Firenze, 5-8-2023- Anche nel 2023 le richieste di visite e prestazioni diagnostico ambulatoriali sono cresciute in modo considerevole: rispetto al 2019, prima della pandemia, e rispetto al 2022. Una crescita percentuale a due o tre cifre, risonanze magnetiche e Tac in testa (già oltre 220 mila e 253 mila dall’inizio dell’anno). Nonostante però l’aumento delle prescrizioni, il sistema sanitario regionale è riuscito a migliorare la propria capacità di risposta al cittadino sul rispetto dei tempi di attesa previsti a seconda dei codici di priorità. Un trend in crescita, a guardare le statistiche che misurano gli appuntamenti presi.
Dal 1 gennaio 2023 ad oggi il 98,9 per cento delle visite urgenti prenotate sono state fatte entro i tre giorni successivi: il 98,6 per cento per quanto riguarda la diagnostica. Sulle prestazioni brevi, quelle da garantire entro dieci giorni, il valore registrato nella prima metà di luglio è arrivato al 91,58 per cento per le visite e all’88,36 per cento per la diagnostica. Erano rispettivamente il 79,55 per cento e il 71,79 per cento a gennaio.
Il miglioramento sulla prestazioni differibili - ovvero visite da farsi entro trenta giorni e diagnostica entro sessanta, secondo le indicazioni nazionali – è meno accentuato, ma c’è. Si tratta delle prescrizioni più numerose e l’asticella è arrivata a luglio all’83,70 per cento per le visite e al 73,90 per la diagnostica. Centrano invece il 92 per cento e 84,4 per cento le prestazioni programmabili, da garantire entro centoventi giorni.
Approfondimenti
I numeri sono stati illustrati stamani nel corso di una conferenza stampa dal direttore della direzione sanità della Regione Federico Gelli. In sala anche i manager per il governo delle liste di attesa delle aziende sanitarie toscane.
“Registriamo un’inversione di tendenza ed è un dato importante, frutto delle varie azioni messe in campo dall’inizio dell’anno” spiega il presidente della Toscana, Eugenio Giani.
“E’ stato il nostro principale impegno – commenta -. Abbattere le liste di attesa e restringere i tempi, soprattutto nei casi urgenti, l’obiettivo è fondamentale per garantire efficienza e qualità del servizio sanitario pubblico, che gli indicatori ci riconoscono, sui Lea (i livelli essenziali di assistenza) siamo la seconda regione in Italia, ma che a volte non viene percepita”
Tra le misure dispiegate c’è a anche l’utilizzo della spesa in deroga concessa dal governo: 23 milioni di euro per la Toscana, di cui già sono stati utilizzati (da aprile a giugno 2023) nove milioni e mezzo e che entro l’autunno saranno impiegati nella loro interezza. Con queste risorse sono stati recuperati 3.588 interventi chirurgici e 84.863 prestazioni ambulatoriali.
“Per agire in modo più robusto ci sarebbe bisogno di più risorse e di più assunzioni – spiega l’assessore al diritto alla salute, Simone Bezzini - Quello delle liste di attesa è un problema di portata storica che accompagna i sistemi pubblici universalistici che vogliono garantire equità di accesso. Detto questo noi avevamo preso un serie di impegni alla fine dell’anno scorso. Li abbiamo tradotti in delibere e in azioni di riorganizzazione ed innovazione tra marzo e e giugno”. Altri interventi - sui Cup (ma anche sull’accesso alle agende da parte del privato convenzionato -, seguiranno a settembre. “Ma già oggi – conclude - possiamo dire di intravedere segnali positivi, pur con la cautela e la prudenza che occorre usare quando si parla di temi e situazioni come questi, che riguardano migliaia e migliaia di prestazioni da garantire ai cittadini ogni giorno”.
E’ l’assessore a riepilogare le azioni messe n campo in questi mesi: alert per superare il fenomeno delle liste chiuse, gestione delle preliste, rapporto corretto tra libera professione ed attività istituzionale, impiego di risorse aggiuntive ma anche una nuova governance, con la creazione di un gruppo regionale formato da manager per il governo delle liste, linee guida più definite sul governo della domanda e l’offerta delle prestazioni, distinzione tra agende di primo accesso e di accesso successivo.
“Vediamo - prosegue Bezzini - che c’è anche un miglioramento della presa in carico dei pazienti e delle relazioni tra medici di base e specialisti”. Lo si misura dal trend in discesa delle prime visite sul totale delle visite prescritte e delle prescrizioni di medici specialisti sul totale delle prescrizioni di controllo dall’inizio dell’anno. Dal 72,4 per cento che erano nel 2019 sono passate al 91,39 per cento. Per alcune aree sono raddoppiate o più che raddoppiate. Si tratta di un elemento importante: lo specialista ad agende riservate per i controlli successivi e questo, oltre a garantire prestazioni nei tempi utili e necessari giudicati dal professionista, alleggerisce le agende pubbliche delle prime visite a cui accedono i medici di medicina generale e i cittadini attraverso il Cup".
“Come Filcams CGIL Fisascat CISL e Uiltrasporti UIL regionali, siamo ben contenti che l’assessorato alla sanità intenda migliorare il servizio di prenotazione unica di visite ed esami, i CUP, migliorando i tempi di risposta alla richiesta di prestazioni, tanto che questa discussione è aperta con le Confederazioni regionali.
Come categorie che seguono gran parte dei lavoratori dei CUP riteniamo però inaccettabili le dichiarazioni che leggiamo del Direttore Gelli. Praticamente lasciano intendere che le inefficienze, le risposte di liste chiuse o tempi lunghi per ottenere la prestazione, siano una responsabilità degli operatori del CUP.
I lavoratori in appalto che svolgono questo servizio non sono coloro che costruiscono i calendari degli appuntamenti, ma soltanto coloro che li riempiono. E sono quegli operatori che subiscono le reazioni degli utenti, perché sono la faccia delle Asl, ma non i decisori. E sono anche coloro che spesso di fronte allo sgomento di chi attende una prestazione e non trova risposta adeguata, si adoperano per proporre soluzioni di sedi differenti rispetto a quelle richieste, sempre nei limiti delle possibilità consentite. Sempre con estrema professionalità e responsabilità per il servizio che svolgono.
Saremo ben contenti di vedere una formazione omogenea su tutto il territorio regionale, perché è vero, le aziende che gestiscono il servizio sono molteplici e non tutte uguali, ma anche le Asl sono tre e non tutte ad oggi hanno la stessa impostazione di gestione del servizio.
Saremmo altresì contenti, stante l’importanza ma soprattutto la delicatezza del servizio di cui parliamo, di poter ragionare anche di reinternalizzazione del servizio stesso, abbandonando la strada dell’appalto. Ma questo è un ragionamento che ovviamente presuppone destinazione di risorse per il personale, tutela occupazionale per chi oggi e da anni svolge questo servizio, da fare con l’assessorato, insieme alle categorie sindacali di riferimento e alle Confederazioni.
Così come è chiaro che anche il processo di riorganizzazione annunciato dall’assessore Bezzini, dovrà necessariamente passare da un confronto con le OO.SS. di categoria e Confederali. Per tutto questo respingiamo quanto letto nelle dichiarazioni odierne, auspicando di non sentire più che i problemi di risposte della sanità toscana derivano dai lavoratori” si legge in un comunicato di Filcams CGIL Fisascat CISL e Uiltrasporti UIL regionali.