Piano del paesaggio approvato ieri sera in Consiglio Regionale

Approvazione definitiva con i voti favorevoli del centrosinistra e quelli contrari del centrodestra. L’assessore regionale Anna Marson ha preso la parola dopo il voto di approvazione. “Il Piano ha subito imboscate. Interessi collettivi contrapposti a interessi privati”. Gianluca Parrini (Pd): “Se ci fosse un Nobel per la stupidità politica, lei assessore lo vincerebbe”. Cave: istituita commissione regionale valutazione paesaggistica. Il presidente Monaci pronuncia il saluto a conclusione dei lavori dell'Ultima seduta

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
28 marzo 2015 20:51
Piano del paesaggio approvato ieri sera in Consiglio Regionale

Firenze– Definitivamente approvato nella tarda serata di ieri dal Consiglio Regionale, il Piano Paesaggistico della Toscana, dopo mesi di ‘battaglie’ e revisioni. Anna Marson ce l'ha fatta. Le novità principali che emergono dal nuovo impianto normativo sono un deciso contrasto al consumo di suolo agricolo; la semplificazione sostanziale delle procedure per la realizzazione dei manufatti necessari all’attività agricola; lo stop alle interferenze della pianificazione territoriale e paesaggistica sulle scelte imprenditoriali degli agricoltori. Il piano,malgrado i ripetuti attacchi è stato accompagnato nella sua formazione da una straordinaria mobilitazione sociale, dentro e fuori le sedi istituzionali.Il “tetto” a salvaguardia della Toscana ha incassato i voti favorevoli della maggioranza e di tutto il centrosinistra (32) e quelli contrari del centrodestra (15). Il lungo dibattito iniziato ieri mattina e protrattosi fino ad oltre le 20 ha registrato gli interventi di 24 consiglieri e la replica del governatore Enrico Rossi.

Quindi è iniziata la votazione degli ordini del giorno (in tutto 61) presentati da Forza Italia e Fratelli d’Italia interrotta per cercare un punto di incontro per superare l’ostruzionismo, alla fine trovato su un emendamento alla legge che introduce modifiche alle norme regionali per il governo del territorio (65/2014). Respinti tutti gli emendamenti presentati dal centrodestra, e due proposte di risoluzione a firma Forza Italia. Passata invece quella presentata dal Gruppo Pd che “impegna la Giunta ad un aggiornamento della cartografia ricognitiva delle aree tutelate per legge.

Approvato, infine, il maxiemendamento di cui è primo firmatario il presidente Rossi, e con lui capogruppo e vice capogruppo Pd Ivan Ferrucci e Lucia De Robertis, e gli altri capigruppo della maggioranza.

“Il Piano paesaggistico ha subito imboscate non derivate da un conflitto fra ambiente e sviluppo, come molti hanno sostenuto, ma tra interessi collettivi e interessi privati”. Lo ha dichiarato l’assessore regionale Anna Marson, appena dopo il voto di approvazione. “Ciò – ha continuato – è testimoniato dal fatto che chi si è mosso a difesa del Piano non rappresenta interessi particolari o privati. Tutti coloro che a vario titolo hanno sollevato richieste di modifiche, l’hanno fatto mossi da interessi privati finalizzati al profitto, mascherato da occupazione e sviluppo”. Marson ha quindi dichiarato di accogliere il voto con “sentimento contradditorio”.

“Non mi sento – ha concluso – di fare alcuna celebrazione clamorosa, né retorica. Raggiungere questo risultato è stato difficile e aspro, né sono state risolte tutte le contraddizioni”. “Spero che l’alto livello di mobilitazione attivatosi a livello regionale e nazionale intorno a questo Piano e l’allarme sul rischio del suo annullamento, serva a mantenere l’attenzione intorno all’interpretazione che nei giorni e negli anni a venire sarà data anche sui suoi contenuti”.

“Se ci fosse un nobel della stupidità politica lei, assessore, lo vincerebbe”. Lo ha dichiarato Gianluca Parrini, Pd, intervenuto subito dopo Marson. Il consigliere si è definito “esterrefatto” e ha sottolineato di non aver "mai visto una cosa così irrituale in tanti anni di politica”. “Assessore – ha dichiarato rivolgendosi direttamente alla Marson –, con questo intervento lei ha fatto un capolavoro di stupidità politica, perché ha banalizzato una discussione seria e un lavoro approfondito con un esito più che soddisfacente per tutta la regione”. Parrini ha poi definito l'intervento dell’assessore “inaccettabile per forma e sostanza, e intollerabile per la supponenza rispetto al Consiglio regionale.

Una cosa mi rassicura – ha poi aggiunto il consigliere - : la sua solo parziale soddisfazione significa che probabilmente il piano è abbastanza buono. L’unica cosa positiva – ha concluso Parrini – è che tra qualche settimana lei, come assessore, sarà solo un brutto ricordo”.

Approfondimenti

"Sono soddisfatta -dichiara Ilaria Borletti (Sottosegretario al Ministero dei Beni Culturali)- per l’approvazione da parte del Consiglio regionale Toscano del Piano Paesaggistico, frutto di un confronto con il MIBACT al quale ho partecipato. Un confronto a volte duro - ma sempre costruttivo - per il comune obiettivo del Ministero e del Presidente Rossi di conciliare la tutela del paesaggio con le comprensibili richieste di alcune categorie produttive in una Regione, la Toscana, il cui territorio va tutelato per la sua straordinaria bellezza e rarità, uniche al mondo. Un patrimonio che tutta l'Italia deve cominciare, anche su esempio della Toscana e della Puglia - che si è già dotata di un piano paesaggistico molto avanzato - a saper guardare non solo come volano di sviluppo, turistico e produttivo, ma anche come il segno più evidente della propria identità nazionale. #Cambiareverso significa anche interrompere decenni di devastazione del paesaggio e quindi del territorio, e finalmente entrare nell’ottica di uno sviluppo che si concili anche con un visione di salvaguardia.

Questo piano paesaggistico può essere un esempio di questa svolta se, come pare, verrà confermato nella sostanza il percorso concordato la scorsa settimana. Per questo ringrazio il Presidente Rossi e l'assessore Marson oltre che gli uffici tecnici e periferici coinvolti del Ministero per il grande impegno e disponibilità al confronto dimostrando così come la collaborazione tra livelli istituzionali diversi sia la strada da percorrere in questi ambiti che riguardano direttamente l'interesse dei cittadini".«Siamo molto soddisfatti dell’approvazione da parte del Consiglio Regionale – commenta Luca Brunelli presidente della Cia Toscana -, dopo le modifiche di inizio dicembre fatte dalla Giunta.

Se ricordiamo le divergenze e incomprensioni nate dopo la presentazione del Piano, oggi l’agricoltura toscana può guardare avanti con ottimismo; problematiche che sono state superate ed è stato riconosciuto, come la Cia ha sostenuto fin dal 2 luglio scorso, che tutta l’agricoltura toscana rappresenta una risorsa paesaggistica». Con l’approvazione definitiva del piano paesaggistico – sottolinea la Cia Toscana - si chiude una Legislatura che, a partire dalla nuova Legge Regionale urbanistica dello scorso ottobre, ha introdotto cambiamenti importanti nel rapporto tra agricoltura, aree rurali e governo del territorio.

«Finalmente – aggiunge Brunelli - è stato riconosciuto il ruolo centrale dell’agricoltura per l’economia delle aree rurali e per il presidio del territorio. Si è capito che per svolgere questo ruolo, l’agricoltura non può essere immutabile, ma deve potersi trasformare per essere dinamica e competitiva. Questo è il senso profondo della battaglia che come Cia Toscana abbiamo portato avanti in questi mesi; una battaglia politica e culturale difficile, nella quale abbiamo messo tutta la nostra passione, ottenendo risultati positivi che rivendichiamo con orgoglio».La necessità di istituire la commissione regionale per la valutazione paesaggistica delle attività estrattive (come previsto all’articolo 19 della Disciplina di piano dell'integrazione al Pit) è alla base della proposta di legge votata all’unanimità dal Consiglio regionale dopo l’approvazione del Piano paesaggistico. L’atto, di cui è primo firmatario il consigliere Giovanni Ardelio Pellegrinotti (Pd), modifica la legge 65 del 2014 (Norme per il governo del territorio) e detta anche disposizioni di “semplificazione” in merito all’ampliamento delle attività di edilizia libera, in particolare per le istallazioni stagionali.

Il testo innalza a “180 giorni consecutivi” l’installazione delle strutture amovibili, in risposta alle “esigenze legate ad una stagione turistica che ormai interessa la parte primaverile ed autunnale dell’anno. Gli articoli (3 e 4) che disciplinano la commissione regionale per la valutazione della compatibilità paesaggistica delle attività estrattive, formalizzano composizione e durata: nove membri (un presidente, tre dirigenti regionali, due esperti in materia di paesaggio, due in materia di escavazione, uno in urbanistica) nominati con decreto dal presidente della Giunta, cinque anni di carica.

I componenti possono essere nominati una sola volta nello stesso territorio. La commissione avrà il compito di esprimere pareri vincolanti nei casi previsti dal Piano paesaggistico. L’Aula ha approvato, sempre all’unanimità, anche l’emendamento presentato in Aula dal centrodestra,punto di incontro che ha permesso di superare l’ostruzionismo durante l’approvazione del Piano del paesaggio. L’emendamento introdotto, come ha spiegato in Aula il consigliere Nicola Nascosti (Forza Italia) “istituzionalizza il monitoraggio sugli effetti economici ed occupazionali del Piano”.

Da oggi l’aula, in base alla legge, non potrà più legiferare. Il presidente insiste “sull’indirizzo e il controllo” di cui è titolare il Consiglio e agli assessori ricorda “che, per questi 85, 90 giorni che restano, il controllo sull’operato del Governo regionale rimane”. Alberto Monaci quindi comunica all’assemblea: “Il collega Parrini ha parlato anche per me e di questo lo ringrazio”, riferito alle affermazioni del consigliere in chiusura della seduta di venerdì, dopo l’intervento dell’assessore Marson. Il futuro si misura anche sulla sfida della riforma del Titolo V e del Senato delle Autonomie: “Guai – aggiunge Monaci -, se la revisione dell’assetto istituzionale trovasse una declinazione nei fatti repressiva delle assemblee elettive, massimamente di quelle regionali uniche titolari, col Parlamento, della funzione legislativa.

Ne soffrirebbe quella stessa democrazia che le riforme invece vorrebbero evolvere”. Chi verrà in Consiglio regionale avrà in consegna “un’assemblea morigerata e salda nelle sue prerogative e competenze”.

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