Dal 31 ottobre al 3 novembre al Teatro Metastasio va in scena IL RISVEGLIO Il nuovo spettacolo di Pippo Delbono che con la sua compagnia affronta i temi delle cadute e dei risvegli, una grande coproduzione internazionale cui partecipa anche il Teatro Metastasio di Prato.
C’è un addormentamento all’origine de IL RISVEGLIO. Individuale e collettivo. Quello dell’uomo che alla fine di Amore - il precedente spettacolo di Pippo Delbono - andava a sdraiarsi sotto l’albero secco che d’improvviso si era coperto di fiori. E l’uomo restava lì, assopito in quel sonno che ci ha lasciati spaventati e silenziosi. Da cui ora sente la necessità di risvegliarsi, scontando la possibilità di trovarsi di fronte a una realtà ancora peggiore di quella di prima.
Prima della pandemia che ha chiuso tutti in casa. Prima delle guerre scoppiata alle porte di casa. Prima del ritorno di ideologie che pensavamo appartenessero al passato. IL RISVEGLIO parte da un’esperienza personale per rovesciarsi in un sentimento di perdita che riguarda tanti. Che chiede di essere sanato, ma può esserlo soltanto a partire da un gesto di solitaria ribellione. Dal riconoscimento di una fragilità di cui lo spettacolo è lo specchio.
Per la prima volta non ci sono nello spettacolo i testi degli autori che Pippo Delbono ha amato, che ha incontrato nei viaggi verso la sua personale Itaca, che spesso ha rielaborato per farli ancora più suoi. Per dire il nuovo dolore che l’ha invaso e per invocare la rinascita ci sono soltanto le sue parole, le sue storie e le poesie che va scrivendo da qualche tempo. Queste parole gli consentono di dire una verità nuova, di raccontarsi nelle proprie debolezze, paure, speranze. E tuttavia non è più solo una questione personale. Davanti alla volontà di riprendere a vivere, lo sguardo si allarga a ciò che lo circonda. “C’è qualcuno qui?”, si domanda l’artista in uno spazio nudo che potrebbe ricordare un deserto. Pochi ed essenziali elementi scenici, che mutano drammaticamente lo spazio, non fanno da barriera allo sguardo ma anzi lo spingono al di là di ciò che si vede.
Tutto il teatro di Pippo Delbono nasce dalla musica e segue la partitura di un ritmo interiore. Il suo stile di composizione, ancora una volta, è musicale. Note che suonano lamenti di amore e tenerezza trascinano gli attori della Compagnia in una danza, un rito sacro, un funerale forse. Sulle note del virtuoso violoncellista Giovanni Ricciardi, in scena con il suo strumento, e su brani che provengono dalla memoria degli anni Settanta, Delbono si ripete: “Devi danzare, danzare nella tua guerra”.