“Nemmeno un euro in più di Tari !” E’ la reazione della Cisl di Firenze-Prato dopo che ieri il presidente di Q-Thermo Giorgio Moretti ha paventato il rischio per gli utenti di aumenti in bolletta del 15-18% come conseguenza del blocco alla realizzazione del termovalorizzatore, che farebbe perdere alla società 80 milioni di euro di incentivi europei.“La vicenda del termovalorizzatore, con la sospensione dei lavori prevista dalla sentenza del TAR – dice Giovanni Ronchi, della segreteria Cisl Firenze-Prato - conferma l’incapacità della politica a portare a termine le infrastrutture già decise.
Ma non è tollerabile che i costi di questo immobilismo si scarichino sui cittadini.”“La Cisl – continua Ronchi - non accetterà neanche un euro di aumento delle tariffe sui rifiuti che, stando a quanto leggiamo, sono destinate a salire visto il continuo aumento dei costi di smaltimento degli stessi in discarica.”“Rimaniamo convinti che sia più ecologico e economico bruciare, in tutta sicurezza, rifiuti trattati e generare calore ed energia pulita, piuttosto che scavare buche e sotterrare i rifiuti nel nostro bellissimo territorio toscano o, peggio ancora, caricare i nostri rifiuti su tir o su treni e portarli altrove, in Italia o all’estero, dove peraltro grazie ai nostri rifiuti guadagnano un sacco di soldi !”.
“Abbiamo letto con attenzione la sentenza del TAR Toscana e siamo rimasti sbalorditi dalla reazione entusiastica del Sindaco Falchi sulla sentenza che sostiene il contrario di quanto andava sostenendo” dicono dal PD Sesto. “Non capiamo l'esultanza del Sindaco Falchi visto che il TAR conferma le buone caratteristiche del termovalorizzatore di Case Passerini, la sua compatibilità ambientale e l'idoneità della sua localizzazione” continuano dal PD sestese. “Adesso, partendo dalla sentenza del TAR, che in tanti hanno voluto al posto della politica, l'auspicio è che il Sindaco del Comune di Sesto si prenda le sue responsabilità politiche e faccia la sua parte insieme a tutti gli Enti coinvolti nella vicenda e che sia la Politica a decidere con capacità di visione, lungimiranza e trasparenza.
Con la demagogia, le rivendicazioni, gli slogan non si raggiunge alcun obiettivo credibile e sostenibile. Sulla questione rifiuti non ci possiamo permettere di perdere altri 15 anni dopo i 15 anni già persi” concludono dal PD di Sesto.
Queste le dichiarazioni dei consiglieri del gruppo Firenze riparte a sinistra Tommaso Grassi e Giacomo Trombi e della consigliera Donella Verdi: “Leggere sulla stampa che i nodi cruciali dell’inceneritore e della TAV sono stati sciolti una sera piovosa in una sede di partito è inaccettabile. Che sia stato fatto con accordicchi tra correnti del PD e un 'do ut des' che di democratico ha davvero poco, non può che lasciarci indignati: i rossiani prendono l’ok dei renziani sulla mini stazione Foster, e questi riscuotono l’appoggio nel forzare nuovamente la mano per avviare a breve i lavori dell’inceneritore.
Tutto questo non solo in spregio alla cittadinanza, ma neppure lo hanno fatto nelle sedi istituzionali e democratiche della nostra Regione: lo hanno deciso intorno ad un tavolo.” “Comprendiamo che Enrico Rossi si sia rassegnato all’idea di dover trattare con Renzi come perdente, ma qui non si tratta della corsa alla segreteria del PD: qui parliamo del futuro della Regione Toscana e della sua popolazione. Il PD così facendo sceglie di governare temi di interesse pubblico come se fossero una scelta esclusivamente interna al partito.” “Nel merito si sceglie di dire sì ai peggiori progetti nell’ambito della gestione dei rifiuti e del trasporto pubblico su ferro: non sono servite a nulla le sentenze del TAR che hanno annullato le autorizzazioni per l’inceneritore di Case Passerini; non è servita neppure l’apertura di Ferrovie a rivedere il tunnel e la stazione dopo la richiesta estiva del sindaco Nardella, che pare a questo punto dovrà ingoiare il rospo: invece di rivedere le proprie scelte scellerate, si è voluto ancora una volta scegliere sulla base dei pesi interni al partito e agli interessi delle correnti, piuttosto che pensando alla cittadinanza".
Il Tribunale Amministrativo Regionale si è pronunciato sul ricorso 180/2016 presentato dal Comune di Campi Bisenzio, incentrato sulla mancata realizzazione delle opere di mitigazione e compensazione, nell’ambito della costruzione del termovalorizzatore di Case Passerini. Con un’unica sentenza su tre ricorsi sul tema, il TAR ha accolto integralmente quanto obiettato dal Comune di Campi Bisenzio, accogliendo invece solo alcune motivazioni del ricorso 143/2016 e respingendo integralmente il ricorso 1310/2014, entrambi presentati da associazioni e comitati. L’Amministrazione aveva ad inizio anno, in coerenza con quanto dichiarato in Conferenza dei servizi, presentato ricorso al TAR richiedendo il rispetto del Protocollo d’Intesa del 2005 che prevedeva la realizzazione di opere di compensazione e mitigazione, i c.d.
“boschetti”. Il TAR ha riconosciuto che le azioni di mitigazione e compensazione previste costituiscono di fatto preparazione necessaria del territorio, prima di poter avviare nuove opere. Il tribunale ha quindi annullato il provvedimento di autorizzazione unica del 2015, in virtù della mancata realizzazione delle opere di compensazione, e di aspetti legati alla variante urbanistica, mentre sono state respinte le motivazioni su aspetti ambientali o sanitari, presentate dai comitati. È stato inoltre stabilito per il solo Comune di Campi Bisenzio, che vengano corrisposte compensazioni delle spese legali, fissate in € 10mila.
“È una vittoria amara, perché doveva arrivarci con la politica e non la giustizia amministrativa” – ha commentato il sindaco Emiliano Fossi in conferenza stampa – “La sentenza di fatto decreta l’incapacità dell’intera classe politica locale che ci ha governati negli ultimi 15 anni, e che ha concepito la scelta del termovalorizzatore senza essere in grado di realizzare neanche un’opera di compensazione e mitigazione” “Il TAR” – ha aggiunto – “Ha messo l’accento sulle opere che da mesi avevamo individuato come centrali: ricordo l’ilarità con cui qualcuno ci appellava sui “boschetti”, che ora sono elemento alla base della sentenza”.
“Il TAR della Toscana ha annullato l’atto emanato dalla Città metropolitana di Firenze per dare il via libera alla costruzione del contestato impianto in località Case Passerini, alle porte del capoluogo toscano. Sono state riscontrate illegittimità nella procedura. In particolare – spiegano la capogruppo del Movimento 5 Stelle a Firenze Silvia Noferi con Fabiana Fulici del Movimento 5 Stelle di Scandicci, Pietro Cavallo, consigliere a Sesto Fiorentino e Gabriele Capasso a Prato – non è stato coinvolto il Comune di Sesto Fiorentino, con il quale doveva essere stilato, secondo le norme, un accordo per le opere di compensazione.La sentenza, in massima parte, rigetta le tesi delle associazioni ambientaliste sull’eccessivo inquinamento della Piana adducendo che questo aspetto è stato ampiamente valutato in ben tre conferenze dei servizi ma ferma la costruzione dell’inceneritore perché, come era stato previsto dalla Provincia, si doveva fare il bosco della Piana.
Vicolo che la stessa Provincia aveva prima messo nel 2005 e poi fatto magicamente sparire nel 2014. Evidentemente per il sindaco i boschi sono solo un cavillo. Ci chiediamo: Chi finanzierà il bosco della Piana? E’ stato fatto un preventivo? Quanto tempo ci vorrà per realizzarlo? Dopo la sentenza si viene a sapere che al TAR non interessa che il Governo abbia dichiarato l’opera di interesse nazionale perché si tratta di un provvedimento e di una qualificazione normativa sopravvenuti dopo, in un procedimento già concluso. Non è stato fatto il monitoraggio epidemiologico-sanitario della popolazione residente nelle aree di ricaduta delle emissioni del costruendo inceneritore.
Nella deliberazione del Consiglio metropolitano di Firenze del 23 dicembre 2015 n. 112 si parla del monitoraggio della situazione sanitaria nell’area non solo riguardo all’inceneritore ma anche agli altri interventi. Come Movimento 5 Stelle avevamo presentato un esposto contro la deliberazione del Consiglio comunale che prevedeva di non istituire delle centraline per il controllo della qualità dell’aria. La sentenza del TAR dà nuova forza al nostro esposto. La vicenda dell’inceneritore è un puzzle.
Ormai è chiaro. L’inceneritore si può fare solo realizzando il bosco della Piana ma se si fa il bosco non sui può fare l’aeroporto. A questo punto suona ancora più ridicola la messa in scena dello scorso sabato in cui il sindaco e il premier hanno firmato il cosiddetto Patto per Firenze che prevede l’invio di fondi per l’inceneritore e l’aeroporto, due opere che non sono compatibili tra loro e che sono state bloccate tutte e due dai rispettivi ricorsi al TAR. Quel che abbiamo vissuto nei giorni scorsi con la piena del fiume Arno conferma il delicato equilibrio idrogeologico di Firenze e della Piana Fiorentina.
Le opere infrastrutturali sono tutte collegate. Dobbiamo tenere presente il rischio alluvione da cui non siamo ancora tutelati. Sentir dire che si vuole spostare il Fosso Reale e tutte le canalizzazioni mostra solo che non si conoscono a fondo i problemi da affrontare. Siamo orgogliosi – concludono la capogruppo del Movimento 5 Stelle a Firenze Silvia Noferi con Fabiana Fulici del Movimento 5 Stelle di Scandicci, Pietro Cavallo, consigliere a Sesto Fiorentino e Gabriele Capasso a Prato – che in questa città e nei comuni limitrofi la voce delle persone si sia fatta sentire con tale forza e che abbia prodotto questi risultati.
vuol dire che abbiamo ancora una speranza. Noi del Movimento 5 Stelle siamo nati per ascoltare i bisogni dei cittadini e per attivarci a difenderli, proprio come abbiamo fatto in questa occasione. Bisogna sempre ricordarsi che prima che politici siamo anche noi dei cittadini”.
"Lo denunciavamo da tempo e adesso è diventato l'elemento ostativo per il proseguo nella realizzazione dell’inceneritore di Case Passerini: una situazione tragico comica che rende inaccettabili le dichiarazioni del Sindaco Nardella di ieri sul Tar". Lo dice Miriam Amato, consigliera di Alternativa Libera dopo la sentenza del Tar che blocca l'inceneritore di Case Passerini. "Oltre un anno fa, il 22 luglio 2015, presentai una mozione, poi bocciata dal Consiglio - afferma la consigliera - dove mettevo in evidenza che per l’autorizzazione integrata sarebbero dovute essere rispettate quelle prescrizioni imprescindibili ed indispensabili riportate nel protocollo d’intesa sottoscritto nel 2005 dai comuni interessati in merito alle opere di miglioramento ambientale.
Queste prescrizioni - continua Amato - prevedevano sia le opere di rinaturalizzazione, i boschi della Piana, da realizzare prima dell’avvio dei lavori dell'inceneritore e durante la fase di procedura V.I.A.. relativa all'impianto medesimo, che la realizzazione del Parco della Piana...". Nel protocollo del 2005, ricordava la consigliera nella mozione, si sosteneva che "conseguentemente la realizzazione dell’impianto potrà essere avviata solo a condizione che gli interventi di miglioramento ambientale siano definiti, finanziati, progettati e realizzati, contestualmente alla progettazione, costruzione e gestione dell’impianto stesso".
E ancora il protocollo affermava: "la Provincia s’impegna, come condizione irrinunciabile per la realizzazione dell’impianto al finanziamento degli interventi di rinaturalizzazione (Boschi della Piana), sia nei pressi dell’attuale impianto di Case Passerini che dell’area denominata Osmannoro 2000". "Nella mozione chiedevo - continua Amato - che la mancanza del rispetto di suddette prescrizioni fossero elemento ostativo alla conclusione del procedimento e della Conferenza dei servizi.E ricordavo anche il parere contrario del Comune di Sesto Fiorentino alla valutazione di impatto ambientale sull’impianto di incenerimento, espresso il 11/4/2014, con il quale si sottolineava come il 28/2/2014 la Provincia di Firenze avesse concluso la seconda seduta della conferenza dei servizi affermando che “la messa in esercizio dell’impianto potrebbe essere subordinata, attraverso un’apposita prescrizione, all'attuazione delle prescrizioni sottoscritte nel protocollo” suddetto del 2/8/2015, quindi alla realizzazione dei ‘boschi della Piana’, ma che tale prescrizione risultasse tuttavia assente nelle conclusioni del procedimento amministrativo della Provincia medesima.
E poi singolare - sottolinea Amato - che il luogo dove sarebbero dovuti crescere i boschi è lo stesso dove adesso si prevede la nuova pista dell'aeroporto"."Non ci fermeremo perchè questo impianto non ha motivo di esistere - conclude Amato - è l’ennesima opera costosa, inutile ed estremamente dannosa che ucciderà la raccolta differenziata, che avvelenerà la nostra aria e i nostri terreni".