Trasformare “luoghi ai margini” in “nuovo centro”; contrastare il processo di spopolamento delle aree interne; promuovere la produzione di energia rinnovabile; tutelare i bacini imbriferi lacustri; superare deficit infrastrutturali sul sistema del trasporto delle persone e delle merci; rafforzare l’obiettivo di una stazione di raccordo con l’alta velocità all’interno di un bacino geografico interregionale.
Sono a largo spettro gli obiettivi che si pone il protocollo d’intesa tra i soci pubblici e privati del Patto Territoriale interregionale V.A.T.O., presentato ieri mattina in località Torri Chiusine, al confine tra l’Umbria e la Toscana. Un patto tra più anime che si pone l'obiettivo di promuovere uno sviluppo integrato dell'intero territorio attraverso la creazione di un “laboratorio sperimentale interregionale per la ricerca e l’innovazione”.
La strategia è condivisa da circa 70 diversi enti e soggetti imprenditoriali, operanti in quattro aree geografiche (Valdichiana, Amiata-Valdorcia, Trasimeno e Orvietano) e su un territorio con un'estensione di 3.450 kmq e una popolazione residente di 225.000 abitanti.
Il protocollo, che segna la ripartenza del Patto V.A.T.O. dopo il rilancio da parte del Ministero dello sviluppo economico, pone al centro l’interessamento di un’area geografica vasta che non era mai stata investita “dal basso” da un’iniziativa finalizzata alla elaborazione di una unitaria strategia di sviluppo. Un territorio “ricco di eccellenze”, ma contemporaneamente “fragile”.
Obiettivo prioritario, come spiegato questa mattina da Marco Ciarini, presidente del Patto, è la trasformazione dei luoghi da sempre considerati marginali in “nuovo centro”, laboratorio unico di innovazione territoriale che produca un nuovo modello di rigenerazione dei borghi e delle aree interne. E così si punta a promuovere ed incentivare il reinsediamento nei centri abitati, valorizzando il loro carattere identitario, promuovere un processo di valorizzazione e rigenerazione urbana e contrastare criticità quali le “difficoltà nel mantenimento dei servizi essenziali in particolare nei centri minori e borghi rurali”.
Contrastare il progressivo processo di spopolamento delle aree interne/periferiche significa anche mettere mano al riordino del sistema della mobilità dell’area e la sua accessibilità con investimenti mirati su mezzi di nuova generazione.
Con il protocollo, inoltre, si intende prendere a modello le innovative progettazioni di sistemi ambientalmente sostenibili (avviate ad esempio nei territori Trasimeno-Orvietano) per promuovere una progettualità di area vasta mirata alla produzione di energia rinnovabile, anche alla luce della situazione di straordinaria crisi energetica, con l’obiettivo della progressiva indipendenza e autosufficienza energetica, candidando l’area VATO per una unitaria strategia di transizione energetica.
Senza dimenticare la salvaguardia dei bacini imbriferi del Trasimeno, del Lago di Chiusi, del Lago di Montepulciano e di Corbara e la valorizzazione del patrimonio naturalistico, storico e archeologico per uno sviluppo culturale e turistico ecosostenibile. A tal proposito si intende dare attuazione al Progetto Pilota SistemaETRURIA presentato dal Patto V.A.T.O. a febbraio 2022 al Ministero dell’economia e delle finanze. Un progetto che punta alla riqualificazione e rigenerazione urbana dei centri storici, all’infrastrutturazione della mobilità dolce, alla valorizzazione del patrimonio naturale e storico, allo sviluppo turistico ecosostenibile.
Il protocollo ha, poi, lo scopo di superare i disservizi e i deficit sul sistema del trasporto delle persone e delle merci, e rafforzare l’obiettivo di una stazione di raccordo con l’Alta velocità all’interno di un bacino geografico interregionale dove l’area del patto territoriale interregionale VATO risulta zona baricentrica tra le due stazioni metropolitane di Roma e Firenze. Rispetto a questo tema sarà fondamentale l’implementazione della collaborazione con il Dipartimento di ingegneria civile e ambientale dell’Università di Perugia e il Dipartimento di scienze politiche e internazionali dell’Università di Siena, con i quali dar vita ad un “laboratorio sperimentale interregionale per la ricerca e l’innovazione” che lavori al superamento delle criticità ambientali, infrastrutturali ed energetiche.
“Tra i punti di forza di questa esperienza – ha concluso Ciarini – c’è la creazione di una sorta di ‘comunità di area vasta’ che tende a condividere ed elaborare una visione comune dello sviluppo che supera i confini amministrativi e rafforza la strategicità delle politiche di area vasta. In questo contesto il coinvolgimento di tutti gli attori chiave, insieme alle Università di Siena e Perugia, può rappresentare una straordinaria opportunità”.
“Siamo tutti coscienti della difficile congiuntura internazionale che rischia di aggravare i bilanci economici delle imprese e la qualità esistenziale delle persone soprattutto nel nostro Paese, oppresso da atavici ritardi. E siamo consapevole di essere tutti sulla stessa barca. Per cui in questa fase, come Unsic, richiamiamo il valore della coesione e di un’unità di intenti libera dall’ideologismo: occorre pragmatismo e il governo andrà giudicato sulle scelte, sulle tempistiche, sull’operatività e sui risultati”.
È quanto fa sapere, in una nota, Domenico Mamone, presidente dell’Unsic, all’indomani dell’incontro a Palazzo Chigi con il presidente Meloni e con i ministri Calderone, Fitto, Giorgetti e Urso e il sottosegretario Fazzolari.
“Plaudiamo all’aver messo sul tavolo 30 miliardi e sottoscriviamo l'impostazione espansiva della manovra, anche liberando risorse con il passaggio del ‘tortuoso’ Superbonus dal discutibile 110 al più ragionevole 90 per cento, in grado comunque di favorire l’edilizia, quella della manutenzione e dell’efficientamento energetico rispetto a quella della cementificazione selvaggia. La spinta al Pil avviene soprattutto da questo settore. Parallelamente, sul piano soprattutto sociale, ribadiamo la centralità del lavoro, dell’apprendistato e della formazione continua, da favorire con il taglio del cuneo fiscale per alleviare il peso della disoccupazione e della precarietà e liberare le imprese dai gravami fiscali: solo così si combatte l’emarginazione, principalmente quella giovanile, e si garantisce crescita sana”.
Mamone aggiunge la necessaria attenzione all’utilizzo strategico dei fondi del Pnrr, che “rivestono un’importanza notevole e pertanto dovranno essere spese con sensatezza per fare ciò di cui il Paese ha realmente bisogno”.
Infine, oltre alla condivisione sull’aumento del tetto al contante a cinquemila euro, in linea con molti Paesi europei, l’Unsic non può che apprezzare i provvedimenti sull’emergenza energetica, ricordando però che per il futuro è basilare la transizione ecologica, cioè “più rinnovabili, anche in auto-produzione per le aziende, e meno trivelle”.
Il presidente Mamone, dopo il secondo incontro ravvicinato con i rappresentanti del governo, ha preannunciato una serie di documenti per orientare e sostenere l’azione dell’esecutivo principalmente verso il connubio turismo-territorio-imprese: “Il modello ‘San Casciano dei Bagni’, dove si è investito nella cultura ed oggi gli straordinari ritrovamenti archeologici stanno calamitando attenzioni verso il paese toscano da tutto il mondo, è quello vincente. La specificità italiana, in particolare quella artistica e culturale, deve costituire il volano per il rilancio delle zone interne e delle relative tipicità, ad iniziare da quelle enogastronomiche e artigianali”.