FIRENZE– La vertenza People Care arriva a Roma. Mercoledì 14 gennaio, alle ore 18, si terrà presso il Ministero dello sviluppo economico un incontro sulla vertenza del call center di Collesalvetti alla presenza dei rappresentanti di Governo, Regione, sindacati, enti locali e azienda. La notizia è stata data dal viceministro dello sviluppo economico, Claudio De Vincenti, all'assessore a lavoro e attività produttive, Gianfranco Simoncini. "Ringrazio il viceministro – dice Simoncini – per l'immediato riscontro alla lettera che gli ho inviato ieri a conclusione della riunione a Firenze sulla People Care.
Ho avuto con De Vincenti due colloqui telefonici, ieri sera e stamattina, e mi ha confermato di condividere la preoccupazione per la situazione dell'azienda. L'incontro prontamente fissato – conclude - è un primo importante risultato e viene incontro alla richiesta che era venuta da lavoratori e sindacati e che le istituzioni hanno sostenuto con forza". La lettera inviata da Simoncini a De Vincenti conteneva la richiesta di un coinvolgimento dell'esecutivo nazionale in considerazione della grave scelta della proprietà di avviare inopinatamente una procedura di mobilità per tutti i 448 dipendenti.
Un provvedimento inaccettabile e ingiustificato anche alla luce delle capacità e delle potenzialità produttive della People Care.Domani 30 dicembre alle ore 17,00, in Piazza Giotto a Vicchio di Mugello i lavoratori ex Despar dei punti vendita di Vicchio, Dicomano, Pelago, Barberino M.llo, Scandicci assieme alla Filcams CGIL hanno organizzato un presidio per spiegare ai cittadini la complicata situazione che stanno vivendo. Tutti i punti vendita della catena erano stati chiusi ad agosto scorso e successivamente solo alcuni hanno trovato soluzione con Conad, per tutti gli altri ancora non si intravede un futuro. I lavoratori ancora in attesa sono circa 60 in provincia di Firenze e quasi 200 in Toscana, oltre a tutti quelli del centro distribuzione di Arezzo.
La senatrice toscana di SEL, Alessia Petraglia e il coordinatore provinciale del partito, Mauro Valiani, hanno incontrato questo pomeriggio i lavoratori della Provincia di Firenze che da dieci giorni stanno occupando Palazzo Medici Riccardi. L'incontro segue quelli già avvenuti nei giorni scorsi, subito dopo l'avvio della protesta, ed è stata l'occasione per ribadire l'impegno di Sinistra Ecologia Libertà in questa vertenza che coinvolge i lavoratori di tutte le province della Toscana. "Siamo molto preoccupati per come la situazione si sta evolvendo - hanno affermato al termine i due esponenti di SEL - Dopo gli annunci della vigilia di Natale, attendiamo di leggere il decreto con cui il Governo intende dar seguito alle proroghe dei contratti a tempi determinato, uno dei tanti nodi da sciogliere di questa vicenda.
E rimaniamo in attesa di capire quale sia il percorso verso la ridefinizione delle competenze e degli organici, tema sul quale pesa l'assoluta incertezza circa tempi e modalità. Di certo c'è solo il taglio a servizi fondamentali che ricadrà interamente sulle spalle dei cittadini: il Governo smetta di nascondersi dietro agli annunci e dica, una volta per tutte, come intenda agire"."Il Comune smetta di ripetere a tutti di stare sereni. Noi non ci stiamo affatto perché la nuova invenzione del Sovrintendente del Maggio Bianchi fa solo tremare i polsi: 12 pre-pensionamenti che rischiano di diventare i nuovi esodati".
Esordisce così Tommaso Grassi, capogruppo in Comune di Firenze riparte a Sinistra con Sel, Fas e Prc. "Nella scorsa settimana - racconta il consigliere - i sindacati della Fondazione del Maggio musicale sono stati convocati dalla dirigenza e hanno avuto l'amara sorpresa di scoprire che il Sovrintendente Bianchi ha introdotto l'avvio, per 12 dipendenti, della procedura di prepensionamento. L'ha fatto prima di compiere la messa in mobilità tramite licenziamento e trasferimento ad Ales, questione ancora avvolta da mistero e incertezza sulle future condizioni occupazionali e salariali di altre 40 persone.
Ma anche seguendo un criterio di scelta discutibile". "I dipendenti che rischiano di diventare i nuovi esodati sono stati scelti solo sulla base della loro posizione contributiva e non sulla funzione e sulla loro produttività. Per questo – incalza il consigliere - non capiamo perché la Giunta si nasconda dietro al fatto di non avere abbastanza elementi per esprimersi. Serve altro per capire che è uno scandalo? Ci aspettiamo risposte per sapere come sia concepibile che, di fronte a un cambio così rilevante della procedura da parte del Maggio, in Comune, come ha dimostrato la risposta dell'assessore Gianassi, nessuno fosse stato messo a conoscenza e ancora oggi si dice che da parte della Giunta devono essere raccolte informazioni". Grassi incalza puntualizzando come le cose, secondo lui, non tornino visto che "potrebbe a questo punto essere stato il sindaco, che è anche presidente del comitato di indirizzo della Fondazione, a non informare la Giunta.
Oppure - ipotizza - siamo di fronte a una dirigenza del Maggio che agisce in piena autonomia. O, ancora peggio, risponde ad altri che non rappresentano gli enti soci? In ognuno di questi casi siamo fortemente preoccupati e vogliamo chiarezza. Immediatamente". "Anche perché è scandaloso che si tenti nuovamente di usare il periodo natalizio, di feste, e di minor attenzione mediatica e politica, proprio guarda caso quando è sospesa l'attività del Consiglio, per portare avanti piani di smantellamento della Fondazione e di licenziamenti che non possiamo accettare.
Si blocchi tutto e se qualcuno ha cambiato idea lo comunichi al Consiglio, visto che meno di 20 giorni fa il Sindaco aveva delineato in aula quella che sarebbe stata la procedura dei 53 trasferimenti ad Ales, sui quali tuttora a detta anche della dirigenza della Fondazione non ci sono certezze nonostante i tweet e le rassicurazioni anche del Ministro Franceschini, a cui noi abbiamo sempre creduto poco" conclude Grassi.
Sul Jobs Act Daniele Calosi, Segretario Generale della Fiom Cgil di Firenze, rilascia oggi la seguente dichiarazione: “A pochi giorni dalla fine di un 2014 già molto travagliato, l'arrivo dei decreti attuativi sul Jobs Act non fa che complicare la situazione. Come Fiom Cgil di Firenze, chiudiamo l'anno con molte vertenze aperte sul territorio, basti ricordare Esaote che vede ancora lontano un accordo per noi possibile solo a patto che la Ricerca e Sviluppo rimanga a Firenze; o ancora, gli ex lavoratori della Shelbox di Castelfiorentino e della Tecnol di Barberino del Mugello in mobilità. L'ultima apertura di procedura di mobilità è arrivata nei giorni scorsi. dalla Rosss di Scarperia (di proprietà del Presidente di Confindustria Firenze) per la quale abbiamo chiesto l'apertura di un tavolo di confronto in Regione. Per far crescere il nostro Paese, non si deve indebolire i diritti di chi lavora ma creare il lavoro, chiedendo alle imprese il rispetto della nostra Costituzione. Il rispetto, appunto, della loro responsabilità sociale che non mi pare sia al centro della politica di Confindustria. L'accondiscendenza di Confindustria, rispetto alle scelte del Governo dimostra che una parte degli imprenditori italiani è solo in grado di chiedere e basta. Le vicende di Shellbox, Tecnol e anche Esaote, ad esempio, dimostrano la totale assenza di una classe imprenditoriale in questo Paese. Più che un un passo storico, mi pare che dai decreti del Jobs Act emerga la scelta del Governo di delegare attraverso solo alla libertà delle imprese, quello che sarà lo sviluppo del nostro Paese. Come Segretario della Fiom di Firenze ribadisco che la linea economica di un Paese a vocazione fortemente industriale come l'Italia, non può essere demandata alla libera iniziativa delle imprese private, ma deve essere al primo punto dell'agenda di Governo, che deve dotarsi di un Piano industriale nazionale. Il tanto sbandierato contratto a tutele crescenti si tradurrà in una monetizzazione della dignità dei lavoratori, che lascerà libere le imprese di licenziare, anche ingiustamente. Siamo alla mercificazione dei diritti: questo non è accettabile! Tali provvedimenti confermano la mancanza di volontà e capacità del Governo di superare la crisi assumendosi per primo la responsabilità di scelte che rilancino politiche industriali, molto più semplice è far arretrare i diritti dei lavoratori e far accrescere il proprio consenso verso Confindustria. E' un atto contro i lavoratori che ci riporterà indietro nel tempo: non cancellerà la precarietà e renderà nuovamente possibili i licenziamenti sia individuali che collettivi, solo in cambio di denaro. Anche i toni con cui il Premier si rivolge alla nostra Confederazione sono fuori luogo, il Presidente del Consiglio non può permettersi di dire -Non temo le minacce- a chi non è d'accordo sulle politiche sociali del suo Governo.
Tale espressione denota un atteggiamento ideologico e divisivo. Le minacce le fanno i delinquenti, i terroristi, i mafiosi, non le persone per bene. E noi rappresentiamo persone per bene. Forse sarebbe il caso che il Premier cambiasse il verso almeno nelle dichiarazioni, dopo che già in passato si è dimostrato persona poco incline al confronto aperto.Inizieremo il nuovo anno andando avanti con la mobilitazione, in quanto siamo convinti che le scelte economico sociali del Governo non hanno il consenso della maggioranza delle persone che lavorano o che cercano lavoro. I risultati delle liste Fiom dei rinnovi Rsu come la partecipazione delle persone alle iniziative che abbiamo messo in campo nei mesi di ottobre, novembre e dicembre sono la dimostrazione della giustezza delle nostre proposte di cambiamento effettivo del Paese”.