Il 9 marzo è nato A.vi.to, ovvero l'associazione de vini toscani Dop e Igp; la prospettiva è cambiata e l'imperativo è diventato fare squadra, contro la minaccia di ungulati e cinghiali ma anche per definire una strategia regionale di promozione di lungo periodo. "Forse si poteva fare prima, l'importante è averlo fatto" rispondono ai giornalisti Rossi, Remaschi e rappresentanti dei produttori.
"Credo sia giusto insegnare a scuola la nostra tradizione vitivinicola in quanto patrimonio del territorio toscano che dobbiamo preservare. Si dovrebbe trattare di un insegnamento facoltativo e non obbligatorio che potrebbe sicuramente essere materia d'interesse nella nostra regione." Così Giovanni Busi a margine della presentazione dell'associazione dei vini toscani A.Vi.To commentando il Ddl in discussione in questi giorni al Senato per inserire la "storia del vino" come insegnamento nelle scuole. "Anche alla luce degli ultimi dati, la Toscana può essere considerata patria del vino con le oltre 5 mila aziende e un fatturato superiore al miliardo di euro e 20 mila addetti. Per questo motivo – conclude Busi - una volta individuato il percorso più idoneo, è giusto permettere ai nostri ragazzi di poter avere una prima conoscenza di quello che il settore rappresenta per l'economia e la tradizione del nostro territorio."
Sedici soci, che crescerannoAd A.vi.to per adesso hanno aderito sedici consorzi a denominazione di origine. Non sono tutti quelli che operano in Toscana, dove si contano diciannove associazioni riconosciute dal Ministero e altre di natura privatista. "Tempi tecnici da rispettare non hanno permesso di essere da subito di più" spiegano. Sedici consorzi sono però la quasi totalità delle associazioni e soprattutto c'è la volontà di farli crescere. In una regione che come la Toscana conta 19 Docg, 41 Doc e 19 Igt, tra cui spiccano i cosiddetti 'supertuscans', i soci di A.vi.to. già raggruppano cinquemila imprese, oltre ventimila addetti e un fatturato di oltre un miliardo di euro. Il che non è poco.
Dentro ci sono i consorzi Vino Chianti e Vino Chianti Classico, che rappresentano il 66 per cento delle Doc toscane, Vino Brunello di Montalcino (4.6%) e Morellino di Scansano (4,7%), Vino Nobile di Montepulciano (3,8%) e poi il Consorzio per la tutela Vini Bolgheri, San Gimignano, Vini Maremma Toscana, Chianti Colli Senesi, Chianti Rufina, Montecucco, Vini Cortona, Chianti Colli Fiorentini, Vini Valdichiana Toscana, Vino Orcia e Valdarno di Sopra.
"Avere un unico interlocutore (o quasi) aiuta l'elaborazione di strategia e il confronto sulle politiche attuate - commenta Rossi - I nostri vini piacciono ma dobbiamo trovare il modo per essere ancora più presenti sui quei mercati".
L'export fa sorridereGli ultimi dati sull'export confermano decisamente il buon periodo dei vini della Toscana con una crescita di quasi il 22% sull'anno precedente, mentre la media italiana è del 5,4 per cento. Secondo le ultime elaborazioni di Toscana Promozione il 2015 vede l'export vinicolo della Toscana a quota 923,4 milioni di euro, il 16,7% sul totale nazionale. Un dato che potrebbe portare la Toscana al secondo posto in Italia per valore di esportazioni nel settore, dopo il Veneto e prima del Piemonte, che appare invece in calo. Dal 2003 di fatto il commercio estero dei vini toscani è praticamente raddoppiato, nonostante la crisi e flessione del 2008 e 2009. Negli ultimi sei anni la crescita è stata dell'81 per cento e se l'attenzione si sofferma sui soli vini rossi a denominazione di origine protetta la Toscana appare come regina incontrastata dell'export italiano.
"Abbiamo la consapevolezza di aver fatto molto, ma che si possa fare ancora di più – conclude Remaschi – e far discutere e dialogare tra loro i consorzi è parte di questa strategia".
E sui quotidiani stranieri i vini toscani spopolano Nel corso della conferenza stampa dopo la prima riunione del consiglio di amministrazione è stata presentata anche un'anteprima di una ricerca dell'opinionista Klaus Davi sulla percezione del vino e brand toscano sui quotidiani all'estero. L'Italia emerge più della stessa Francia e Chianti, Brunello e supertuscan sono i più citati. La visibilità in ascesa è superiore alla crescita delle stesse esportazioni, grazie anche a testimonial spontanei, deliziati dalle bontà enologiche toscane, come gli attori George Clooney e Brad Pit, il cantante Sting, Michelle Obama, Keanu Reaves, Angelina Jolie e Tony Blair.