Sanità Toscana, tutti i mali del sistema, quando i pazienti parlano

Terapia intensiva usata come un parcheggio.

Antonio
Antonio Lenoci
29 aprile 2014 19:52
Sanità Toscana, tutti i mali del sistema, quando i pazienti parlano

Vede slittare tre volte l'intervento per mancanza del posto letto. E' accaduto ad un paziente di oncologia che avrebbe dovuto subire l'asportazione di un polmone, ma al day hospital con tanto di tour cardiologico, radiografico, esami del sangue e chiacchierata con l'anestesista non seguiva mai l'incontro con il chirurgo. Alla fine il paziente è stato operato, ma la direzione di Careggi ha tenuto a spiegare che la colpa è delle Aziende Sanitarie Locali incapaci di recuperare i pazienti dalla terapia intensiva per sistemarli in altri reparti e così i letti restano occupati.E' dura poi assistere al solito spot che tenta di spiegare quanto sia importante la diagnosi precoce, l'intuito del medico, la rapidità del trattamento.

Quindici giorni di ritardo possono cambiarti la vita, e può capitare (perché è accaduto anche questo) che il paziente venga ripreso dal medico di turno "Oh quanto ha aspettato prima di farsi vedere?" roba che leverebbe la pazienza anche all'eremita scalzo sul carbone ardente.Non è difficile capire quali siano i problemi più comuni e più taciuti con i quali i pazienti toscani hanno a che fare ogni giorno, ma restano nascosti perché guarire è più importante anche dell'indignazione.

Le segnalazioni in redazione arrivano però, ed ogni piccolo caso porta con se' la storia di una famiglia: della vita che cambia, del tempo che scorre anziché fermarsi e spesso è tempo perso in sala d'attesa. Non è un caso che alcuni politici soliti ad occuparsi dei casi di malasanità si lamentino perché gli 'errori' vengono segnalati con molto ritardo. Ma se i pazienti parlassero. Si saprebbe che alcuni esami urgenti restano in stand by, come ad esempio un esame cardiaco in un paziente sottoposto ad una terapia in cui l'effetto collaterale al farmaco è proprio l'aritmia.

Si saprebbe che i pasti sono talmente contati da lasciare qualcuno a digiuno. Che non tutti godono dello stesso menu - come ci ha raccontato qualcuno - e che i familiari arrivano a portarsi la carne da casa.Se i pazienti parlassero racconterebbero delle macchinette automatiche per pagare il ticket che spesso sono fuori uso e direbbero che alcuni farmaci prescritti e cercati presso le farmacie interne non sono disponibili, ma le ricette timbrate firmate e vidimate restano nel cassetto dell'ospedale.Qualcuno racconterebbe di essere andato a cercarsi la cartella di reparto in reparto, personalmente, con l'ago in vena perché in attesa di un trattamento.Medici ed infermieri non vivono in un Paradiso e molte volte condividono con i pazienti le lamentele.

Negli ultimi giorni abbiamo vissuto l'ennesima agitazione sindacale per la carenza di personale e per la disorganizzazione. A volte la mancanza di programmazione fa più danni della poca forza lavoro: pochi ma buoni si dice, se sai come impiegarli però.Si lamentano a volte anche i medici "Se dici agli infermieri che i maiali volano quelli ci credono" perché magari hanno preso per buona una indicazione palesemente insensata, nel caso specifico l'aver scritto che una paziente doveva essere "digiuna" e non aver capito che l'indicazione si riferiva al pre e non al post operatorio.

Quando lo sciopero della fame è terapia.Anche gli infermieri non parlano molto, ma quando lo fanno raccontano di coordinatori impreparati che assegnano ruoli senza conoscere gli operatori loro sottoposti e così capita che l'infermiere esperto finisca a distribuire coperte, o che uno in "categoria protetta" venga affidato ad un compito di livello inferiore come indicare l'ubicazione dell'emettitrice dei numeri. Spreco di risorse? Non si può parlare di discriminazione, è ottimizzazione.Ma la Sanità? Se c'è la salute c'è tutto.

In evidenza