La Pasqua 2021 senza turisti costerà alla Toscana oltre un milione di mancate presenze nelle strutture ricettive con una perdita di fatturato di 184 milioni di euro, a fronte di un 2020 dove nella nostre regione sono stati persi 5 miliardi di fatturato. Gli esperti ci dicono che dovremo aspettare il 2023 per tornare ai livelli pre-crisi. Ma la nostra economia non può permetterselo.
"Per il turismo il 2021 -spiega il Presidente di Confesercenti Toscana Nico Gronchi- assomiglia sempre di più ad un nuovo 2020. Lo stop di Pasqua è l'ennesima 'ripartenza svanita' dall'inizio dell'anno: tra le restrizioni di capodanno, la cancellazione all'ultimo minuto della stagione sciistica e le nuove zone rosse, la seconda ondata ha fatto sparire quasi 2 miliardi di consumi turistici nella nostra Regione. Un grave colpo per tutta l'economia, non solo per il turismo".
"Abbiamo chiesto di incontrarvi la prima volta lo scorso 26 ottobre ma stiamo ancora aspettando. A novembre, insieme a tutte le federazioni del turismo del sistema Confcommercio, abbiamo brevemente (e virtualmente) incontrato l’Assessore -scrive a al Presidente Eugenio Giani e all'Assessore Leonardo Marras, Bernardo Cioci di Fiavet Toscana- Purtroppo sembra che non vogliate vedere o sentire in quale stato si trova la categoria delle agenzie di viaggi/tour operator nella nostra regione (e non solo).
Si sta parlando di oltre mille aziende che non hanno MAI chiesto un centesimo ai bilanci pubblici e che al contrario avevano creato occupazione, reddito e MAI protestato o reclamato nulla. L’industria locale dei viaggi sta morendo anche per le vostre scelte, come noi avevamo previsto più di un anno fa. Quando ci sarà la ripartenza saranno le grandi OTA a prendere il posto lasciato vacante da migliaia di professionisti, insieme ad una quota crescente di abusivi che negli anni non avete voluto contrastare in alcun modo.
Si potevano fare molte cose ma certamente la tutela del patrimonio di professionalità doveva essere una priorità e purtroppo erano necessari sostegni non solo simbolici. La Regione Toscana si è mossa solo in autunno con un primo bando che in poche ore ha esaurito il budget evidentemente esiguo. A distanza di oltre sei mesi leggiamo di un secondo bando che ricalca le modalità del primo, ma con una ulteriore diminuzione dei fondi, a vantaggio di altre categorie obbiettivamente meno penalizzate dalla crisi.
Voglio ricordare che il nostro settore registra nel 2020 un calo di fatturato che si aggira mediamente sul 90%: siamo quelli che hanno sofferto per primi e più di tutti. Sono necessari e urgenti sostegni consistenti e non solo simbolici per tenere in vita la filiera del turismo: chiediamo con urgenza un incontro. Il ruolo delle agenzie di viaggio è centrale e fondamentale per la ripartenza, per definire il turismo del futuro prossimo e per ridurre i danni di una crisi senza precedenti. Molte cose si possono ancora fare, in molte e diverse direzioni".
“Qui non c’è scontro tra rigore e aperture, ma solo il trionfo dell’autolesionismo”. È drastico Domenico Mamone, presidente dell’Unsic, che sta raccogliendo le proteste degli imprenditori del settore turistico associati al sindacato datoriale, costretti di fatto a tenere “sigillate” le proprie strutture turistiche, mentre agli italiani più fortunati è permesso di recarsi all’estero, alimentando realtà a noi concorrenti. Perché le Canarie sì e l'Elba, il Giglio o Capraia no? “Oltre al danno, la beffa – continua Mamone.
“Mentre il settore turistico in Italia continua a leccarsi le ferite - il comparto hospitality ha perso 13,5 miliardi di euro nel 2020, con 156 milioni di presenze straniere in meno e 66mila posti di lavoro scomparsi, e quello dei viaggi d’affari 7,6 miliardi, secondo i dati di Federalberghi e del Politecnico di Milano – si sostengono le realtà a noi concorrenti, ad esempio in Spagna, Grecia e Croazia, con i soldi degli italiani”. Il presidente dell’Unsic reputa la decisione, oltre che incomprensibile sul piano economico, illogica anche su quello della salute pubblica. “Se è giusto mantenere prudenza e intransigenza a causa delle 30 mila persone ricoverate per Covid, delle 3.700 in terapia intensiva e dei 529 decessi solo ieri (senza il dato siciliano), che senso ha favorire spostamenti e assembramenti per restituire parvenze di normalità a pochi privilegiati che scelgono di spendere i propri soldi all’estero? Non converrebbe, invece, prepararsi in tempo alla nostra stagione estiva, cercando di far spendere quei soldi in Italia con il massimo della soddisfazione e della sicurezza? Due anni fa per Pasqua scelsero l’estero quasi tre milioni di italiani.
E quest’anno, strada obbligata, potrebbero essere di più. Il nazionalismo non c'entra: davvero la sola previsione di una quarantena di cinque giorni al loro rientro farebbe stare tutti più tranquilli?”. Mamone, che in questi giorni presenta la profetica ricerca “Covid e dintorni” scritta con il giornalista Giampiero Castellotti, è sconfortato: “In questi mesi abbiamo registrato tante false profezie e numerosi errori, compresa la gestione dei numeri a cui è stato collegato il discutibile meccanismo della colorazione delle regioni.
Il numero da primato dei decessi e tanti imprenditori alla canna sono il risultato anche di scelte sbagliate, di cui diamo conto nella nostra pubblicazione. Siamo fiduciosi del cambio di passo, ma deve essere dimostrato non con annunci, eterne riunioni o scelte illogiche come questa: occorrono indicazioni stabili, chiare, lineari e coerenti. Solo così potremo cominciare ad uscire da questo calvario perché, oltre ai vaccini, serve ricalibrare la normalità”.
“Dopo un confronto con gli operatori turistici di Lucca e della Versilia, sto predisponendo un atto per dare risposte innovative a un settore in cui alcuni cambiamenti, imposti dalla pandemia, potrebbero anche essere permanenti. Un atto che porterò in Consiglio regionale e che punterà a coniugare identità regionale, qualità della proposta e sviluppo tecnologico” dichiara il Consigliere Vittorio Fantozzi (Fdi), vicepresidente della Commissione Sviluppo economico e rurale. “La Toscana, oltre ai rinomati centri d’arte, offre proposte paesaggistiche, culturali, enogastronomiche di indubbia qualità, ma che hanno bisogno di essere conosciute e valorizzate in Italia e all’estero.
E mai come in questo momento la tecnologia è in grado di abbattere distanze e portare i nostri territori, a partire a Lucchesia e Versilia, in giro per il mondo collegando, in tempi rapidi e in maniera efficiente, domanda e offerta. Dobbiamo puntare e far scoprire i tesori nascosti. La Toscana deve puntare non solo sulla quantità ma anche sulla qualità. Lo impongono la varietà dei suoi paesaggi, la vastità delle sue coste e delle sue montagne, la capillare diffusione di piccoli paesi, la presenza diffusa di tradizioni folkloriche e identitarie, le produzioni enogastronomiche, la presenza della cultura contadina.
Bisogna incoraggiare la vacanza eco-sostenibile, il turismo esperienziale, il turismo religioso”.
Intanto si attendono i primi tre bandi tra aprile e maggio e riguarderanno contributi a fondo perduto da 2500 euro. Gli aiuti saranno destinati ai ristoratori (esclusi quelli che hanno già ricevuto un contributo con il primo bando) e a tutta la filiera del turismo, e vi potranno accedere le imprese con un calo del fatturato di almeno il 30% in tutto il 2020 (per chi nel 2019 non era attivo il ristoro sarà concesso in base ai mesi di attività nel corso del 2020). A disposizione della ristorazione ci saranno 4 milioni del bando bis, con le richieste di partecipazione che potranno essere spedite dal 4 al 18 maggio (2 milioni a disposizione dei ristoranti ed altri due per i fornitori). Gli interventi rivolti al mondo del turismo saranno due: 14 milioni e 600mila euro sono le risorse complessivamente a disposizione, tra cui anche i fondi stanziati di recente del governo, di cui 8 milioni e 600mila euro rivolte alle strutture ricettive.
Per l’attivazione di queste due misure si aspetterà la conversione del decreto legge "Sostegni" del 13 marzo.
“Sicuramente gli indennizzi non sono sufficienti a ripianare le gravi perdite subite, ma il bando della Regione Toscana dimostra ancora una volta che farci sentire e protestare serve. E' proprio a seguito della manifestazione di venerdì scorso, con tassisti, commercianti e ambulanti, e dei conseguenti incontri con le istituzioni, che la Regione ha messo sul tavolo ben 25 milioni per aiutare le aziende più colpite dalla crisi. Per quanto qualcuno possa ritenere che gli sforzi profusi dalla nostra associazione abbiano prodotto pochi risultati, siamo dell'idea che tutto ciò è stato possibile grazie all’impegno di tutti noi, alla passione, alla coesione ed alla visione che abbiamo del futuro. È proprio rimanendo tutti uniti, fortificando ogni giorno di più il nostro gruppo, che abbiamo ottenuto dei risultati”. Così Pasquale Naccari, presidente TNI e Ristoratori Toscana.
“Giusti i nuovi ristori alle attività turistiche decisi dalla Regione, ma in parallelo iniziamo anche a costruire politiche attive del lavoro in grado di fronteggiare lo tsunami della fine del blocco dei licenziamenti, per gestire un’emergenza che altrimenti sarà drammatica" E’ la richiesta che arriva dalla Cisl Toscana che, con il segretario generale aggiunto Ciro Recce, si rivolge alla Regione che ha appena stanziato 25 milioni di ristori per le attività della filiera turistica allargata “E’ un provvedimento giusto – dice Recce – che cerca di aiutare uno dei settori indiscutibilmente più colpiti dalle conseguenze della pandemia.
Credo sia il momento però di cominciare anche a guardare avanti, per provare a prevenire le emergenze e non soltanto rincorrerle. E’ inevitabile, prima o poi, lo sblocco dei licenziamenti e in quel momento saranno tante le aziende che non ripartiranno e migliaia i toscani che perderanno il lavoro. Dobbiamo mettere subito in campo risorse per rafforzare le politiche attive, dare loro sostanza ed efficacia. Costruire percorsi di formazione e riconversione che consentano a chi perderà il lavoro di trovarne un altro è l’unica strada percorribile; non possiamo pensare certo di gestire questa ondata solo con i pur indispensabili ammortizzatori sociali.
Non sarebbe sostenibile, né economicamente, né socialmente. Ma dobbiamo muoverci subito, per farci trovare preparati e non dover rincorrere ancora una volta l’emergenza.”