Una giornata contro lo sfruttamento dei grandi colossi del food delivery per dare il via a una campagna di sensibilizzazione per sostenere le attività di vicinato. E' quanto ha deciso di lanciare a partire dal 6 gennaio Tutela Nazionale Imprese, il gruppo che rappresenta 40 mila aziende in Italia. L'iniziativa è sostenuta da Pasquale Naccari, portavoce di Tni e Ristoratori Toscana, lo chef Gianfranco Vissani, Virginia Derelitto di Aios Sicilia, Rocco Costanzo di Ristoratori Liguria, Alessia Brescia dei Ristoratori Veneto, Maricetta Tirrito dei Ristoratori Lazio, Pasquale Dioguardi di Movimento Impresa Puglia, Andrea Penzo Aiello di Veneto Imprese Unite, Michele di Costa di Ristoratori Calabria e Armando Pistolese di Associazione commercianti per Salerno. Con il Delivery-Day, gli imprenditori non solo hanno deciso di sottrarsi ai diktat delle multinazionali spegnendo i propri tablet e computer, ma anche di lanciare un appello a tutti gli italiani.
“Chiediamo a tutte le persone che hanno a cuore le attività di vicinato di aiutarci a tenere in vita i nostri locali. Dal 6 gennaio, chiediamo agli italiani di sostenerci nella nostra battaglia. Come? Facendo i propri ordini telefonicamente direttamente presso i nostri punti vendita o servendosi dell'asporto e non tramite le piattaforme delle multinazionali che hanno sede all'estero e non pagano nemmeno le tasse in Italia. Non si tratta di una battaglia contro i fattorini questa, sia chiaro.
Anzi questa è una lotta che porteremo avanti anche per loro visto che in molti casi lavorano in condizioni di sfruttamento. Quando le nostre attività ricominceranno a funzionare saremo in grado di integrare queste persone” spiega Pasquale Naccari, il portavoce di Tni-Ristoratori Toscana. Naccari non usa mezzi termini: senza un'inversione di tendenza i colossi del delivery e del fast food ammazzeranno le attività di somministrazione. I locali che si affidano ai grandi del settore (che offrono un servizio completo con i loro rider e il sistema di gestione ordini) pagano una commissione agli operatori.
«La commissione va dal 25 al 35%, dipende dalle condizioni economiche negoziate. A questa, si aggiungono le tariffe per l'attesa: per esempio, dopo più di 5 minuti dall'orario di ritiro, possono addebitarci 0,17 centesimi per minuto. Dopo più di 10 minuti dall'orario di ritiro possono addebitarci ulteriori 10 euro. Tra l'altro, tutti gli addebiti, le tariffe e le commissioni non includono l'Iva» scende nei dettagli Naccari. Il portavoce Tni-Ristoratori Toscana mette sul tavolo le carte.
In buona sostanza, su una fattura media di 2.400 euro, il costo dei servizi addebitati dall'operatore è di 859,91 euro a cui vanno aggiunti 570 euro di sanzione per ritardi nella consegna. “Da una fattura media di 2.400 euro – prosegue Naccari - ricaviamo 970 euro che non bastano né a ricoprire i costi della materia prima né tanto meno quelli del personale, delle utenze, etc. Il food delivery è insostenibile, ammazzerà i nostri spazi. Per questo chiediamo a tutti i ristoratori d'Italia di fare bene i conti in tasca, di spegnere i tablet e i computer e di accettare solo prenotazioni fatte direttamente al ristorante.
Agli italiani chiediamo di aiutarci a tenere in vita i nostri locali e di non ordinare tramite le grandi piattaforme ma tramite i canali diretti delle attività”.
"Una delle categorie economiche più colpite dai vincoli legati all'emergenza sanitaria è sicuramente quella dei proprietari dei ristoranti -scrive Domenico Capezzoli coordinatore dell'Italia dei Valori nella provincia di Lucca- che dopo il blocco generale della primavera, anche nella seconda ondata ai clienti, offrono solo il servizio di Consegne d'asporto. Quindi, per la categoria, ci sono molte preoccupazioni e incertezze sul futuro delle rispettive attività. Hanno bisogno di nuove linee guida prosegue Capezzoli.
Molti di loro avevano già ordinato materie prime, prima che il Governo decidesse di chiudere tutto. Oltre alle difficoltà generali, c'è un problema di costi: i ristori sono insufficienti. E' necessario un importante aggiornamento altrimenti molti chiuderanno. Anche dal punto di vista fiscale, al momento, non c'è una reale riduzione. Anche quando i ristoranti sono chiusi, hanno costi e tasse che prima o poi dovranno pagare. Una volta stabilite le regole, i controlli devono essere effettuati, ma lasciare aperti gli imprenditori seri.
Serve una programmazione ed assistenza economica. Il programma è utile anche per il personale: ci sono persone che lavorano stabilmente e altre in servizio: anche qui non è certo possibile improvvisare dall'oggi al domani. I servizi da asporto -conclude l'esponente del partito- sono importanti ma non bastano per garantire un guadagno consono".