Il 2 novembre Campi Bisenzio, Prato e alcuni paesi limitrofi come Seano e Montemurlo sono stati colpiti dalle ondate di piena dei torrenti, fiumi e fossi che li attraversano: ci sono i morti, una scia di territori allagati fino alla costa, case e capannoni devastati con tutto quello che ne consegue in termini di danni economici, ospedali allagati a Prato e Pontedera.
Il presidente Eugenio Giani è appena stato nominato Commissario delegato per fronteggiare l’emergenza derivante dagli eventi calamitosi nei territori colpiti.
“Massimo impegno – ha detto Giani- per risollevarci, tutti insieme: famiglie, imprese e istituzioni”.
L’ordinanza con la nomina di Giani a commissario delegato è stata firmata oggi dal Capo del dipartimento di protezione civile Fabrizio Curcio.
“Eugenio Giani –interviene il Federazione Toscana Partito dei CARC– dà la colpa dell’accaduto al cambiamento climatico. Ci vorrebbe far bere che si è trattato di una fatalità (nonostante il cambiamento climatico sia reale), su cui non si può fare niente. Forse, a differenza di altri esponenti del suo partito come il sindaco di Firenze Nardella e il segretario regionale Fossi (già sindaco della devastata Campi Bisenzio, a cui durante i suoi due mandati non ha fatto mancare il suo contributo in termini di cementificazione: vedi Esselunga di via Palagetta), pensa che (come si dice da queste parti) siamo tutti “ripescati dalla piena” e ci facciamo prendere in giro da lui.
Farà lo stesso quando accadrà qualcosa al rigassificatore che ha imposto a Piombino nonostante la preponderante opposizione popolare, dove sempre per il maltempo le navi gasiere non riescono da giorni ad attraccare nel piccolo porto?
Le responsabilità politiche di quanto accaduto sono palesi, così come le soluzioni a cui metter mano con urgenza. Ci è chiaro chi è che ha asfaltato la Piana con palazzine, capannoni e ogni genere di struttura che potesse favorire gli speculatori, malgrado non avessero utilità per le masse popolari del territorio, mentre rimanevano abbandonate aree enormi come l’ex Meccanotessile di via Alderotti (circa 3 0mila mq) o l’ex Becagli di via Fanfani (24 mila mq) a Firenze: sono solo due fra i tanti esempi di fabbriche e stabili vuoti disseminati nel nostro territorio. La piana fiorentina negli ultimi anni è stata sventrata dalla cementificazione selvaggia con uno spaventoso consumo del suolo. Boschi ed aree verdi sono stati rasi al suolo e soppiantati da centri commerciali e da palazzine e villette a schiera, in spregio di ogni parametro urbanistico e di piani regolatori”.