Nuova sentenza: è il minore che sceglie se vedere o meno il padre

Nella separazioni conflittuali spesso accade che il figlio si opponga agli incontri con il genitore non convivente

Paola
Paola Marangio
06 febbraio 2023 17:09
Nuova sentenza: è il minore che sceglie se vedere o meno il padre

Il tribunale di Ivrea ha sentenziato che il figlio quindicenne di una coppia separata vedrà il padre solo se e quando lo vorrà. Si tratta di una di quelle sentenze sulle quali si soffermano i genitori separati: da un lato con rabbia i padri e dall’altro con speranza le madri.

Padri che anni addietro sventolavano le sentenze che citavano la fantomatica PAS (sindrome da alienazione genitoriale, sulla cui definizione ci sarebbe molto da dire) ora vedono madri che sventolano questa sentenza come una battaglia vinta nella stessa guerra. Si tratta di una guerra in cui i figli sono armi e vittime contemporaneamente. Il dramma è che, la maggior parte delle volte, lo sono inconsapevolmente a 360°: non ne sono consapevoli né i figli, né l’uno né l’altro genitore. Per quanto ne sappiano tutti i componenti della famiglia, succede e basta.

Non conosco la storia di questa famiglia di Ivrea, ma se un uomo e una donna si separano quando il loro figlio ha 6 anni e la madre lotta per i successivi nove anni per ottenere che il ragazzo sia libero di scegliere se e quando frequentare il padre, vuol dire che qualcosa è andato profondamente storto nel sistema di tutela, protezione e supporto che avrebbe dovuto avere questo bambino insieme ad i suoi genitori. Un bambino che per tutta l’infanzia fa resistenza nella frequentazione del padre, che da adolescente lo blocca sui social, che ha una mamma che lo manda da lui perché costretta dai servizi sociali e dalle sentenze del tribunale e che non trova ascolto per anni nelle sue richieste di modificare le cose, è un bambino intrappolato in una situazione in stallo.L’idea che “i servizi sociali organizzeranno gli incontri solo dopo aver consultato il minore” sia un concetto rivoluzionario è agghiacciante.

Dovrebbe essere scontato che i servizi tengano conto dello stato emotivo del minore (che non vuol dire chiedere al bambino se vuole vedere o meno il papà) così come dovrebbe essere altrettanto scontato che, in caso il minore si opponga alle visite, non vada lasciata a lui la responsabilità di prendere una decisione del genere, specialmente a lungo termine! L’organizzazione degli incontri non è una mera faccenda di agenda ma consiste nel preparare un terreno affinché l’incontro possa avvenire, possono volerci anche mesi.

Va considerato un successo quando la frequentazione può continuare ad esserci, anche le madri dovrebbero poter gioire di questo e non essere spaventate dal fatto che l’ex marito “ha vinto” la guerra. Ma non ci si può aspettare che questo avvenga senza aiuti dall’esterno: una madre che lotta per un decennio per arginare il padre di suo figlio è una madre che è rimasta sola e che non ha trovato ascolto, una donna che non può mai ritrarre gli artigli da mamma leonessa, inevitabilmente stanca.

Non gioisco di questa sentenza, per quanto non metta in dubbio che in questo preciso caso sia opportuna e risolutiva. I genitori separati vanno aiutati durante la separazione. Le mamme ed i papà vanno aiutati e rassicurati durante la conflittualità. E qualora non ci fosse margine di recupero (non so dire se questo fosse il caso) i bambini vanno messi in sicurezza durante, non lasciando una madre sola a combattere contro i mulini a vento e un bambino in balìa di chi non sa/può prendersene cura!

La psicologa risponde — rubrica a cura di Paola Marangio

Paola
Paola Marangio

Psicologa, psicoterapeuta e mediatrice familiare. Referente del sito PsicologiaFirenze.it. Membro dello staff clinico e didattico dell’Istituto di Terapia Familiare di Siena, ha lavorato nell’equipe del Centro di Terapia Familiare della ASL 10 di Firenze e si è occupata delle valutazioni psico-ambientali delle commissioni medico legali INPS. Collabora con la cooperativa sociale Matrix onlus in ambito della disabilità e psichiatria. Per inviare quesiti scrivere a: marangio@psicologiafirenze.it

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