Una sorpresa inaspettata quella che una turista lombarda ha trovato sulla spiaggia di Galenzana: un nido di tartaruga che conferma nuovamente l’importanza del lavoro di tutela dell’ecosistema dell’Isola d’Elba e del suo straordinario patrimonio ambientale, tutelato dal Parco Naturale dell’Arcipelago Toscano e sotto l’egida del Man and the Biosphere Unesco, un programma che valorizza le aree che tutelano l’equilibrio tra uomo e natura.
A seguito della scoperta, è stata immediatamente allertata la Capitaneria di Porto che ha provveduto a perimetrate l’area interessata e a metterla in sicurezza per proteggere il nido. Individuate le uova e confermata la nidificazione, il sito è stato ulteriormente messo in sicurezza attraverso telecamere di sorveglianza. Sono intervenuti sul posto, per la verifica del sito, gli esperti di Arpat e con loro la biologa del settore mare Cecilia Mancusi e i volontari di Legambiente, da sempre al fianco dell’Isola d’Elba grazie al progetto Tartalove che negli anni ha reso possibile la formazione del personale degli stabilimenti e dei turisti per il riconoscimento delle tracce delle tartarughe, così da preservarne i nidi.
“Questo nuovo evento è per tutti noi una notizia fantastica, un risultato importante frutto delle diverse iniziative che l’Isola d’Elba ha attivato a favore della tutela del territorio e della sua biodiversità, una risorsa preziosa che rende quest’Isola il luogo ideale per una vivace e originale varietà di fauna selvatica.” ha commentato Niccolò Censi, coordinatore della GAT – Gestione Associata del Turismo e del marchio Visit Elba “Ancora una volta la natura ci ha sorpreso e ricompensato con le sue meraviglie per il lavoro e l’impegno condiviso che tutti noi, insieme con i rappresentati del Parco Naturale dell’Arcipelago Toscano ci impegniamo a mantenere in difesa e sostegno del nostro straordinario territorio.”
L’Isola d’Elba è il cuore del Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano, un’area protetta che si estende per circa 180 kmq, e della Riserva della Biosfera MaB UNESCO, un prestigioso programma dedicato alle risorse della biosfera e alla tutela delle riserve naturali. Inoltre, l’Elba è uno dei vertici del Santuario dei Cetacei Pelagos, il che rende il mare circostante ancora più prezioso dal punto di vista ambientale.
Anche in Toscana il WWF è attivo sia nel monitoraggio dei nidi che nel recupero delle tartarughe in difficoltà o spiaggiate. Speriamo che anche questa stagione premi l’impegno dei volontari con il ritrovamento di nidi, come lo scorso anno, ma, d’altra parte, preme segnalare che mese di giugno sono state rinvenute 5 tartarughe morte sulla costa di Massa prontamente recapitate presso l’Istituto di Zooprofilassi di Pisa, in collaborazione con la Capitaneria di Porto e l’Arpat di Livorno. I tecnici dell’Istituto eseguiranno le analisi scientifiche per accertare le cause dei decessi in modo che le autorità competenti possano eventualmente intervenire per rimuoverle a tutela della specie.
Il Mediterraneo, sebbene rappresenti solo una piccola percentuale della superficie totale degli oceani, lo 0.82%, ospita una straordinaria varietà di vita marina. Con oltre 17.000 specie diverse, questa regione è un importante hot-spot di biodiversità marina. E tra questa vasta varietà di specie, le tartarughe marine occupano un posto speciale. Nel Mediterraneo, tre specie di tartarughe marine hanno fatto di queste acque la loro casa: la tartaruga comune (Caretta caretta, l’unica che vi si riproduce), la tartaruga verde (Chelonia mydas) e la tartaruga liuto (Dermochelys coriacea). Le tartarughe marine trascorrono la maggior parte della loro vita in mare, ma, come altri rettili, respirano aria tramite i polmoni.
La deposizione delle uova è l'unica fase vitale che avviene sulla terraferma, di solito tra maggio e agosto nel Mediterraneo. Dopo l'accoppiamento, le femmine raggiungono la spiaggia per deporre le uova, che vengono incubate dal calore del sole (e del suolo) per circa due mesi. La temperatura influisce anche sul sesso delle tartarughe neonate: temperature superiori a 29°C tendono a produrre femmine, mentre temperature inferiori generano maschi. Dopo la deposizione delle uova, le femmine ritornano alle loro zone di alimentazione, che possono trovarsi anche a migliaia di chilometri di distanza dalle zone di riproduzione.
Una volta raggiunta la maturità sessuale, intorno ai 20-30 anni, le tartarughe ritornano alle stesse aree di riproduzione per deporre le uova. La loro capacità di orientarsi durante queste lunghe migrazioni è influenzata dall’incredibile abilità di percepire il campo geomagnetico terrestre, una sorta di sesto senso di queste antichissime specie. Nel Mediterraneo, le tartarughe marine nidificano principalmente lungo le coste orientali del bacino (Grecia, Turchia), mentre in Italia, la Caretta caretta nidifica regolarmente lungo le coste meridionali, in primis di Sicilia e Calabria.
Negli ultimi cinque anni si è registrato un aumento del numero dei nidi in Italia, grazie soprattutto alla infaticabile attività di controllo e monitoraggio delle spiagge da parte dei volontari. Sono circa 8.000 i nidi dell'intero Mediterraneo, e anche se quelli censiti sui litorali italiani non superano in genere il centinaio, i mari intorno all'Italia rivestono comunque un'importanza cruciale per la popolazione di tartarughe marine. Nel 2022 il WWF Italia ha monitorato 57 nidi di Caretta caretta: 24 in Sicilia, 20 in Calabria, 10 nell’Arco Ionico, tra Basilicata e Puglia, e 3 in Toscana. Ma queste magnifiche creature sono minacciate: l'inquinamento da plastica soffoca le sue acque, con 570.000 tonnellate di plastica che finiscono in mare ogni anno.
Circa il 18% di questi rifiuti proviene da attività di pesca, acquacoltura e navigazione, compresi gli attrezzi da pesca persi o abbandonati noti come "ghost gear" che continuano a catturare e danneggiare la flora e la fauna marine.
Oceani plastic free
Stime indicano che in Mediterraneo oltre 150.000 tartarughe ogni anno vengano catturate accidentalmente da ami da pesca, lenze e reti. L'inquinamento luminoso costiero rappresenta un'altra minaccia per le tartarughe marine. Le luci artificiali sulla spiaggia possono confondere le neonate, facendole andare nella direzione sbagliata e rendendo difficile il loro raggiungimento del mare. L’impatto dei cambiamenti climatici. L'aumento delle temperature globali influisce direttamente sull'habitat di queste creature e sulle risorse di cui dipendono per la loro sopravvivenza, oltre che sulle correnti.
Uno degli effetti più evidenti è l'aumento della temperatura dell'acqua. Le tartarughe marine sono specie ectotermiche, il che significa che la loro temperatura corporea dipende dall'ambiente circostante. Con l'aumento delle temperature marine, le tartarughe possono trovarsi in situazioni di stress termico, poiché non sono in grado di regolare la propria temperatura interna. Questo può influire sul loro metabolismo, sulla loro capacità di digerire il cibo e sull'efficienza riproduttiva.
Inoltre, i cambiamenti climatici possono alterare gli equilibri degli ecosistemi marini, influenzando la disponibilità di cibo per le tartarughe. Ad esempio, la riduzione delle risorse ittiche può compromettere la loro nutrizione e condizione fisica. La scarsità di cibo può anche influire sulla riproduzione, rendendo le tartarughe più suscettibili all'indebolimento e alla malattia. I cambiamenti climatici hanno anche un impatto indiretto sulle tartarughe marine attraverso la perdita di habitat.
L'aumento del livello del mare e l'erosione delle coste possono ridurre le aree di nidificazione, rendendo le spiagge meno adatte per la deposizione delle uova. Questo può portare a una maggiore competizione per le aree rimanenti e aumentare il rischio di predazione. Infine, i cambiamenti climatici possono influire sulle correnti marine e sulle rotte migratorie delle tartarughe. Questo potrebbe alterare le loro migrazioni stagionali e rendere più difficile per loro raggiungere le aree di alimentazione o le zone di nidificazione.