Dieci arazzi cinquecenteschi sulle ‘storie di Giuseppe Ebreo’, commissionati da Cosimo I de’ medici e tessuti su cartoni di Agnolo Bronzino, Jacopo Pontormo e Francesco Salviati, torneranno a rotazione nel Salone dei Duecento di Palazzo Vecchio dopo un lungo restauro. Il progetto di valorizzazione si inserisce in un riallestimento del Salone stesso che, oltre a ospitare come è tradizione il consiglio comunale, sarà integrato nel percorso museale. Sponsor dell’iniziativa è stata la maison Gucci.
Il progetto è stato presentato dal sindaco Dario Nardella, da Micaela le Divelec Lemmi per Gucci, dalla sovrintendente Cristina Acidini e dal direttore dell’Opificio delle pietre dure Marco Ciatti. Un arazzo è già stato collocato, altri seguiranno nei prossimi mesi. In totale gli arazzi del ciclo sono venti, di cui dieci conservati al Quirinale e dieci a Palazzo Vecchio, nel laboratorio di restauro all’ultimo piano del Palazzo.
Gli arazzi sono opere d’arte particolarmente fragili, che hanno come grandi nemici la luce, il fumo e gli agenti inquinanti, gli insetti e la forza di gravità: furono rimossi dalle pareti del Salone dei Dugento nel 1983, su richiesta del Ministero, in quanto versavano in condizioni critiche di mantenimento dovute alle approssimative modalità di sospensione e all’incorretto microclima dell’ambiente. Per questo, oltre all’esposizione dei manufatti, il progetto prevede anche la valorizzazione del Salone con una nuova climatizzazione, la realizzazione di un nuovo sistema di illuminazione e un nuovo sistema di velatura della luce solare, con successivo riallestimento dello spazio ad uso consiliare, creando così un percorso espositivo volto all’allestimento di due arazzi per volta a rotazione, in corrispondenza della parete Sud e di quella Est.
“Finalmente – ha commentato il sindaco Nardella – riportiamo gli arazzi medicei in quella che è stata la loro collocazione fino al 1980, il Salone dei Duecento. Grazie anche al contributo di Gucci e al restauro di altissimo livello realizzato dall'Opificio delle pietre dure con il contributo dell’Ente Cassa di Risparmio, cambierà volto il salone in cui si svolge il consiglio comunale di Palazzo Vecchio. Firenze è una città aperta, dinamica e moderna che non guarda con diffidenza agli imprenditori, che scommette sull’alleanza tra pubblico e privato e che vuole conciliare la tutela del patrimonio con il dinamismo di chi vuole investire per valorizzarlo”.
“La storia di Gucci – ha sottolineato Micaela le Divelec Lemmi, Executive Vice President e Chief Corporate Operations Officer di Gucci – è legata indissolubilmente a quella di Firenze; grazie alle straordinarie risorse naturali, artigianali e culturali di questa città e delle sue persone, Gucci ha saputo affermarsi in quasi 100 anni di storia come marchio di eccellenza, testimone dell’autentico Made in Italy di successo nel mondo. Siamo orgogliosi di poter contribuire a preservare e valorizzare lo straordinario patrimonio artistico e culturale che la nostra città offre ai suoi cittadini e a tutti coloro che la amano nel mondo”.
I proventi destinati al progetto, circa trecentoquaranta mila euro, sono stati raccolti grazie al Gucci museo, inaugurato nel 2011 in piazza Signoria in occasione dei novant’anni della maison, e al successo dell’iniziativa di destinare il 50% degli incassi ottenuti dai biglietti di ingresso a un fondo dedicato alla tutela e al restauro di monumenti cittadini.
La storia degli arazzi
La serie di 20 arazzi raffiguranti le “storie di Giuseppe Ebreo”, commissionati nel Cinquecento (Firenze 1545-1553) da Cosimo I de’ Medici, rappresenta una delle più alte testimonianze dell’artigianato e dell’arte rinascimentale.
Il prezioso nucleo, tessuto dai fiamminghi Jan Rost e Nicolas Karcher su cartoni realizzati da alcuni dei più importanti artisti del Rinascimento - Agnolo Bronzino, Jacopo Pontormo e Francesco Salviati – è stato esposto per più di un secolo nel Salone dei Dugento di Palazzo Vecchio, per poi essere conservato nei depositi fino al secolo scorso quando è stato esposto al pubblico all’indomani dell’Unità d’Italia. Della serie completa sono oggi conservati a Firenze dieci pezzi mentre gli altri dieci sono stati portati a Roma, alla fine del secolo scorso (1882) per volere dei Savoia, per adornare i saloni del Quirinale.
Nel 1983 gli arazzi furono definitivamente rimossi dalle pareti del Salone dei Duecento per essere sottoposti ad indagini sul loro stato di conservazione e per avviarne il restauro cominciato nel 1985. L’intervento è stato affidato e concluso all’Opificio delle Pietre Dure di Firenze, col sostegno finanziario della Cassa di Risparmio di Firenze prima e dell’Ente Cassa poi.