Venerdì agli Uffizi è stato presentato in anteprima l’Autoritratto nello studio di Michelangelo Cerquozzi, acquistato dal museo all’asta il 28 settembre scorso per accrescere la collezione degli autoritratti iniziata dal Cardinale Leopoldo de’ Medici (Firenze, 6 novembre 1617 – Firenze, 10 novembre 1675) che è diventata nel corso dei secoli la più grande e antica raccolta di questo genere. L’acquisto è particolarmente felice perché già Leopoldo de’ Medici nel 1673 aveva iniziato le trattative per l’acquisto del dipinto, che tuttavia non andarono in porto. Esso fu invece probabilmente comprato da Ferrante Capponi (1611-1689), perché in casa Capponi è documentato a partire dal Settecento, fino a pochi mesi fa. Nel 1774 tra l’altro ne fu tratta un’incisione per la Serie degli uomini illustri.
L’Autoritratto nello studio verrà incluso nella mostra Leopoldo de’ Medici, Principe dei Collezionisti che verrà inaugurata al Tesoro dei Granduchi in Palazzo Pitti il 6 novembre prossimo, giorno del quattrocentesimo compleanno di questo personaggio che arricchì enormemente le raccolte di famiglia, a tutto vantaggio del pubblico di oggi. In seguito sarà incluso nel nuovo allestimento degli autoritratti al primo piano degli Uffizi.
Secondo il Direttore delle Gallerie degli Uffizi Eike Schmidt “L’acquisto dell’Autoritratto nello studio di Michelangelo Cerquozzi è un regalo ideale per Leopoldo de’ Medici, uno dei più voraci e sofisticati collezionisti nella storia dell’umanità. Al contempo esso è un regalo concreto per tutti i fiorentini e per tutti gli italiani che ora ne sono divenuti i proprietari. L’iconografia rivoluzionaria del pittore che ritrae il modello vivo nello studio riflette la nuova prassi romana del primo Seicento, e anticipa di secoli la fioritura del soggetto tra Otto e Novecento, fino alle versioni offerte da Picasso.”“Si tratta di una pittura che apre un grande spazio sulla visione del quotidiano – aggiunge la Curatrice della Pittura del Seicento Maria Matilde Simari- estremamente innovativa per la modalità dell’autorappresentazione dell’artista.
Il pittore si raffigura nel suo ambiente di lavoro, tra i suoi modelli, tra le sue opere già realizzate e da realizzare. Insieme all’autoritratto di Michelangelo Cerquozzi c’è dunque la sintesi della nuova visione seicentesca del mondo per cui la rappresentazione artistica fu – come scrisse Filippo Baldinucci -“una finestra aperta sulla realtà”.