Firenze, 25-3-2021 – Per domani venerdì 26 marzo la rete nazionale "riderxidiritti" ha promosso il “No Delivery Day”, una nuova mobilitazione dei ciclofattorini del food delivery per protestare contro il contratto Assodelivery-Ugl, che in questi mesi ha peggiorato ulteriormente le condizioni dei rider, e contro la scelta delle società aderenti ad Assodelivery (Glovo, Deliveroo, Uber Eats) di non adempiere alla disposizione della Procura della Repubblica di Milano, che prevede l'assunzione dei fattorini e l'applicazione delle tutele previste dai contratti nazionali di settore (differentemente da Just Eat che conferma invece l'intenzione di assumere i fattorini).
A Firenze la mobilitazione è promossa da Nidil Cgil, che chiede migliori condizioni di lavoro per i rider: dopo una biciclettata dei ciclofattorini tra le vie del centro, ci sarà un presidio alle 12 in piazza della Signoria. Al presidio è previsto l'intervento di esponenti delle istituzioni e in particolare della Giunta del Comune di Firenze.
Nella giornata, la protesta punta a bloccare le consegne con lo sciopero dei rider e con l'adesione dei consumatori a cui chiediamo di non ordinare dalle società Glovo, Deliveroo e Uber Eats.
“Da anni stiamo lottando affinché siano riconosciuti i nostri diritti – si legge in una lettera aperta inviata ai clienti e all’opinione pubblica, in cui si chiede di non fare acquisti in segno di solidarietà – . Ci troviamo in una situazione paradossale, eppure diffusa nel mondo del lavoro contemporaneo, sempre più simile ad una giungla: siamo pedine nelle mani di un algoritmo, eppure siamo considerati lavoratori autonomi; siamo inseriti in un’organizzazione del lavoro senza alcun potere, eppure non siamo considerati lavoratori dipendenti”.
“Il finto lavoro autonomo è solamente un espediente: consente a multinazionali feroci di non rispettare i contratti e di non riconoscerci tutele quali ferie, malattia, tredicesima, quattordicesima, tfr, salari certi in base ai minimi tabellari e non variabili in base al ricatto del cottimo”. In tutta Europa i tribunali stanno riconoscendo che si tratta di un lavoro subordinato e le sentenze in questa direzione si sommano. Al tempo stesso la procura di Milano ha ribadito che il tempo dello schiavismo deve finire e deve cominciare quello di un lavoro che riconosca tutti i diritti di cittadinanza.
Non può avvenire, questo, secondo i rider, attraverso un accordo pirata siglato col sostegno di un sindacato di comodo, sul cui profilo di dubbia legittimità si è espresso criticamente anche il Ministero del Lavoro. “Un contratto truffaldino per evadere la legge e confinarci in questa situazione di mancanza di garanzie. – spiegano i rider – Per questo venerdì 26 marzo, per l’intera giornata, scioperiamo in tutta Italia. In questa pandemia ci hanno definito come “essenziali”, in un contesto dove le piattaforme non ci fornivano nemmeno le mascherine e, per una simile ovvietà, siamo dovuti ricorrere in tribunale”.
I lavoratori si fermeranno così da Milano a Bologna, da Napoli a Trieste, da Firenze a Reggio Calabria, da Rieti a Messina, da Reggio Emilia a Brindisi. Ma hanno bisogno anche di voi. “Un gesto semplice – rifiutarsi per un giorno di fare clic – può sostenere una causa che non è solo quella dei rider, ma quella della civiltà di un Paese e di un mercato del lavoro. Uniti possiamo fare la storia, verso i diritti del futuro e non lo sfruttamento degno di un secolo fa”.
“Non ci sono dubbi – ha commentato Mario Grasso che per la UILTuCS nazionale segue i rider e i lavoratori della Gig Economy – per noi il contratto collettivo di lavoro di riferimento non può che essere quello dei pubblici esercizi e della ristorazione”. “Il lavoro dei rider – spiega a questo proposito – è intrinsecamente appartenente alla filiera delle imprese che applicano quel contratto, una sorta di esternalizzazione di un pezzo dell’attività di un ristorante o di un bar. Con queste basi vogliamo confrontarci con Assodelivery e le aziende della ristorazione digitale”.