Dopo l’accelerazione degli ultimi due anni l’economia toscana rallenta, al pari di quella internazionale. Pesano la stretta monetaria per combattere l’inflazione, le tensioni geopolitiche ancora in atto e la debolezza del commercio mondiale. Nonostante la produzione industriale in calo, segnali di tenuta e resilienza arrivano però dal turismo, dal mercato del lavoro e dalle esportazioni. L’inflazione in regresso, ma ancora resistente, ha penalizzato il fattore lavoro per la contrazione del potere d’acquisto dei salari, mentre le imprese sono riuscite a difendere meglio i propri margini di guadagno.
La restituzione del potere d’acquisto per via fiscale, operata tramite la riforma dell’Irpef e degli sgravi contributivi risulta esigua. In un contesto di ridotti spazi di manovra nell’utilizzo delle risorse pubbliche nazionali, diventano strategiche le risorse attivate tramite Pnrr e la programmazione comunitaria (Fesr, Fse e Feasr). É il quadro di sintesi delineato dal rapporto Irpet, presentato oggi a Palazzo Strozzi Sacrati dal presidente Eugenio Giani, dall’assessore Leonardo Marras e dal direttore di Irpet Nicola Sciclone.
Alcuni dati in sintesiIl Pil regionale supera dello 0,7% quello del 2022 (+0,6% il dato nazionale). Andamento che riguarda tutta l’economia mondiale, causato da politiche monetarie restrittive, necessarie per combattere l’inflazione, tensioni geopolitiche e peggioramento della fiducia di consumatori e imprese.
Aumentano gli investimenti. L’apporto all’attività economica è stato esercitato positivamente da tutte le componenti di domanda. Ma il loro dinamismo è stato contenuto. I consumi (+1,4%) sono stati alimentati dal maggiore numero di occupati e dalle presenze turistiche. Gli investimenti (+1%), hanno risentito negativamente del depotenziamento degli incentivi fiscali e del più alto costo del credito per le imprese, ma hanno beneficiato della spinta delle attività collegate ai progetti del Pnrr. Invariato il contributo dei consumi della Pubblica amministrazione (+0,1%). Secondo stime, segno positivo per le esportazioni (+2,1%), superate dalle importazioni (+2,9%).
In flessione la produzione industriale (-3,4%, contro il -2,5% a livello nazionale) a causa di una domanda indebolita, sia a livello internazionale che nazionale, e di costi ancora elevati dell’energia.
Rallentano, ma restano positive le esportazioni che, dopo il +8,9% del primo trimestre, sono passate ad un +1,6% nel terzo, con un dato complessivo nei tre trimestri comunque positivo e migliore di quello nazionale: +3,9% contro il -2%. A livello settoriale, sempre nei tre trimestri, in aumentano le esportazioni di farmaceutica (+46%), metallurgia (+32%), macchine (+12%), mezzi di trasporto (+5%), elettronica e meccanica di precisione (+2%), gioielli (+2%). In flessione invece l’export per quasi tutti i comparti del settore moda: calzature (-22%), maglieria (-13%), filati e tessuti (-12%), cuoio e pelletteria (-9%)e abbigliamento (-7%).
Bene il turismo che, nei primi 8 mesi del 2023, ha segnato un +5,3% di presenze rispetto allo stesso periodo 2022 (il dato nazionale si ferma al +4,6%). A trainare quello straniero, tornato praticamente ai livelli del 2019: in Toscana l’aumento è stato del 14,7%, contro il 10,9% nazionale.
In crescita anche l’occupazione, malgrado una congiuntura incerta. Fra gennaio e novembre il numero di dipendenti è aumentato del 3,1% rispetto al 2022, con andamenti diversificati per tipologia di contratto: il +4,2% dei lavoratori a tempo indeterminato compensa la complessiva stabilità del lavoro a termine. La crescita è spalmata fra tutti i settori: +3,9% agricoltura; +3,4% manifattura; +4,8% costruzioni e +2,9% terziario. Da segnalare, dopo l’estate, un’attenuazione della dinamica in particolare per pelletteria, calzature, lavorazione dei metalli, industria cartaria, chimica, gomma e plastica. Più problematica la situazione della concia, con andamento negativo fra settembre e novembre.
A far da contraltare alla crescita occupazionale la rilevante perdita del potere d’acquisto dei salari che nel 2023 è stata del 2,1%. Sommata a quella dell’anno precedente (-5,6%), l’erosione provocata dall’inflazione supera il 7%. Le imprese invece hanno mantenuto inalterati i margini di guadagno, trasferendo sui prezzi di vendita i maggiori costi dei fattori produttivi.
Riguardo alle previsioni per il biennio 2024-25, la crescita del pil toscano dovrebbe essere del +0,8% per entrambi gli anni, in linea con l’andamento nazionale (+0,7% e +1%) ma caratterizzata comunque da estrema incertezza. Un’eventuale peggioramento delle tensioni geopolitiche potrebbe ridurre la fiducia di famiglie imprese ed un aumento dei costi delle materie prime energetiche. Una più accentuata accelerazione della discesa dei tassi di interesse potrebbe giocare a favore.
Per quel che concerne gli effetti della manovra di bilancio del governo, secondo le stime Irpet, la riforma dell’Irpef e lo sgravio contributivo permetteranno un aumento del reddito disponibile per 1 milione e 300 mila famiglie toscane che dovrebbe aggirarsi sui 336 euro l’anno (28 al mese). Le famiglie più avvantaggiate saranno quelle che si trovano nella parte medio-bassa della distribuzione dei redditi, con un’intensità degli effetti attivati comunque molto contenuta.
Una parte del rapprorto è dedicata agli effetti sull’economia toscana dell risorse del Pnrr e della programmazione Ue. A fine ottobre 2023 la Toscana può contare su 12.200 progetti per circa 11,5 miliardi di euro: 7,5 sono finanziati con il Pnrr e/o il Pnc, gli altri 4 sono cofinanziati grazie a risorse provenienti dai bilanci degli enti pubblici regionali o dal livello nazionale. La quota maggiore di risorse (25%) è destinata alla Missione 2 (Rivoluzione verde e transizione ecologica), segue la Missione 3 (Infrastrutture per una mobilità sostenibile) con il 18%. Il 62% degli importi dei progetti approvati in tutte le missioni (7,2 miliardi) è utilizzato per investimenti in opere pubbliche e quasi 4/5 del totale è destinato alla Toscana centrale.
In quanto allo stato di avanzamento dei lavori, la performance toscana e migliore di quella italiana: le procedure di gara avviate in Toscana corrispondono ad un importo pari al 38% del valore dei progetti ammessi a finanziamento (per l’Italia è il 29%). Il Pil generato in Toscana per ogni euro di spesa attivata dai vari bandi cofinanziati con il Pnrr è di 0,7, con un innalzamento medio anno del livello di Pil dell’1,3%. In valore assoluto il Pil generato nel periodo 2022-26 ammonta a circa 7,9 miliardi, con un numero medio annuo di lavoratori necessario a soddisfare la produzione aggiuntiva generata dal Piano stimabile in circa 28mila, per un incremento medio annuo dell’occupazione dell’1,8%.
Infine la ricaduta delle risorse della programmazione comunitaria (Fesr, Fse e Feasr), che ammontano a circa 3 miliardi di euro per il ciclo di programmazione 2022-2027 e che attivano ulteriore spesa da parte dei soggetti privati beneficiari delle misure dei Piani (salvo il Fse che non prevede compartecipazione). Secondo la stima Irpet la spesa attivata è di 1,15 miliardi di euro, per un totale di risorse movimentate di circa 4,2 miliardi. Il Pil generato per ogni euro di spesa è di 0,8. In termini assoluti ogni anno vengono attivati circa 491 milioni di Pil (+0,4%) e 9.100 occupati (+0,6%). Sommando alla programmazione comunitaria le risorse del PNRR/PNC, l’impatto medio annuo che ne deriverebbe è pari a circa 2 miliardi di euro in termini di Pil (+1,7%) e poco meno di 37mila occupati (+2,3%).
Sul sito di Irpet il rapporto completo, una sintesi e la presentazione del direttore Sciclone.
L'ANALISI DI GIANI - “Il rapporto Irpet – ha detto il presidente Eugenio Giani - ci dice anzitutto che, mai come nel 2023, la Toscana ha avuto tassi di occupazione così elevati. Oggi il problema non è trovare lavoro ma trovare quelle specializzazioni che consentono di inserirsi con più soddisfazione nel mercato del lavoro. In secondo luogo le esportazioni: la Toscana regione delle esportazioni. Il sistema manifatturiero, quello artigianale, l’alta tecnologia e l’agricoltura consentono alla Toscana di occupare i primi posti a livello nazionale per vendite estere.
Pur in un periodo così stabile a livello globale. Infine l’attrattività del brand Toscana: il turismo è tornato praticamente ai livelli pre pandemici. Accanto a tutto questo – ha concluso - è chiaro il freno subito dall’economia, merita però sottolineare la capacità della Toscana di saper sfruttare l’effetto volano degli investimenti proveniente dai fondi europei e dalle risorse del Pnrr”.
Di uguale tenore anche il commento dell’assessore a economia e turismo Leonardo Marras. “Pur con luci e ombre e con qualche performance della Toscana superiore alla media nazionale, dobbiamo guardare ai dati con obiettività e ammettere che, a causa delle crisi geopolitiche in corso, il Paese è ripiombato nella stagnazione, con crescita quasi piatta”. “In questo contesto – ha aggiunto - la Toscana fa la propria parte, mantenendo buone performance nell’export, aiutata anche dai processi di internazionalizzazione favoriti da un turismo straniero in crescita.
Un fattore che ci induce a guardare con un po' di ottimismo al futuro, supportato anche dal buon andamento del mercato del lavoro, con la crescita dei contratti a tempo indeterminato. Per questo dobbiamo aggiungere una forte spinta all’innovazione che può garantire maggior competitività”. “La domanda da porre – ha quindi concluso l’assessore - è come questa fase, contrassegnata da un alto costo del denaro e dalle difficoltà dei redditi più bassi a far fronte all’inflazione, e di conseguenza con una domanda interna ancora troppo asfittica, si possa affrontare con politiche di sostegno più robuste.
Anche il Pnrr dovrebbe essere utilizzato dal Governo con maggior determinazione per garantire un’accelerazione degli investimenti pubblici e privati. Senza un rilancio nazionale vero e di ampio respiro, in grado di ridare impulso alla crescita, come è avvenuto subito dopo la pandemia, diventa difficile gettarsi alle spalle questo periodo di difficoltà”.
Il direttore di Irpet, Nicola Sciclone, ha infine riassunto in estrema sintesi il contenuto dello studio da lui curato. “Il primo elemento da evidenziare è il rallentamento della crescita economica. Dopo due anni di grande brillantezza il Pil regionale crescerà solo dello 0,7% nel 2024 e dello 0,8% nell’anno successivo. Commercio internazionale più debole, stretta monetaria e soprattutto inflazione le cause principali. Tuttavia ci sono importanti segnali che provengono dal mercato del lavoro, che mostra dinamiche positive seppur con differenze settoriali.
Buono l’andamento del turismo, trainato da quello straniero. E bene anche le esportazioni”. “All’interno di questo quadro generale – ha poi proseguito -, emerge la riduzione del potere d’acquisto dei salari. Le imprese sono riuscite a mantenere pressochè inalterati i propri margini di guadagno, riversando gli aumenti dei prezzi delle materie prime sui prezzi di vendita. Il governo ha tentato di sopperire con la leva fiscale ma gli effetti sono stati sostanzialmente trascurabili. Esistono spazi di manovra attraverso le risorse nazionali e alle misure che si possono finanziare con quelle comunitarie e del Pnrr, con effetti positivi sul Pil, sulla coesione e sulla riduzione delle disuguaglianze sociali”.