Firenze, 3 gennaio 2024- Continuano gli avvistamenti di lupi a pochi metri dai centri abitati. E’ di pochi giorni fa il ritrovamento nei terreni situati nella vallata di Ravacciano di alcuni resti di caprioli sbranati dai predatori. Gli ultimi episodi erano stati denunciati poco meno di un mese fa da un allevatore di Asciano, allevatori che spesso sono costretti a ridimensionare le proprie attività.
La nuova denuncia arriva da Silvio Gabrielli, proprietario di uno dei terreni nella zona di Ravacciano: “nella maggior parte dei casi gli utilizzatori e i fruitori degli orti hanno abbandonato l’attività creando incolti che risultano ideali per la proliferazione di ungulati che purtroppo significa poi la presenza di selvatici come il lupo che creano problemi non indifferenti per la sicurezza cittadini. Non c’è molto margine di intervento, l’unica soluzione è invitare i proprietari a tenere i terreni puliti e cosi poco idonei per gli animali selvatici”
E’ un problema sempre più grave, e l’avvicinamento del lupo alla città va sicuramente monitorato – fa sapere Coldiretti Siena: quella del lupo è una problematica che da troppi anni sta incombendo sugli allevatori e purtroppo stiamo registrando il progressivo abbandono dell’allevamento ovino nella nostra provincia. Sui terreni adiacenti alla città è chiaro che la manutenzione dei terreni è fondamentale per evitare l’aumento di attacchi e arrivare a situazioni di pericolosità per i cittadini.
“Ho sempre detto che le recinzioni non mi piacciono ma la verità è che adesso non possiamo più farne a meno. C'è una invasione di animali – come caprioli e cinghiali – che stanno portando danni enormi. Le aziende sono in difficoltà, c'è chi è costretto a tagliare, chi addirittura chiude. Se una recinzione limita i danni, allora usiamola. Anche perché la gente non denuncia più, c'è una sfiducia dettata dal fatto che i rimborsi in pratica non ci sono” A dirlo è il vicepresidente di Fedagripesca Confcooperative Toscana, Ritano Baragli.
“Ormai le recinzioni sono necessarie, è inutile che qualche gruppo si voglia per forza mettere di traverso – aggiunge -. Faccio un esempio: nel Chianti Classico il vino sfuso è quotato sui 300-350 euro a ettolitro, pensate cosa può accedere quando caprioli e cinghiali riescono a mangiare anche solo 10 quintali di uva. Diventa un danno economico immenso. Quindi bisogna cercare di usare tutti i metodi per limitare questi animali”.
“A preoccuparmi in questa fase sono soprattutto i caprioli, sono capaci di creare grandi problemi – conclude Baragli -. Il settore è già in difficoltà, se non ci sono le giuste precauzioni la situazione rischia di degenerare. Poi sono d'accordo con chi dice che le recinzioni vanno fatte bene, in modo da non deturpare il paesaggio: so che ci vuole il giusto equilibrio e il rispetto dell'ambiente. Al tempo stesso serve però il rispetto di chi lavora in queste aree”.