di Ginevra Poli
ANGHIARI- Terre degli Uffizi presenta al Museo della Battaglia e di Anghiari una mostra nata con l’obiettivo di narrare gesta e opere degli intellettuali Federigo Nomi e Girolamo Magi, vissuti a cavallo tra il Cinquecento e il Seicento e nati proprio nell’incantevole città medievale, luogo ricco di storia e arte.
Opere manoscritte e a stampa provenienti da importanti istituzioni culturali e dipinti delle Gallerie degli Uffizi (Firenze) saranno quindi visibili, fino al 17 settembre 2023, ad “Intellettuali in battaglia nelle Terre degli Uffizi.
Fama e oblio di due letterati, dalla battaglia di Anghiari all’assedio di Famagosta”, esposizione curata dal Direttore del museo che la ospita Gabriele Mazzi e nata dai recenti studi di Pietro Giabbanelli.
“TERRE DEGLI UFFIZI” PRESENTA IL PERCORSO IN MOSTRA
Terre degli Uffizi, primo passo per un più ampio piano di conoscenza, fruizione e valorizzazione del patrimonio artistico della nostra regione, torna per la terza volta in questo splendido borgo. Ideato e realizzato all’interno dei rispettivi progetti “Piccoli Grandi Musei” e “Uffizi Diffusi”, il progetto ha preso avvio per la prima volta nel 2021 e prosegue nel 2023 con un ricco calendario di eventi che intendono approfondire il legame tra territorio e collezioni del museo. La mostra “Intellettuali in battaglia nelle Terre degli Uffizi” è infatti un viaggio che parte da Anghiari per poi spostarsi tra le corti dei Medici e Venezia, dove i due artisti, personalità differenti e molto distanti tra loro, abitarono e lavorarono. La loro produzione letteraria è seguita da un periodo di oblio e proprio questo è il destino che li accomuna.
Durante il percorso espositivo, si potranno ammirare alcuni prestiti delle Gallerie degli Uffizi, come “L’ipocrita (parabola della pagliuzza e della trave)” di Nicolas Tournier (1632-1635), “La donna e il soldato” di Gerard Ter Borch (metà XVII secolo) e alcuni ritratti dei protagonisti della mostra, come quelli di Selim II (1580-1590 ca.), Pietro Aretino (1587-1589) e Francesco Redi (1708).
Accanto a questi, importanti prestiti da altri musei italiani, tra cui si ricordano alcuni dei volumi a stampa delle opere più significative di Magi provenienti dalla Biblioteca Città di Arezzo e una rara edizione degli “Elogia” di Paolo Giovio proveniente dalla Nuova Fondazione Predetti. Per l’occasione, sono stati infine realizzati alcuni modelli di macchine inventate da Girolamo Magi.
ALCUNE CURIOSITÀ SU GIROLAMO MAGI E FEDERIGO NOMI
Girolamo Magi, nato ad Anghiari presumibilmente nel 1523, conobbe il poeta Pietro Aretino, al quale era molto legato, dato che lo aiutò persino nella pubblicazione del volume “Le guerre di Fiandra” e nelle commissioni di Cosimo I De’ Medici, che in seguito lo portarono al servizio della Serenissima. Per Magi fu altrettanto fondamentale lo studio del trattato sull’architettura militare di Albrecht Dürer, che divenne importante punto di riferimento per la stesura del “Della Fortificazione delle Città”, scritto proprio dal letterato anghiarese e pubblicato a Venezia nel 1564.
Proprio in questa città si sviluppa l’attività più matura dell’intellettuale toscano, tanto che venne elevato anche al rango di Cavaliere di San Marco. Durante la guerra con gli Ottomani (1570-1571), culminata con la presa di Famagosta da parte di questi ultimi, partì poi come sovrintendente alle fortificazioni per la difesa dell’Isola di Cipro. Dopo la sconfitta veneziana, Magi venne quindi imprigionato a Costantinopoli, dove fu giustiziato il 27 maggio 1572.
Chiuso nella sua cella giorno e notte, scrisse alcune delle sue opere letterarie più importanti, fra le quali si ricorda il “De Tintinnabulis”, trattato sulle campane pubblicato postumo.
Per Federico Nomi invece, di antica stirpe di Borgo Sansepolcro ma nato ad Anghiari nel 1633, il turbolento ambiente culturale toscano in declino, diviso tra galileisti e aristotelisti, lo portò a diventare Rettore della scuola di Sapienza di Pisa all’esilio a Monterchi, dove scrisse la “Buda liberata” (pubblicata poi nel 1703) e “Al Catorcio d’Anghiari” (rimasto manoscritto e dato alle stampe solo a metà del XIX secolo). Il panorama storico e culturale che scaturisce dalla Battaglia di Anghiari (29 giugno 1440) fece da genesi e da sfondo a questo importante componimento letterario. E se Magi era intimamente legato a Pietro Aretino, Nomi lo era ad Antonio Magliabechi e all’intimo amico Francesco Redi, che lo inserì tra i protetti di Cosimo III De’ Medici.