FIRENZE- Produce una sensazione inquietante richiedere un’intervista a Salvatore Calleri, presidente della Fondazione Antonino Caponnetto, alla vigilia delle elezioni regionali. Eppure c'è bisogno farsi domande prima di recarsi alle urne con consapevolezza, perché in qualche area della Toscana ormai la cultura antimafia è un bagaglio necessario.
Queste elezioni saranno un’occasione interessante. Come Fondazione Caponnetto stiamo seguendo in modo particolare quello che accade a Prato, sopratutto a seguito degli allarmi lanciati dal procuratore della Repubblica uscente di Firenze, Filippo Spiezia. La questione da lui suscitata un paio di mesi fa non può cadere nel dimenticatoio. Anzi, è bene ribadirlo: la Toscana corre il pericolo che le organizzazioni mafiose si infiltrino nella politica. Cinesi in primis, ma anche altre che ci sono e abbondano. La possibilità che possano influenzare le elezioni è per la prima volta concreta. Per chi vive in Toscana è la prima Volta. Ma ci siamo arrivati. Sta cadendo un tabù, che sino a poco tempo fa avevamo difficoltà solamente a concepire. Finalmente ne stiamo parlando anche grazie alla stampa, che ha saputo accogliere il nostro lavoro di analisti.
A cosa si riferisce esattamente? Alla capacità, come al sud, di manovrare pacchetti di voti, oppure di dare semplicemente sostegno economico alla campagna elettorale di certi candidati?
In Toscana i metodi per condizionare il voto possono essere più raffinati di quanto si possa credere. E sottolineo che, secondo me, Prato non ha più le caratteristiche di una città del nord. Diciamo che c'è differenza fra Prato e il resto della Toscana. Lì potrebbero verificarsi anche movimenti di pacchetti di preferenze. E’ bene non farsi più scrupoli: a Prato è successo di tutto. Più precisamente dovremmo circoscrivere questi fenomeni criminali al triangolo territoriale che va dalle periferie di Firenze, Osmannoro e Prato. Anche se per le organizzazioni mafiose non si può tracciare un confine esatto. In altre parole potremmo dire che sono a rischio tutte le aree dove si manifestano dinamiche sociali tipiche del sud Italia. Avete presente la Sicilia dove sono nato io? Territori in cui non è consigliabile entrare, dove si affacciano a guardarti appena arrivi.
Per fortuna a Prato abbiamo un procuratore della Repubblica eccellente, Luca Tescaroli, che non sottovaluta lo stato di crisi della classe dirigente locale in corso; un fenomeno ormai evidente e innegabile. Con l’ipotesi giudiziaria di consorterie operanti per unire imprenditori, logge massoniche deviate e politici corruttibili. Da cui il lancio dei nostri allarmi. Che non sono ancora sufficienti. Constato infatti che l'opinione pubblica, al momento, pare più distratta dal caso Cocci, una vicenda importante, e tuttavia in cui c'è una vittima, che ha fatto una denuncia di revenge porn. Per cui evitiamo il rischio che il caso Cocci finisca per farci dimenticare tutto il resto. In particolare l’inchiesta giudiziaria che l’ha preceduto che riguarda gli intrecci dei cosiddetti “deviati”.
Solo una vicenda incidentale dunque?
Diciamo che si ascrive all'interno del sistema Prato. D'altronde sta nella tradizione investigativa l’evenienza di scoprire un reato indagandone un altro. Esattamente come è stato per l’indagine sulla sindaca Ilaria Bugetti, le cui conversazioni telefoniche sono finite casualmente nelle intercettazioni di un’inchiesta sul rapporto tra imprenditori pratesi, mafia cinese e forze dell’ordine corrotte. Tipico, come si diceva, dove si sviluppano commistioni criminali, che poi consentono collegamenti tra un’indagine e l’altra.
Altro fenomeno caratteristico della aree a forte incidenza mafiosa il metodo del pestaggio dei lavoratori. Quante volte si è ripetuto? Starà alla magistratura valutare gli estremi di reato, ma io ho pochi dubbi -abbiamo visto il video- che nell’area industriale pratese si siano diffuse condotte violente, come quella di colpire le persone fisicamente, un imbarbarimento tipico di altri territori. Il conflitto sociale non si risolve con le manate. Associato al senso di impunità che sembra prevalere in zona. Siamo vicini al punto di non ritorno, nonostante che stiamo parlando di un territorio ancora ricco. Perché Prato, se vuole, ha le capacità per uscire dalla crisi.
Che cosa bisogna fare?
E’ utile ribadirlo: da un lato superare l'automertà che ancora avvolge l’ambiente politico e sociale. La classe dirigente pratese non voleva affrontare il tema mafia, ma esso deve entrare nella campagna elettorale. Anzi, ne deve diventare il tema centrale. Con due parole d’ordine fondamentali: legalità e sviluppo, che vanno assieme. Perché la legalità senza sviluppo è un binario morto, come lo sviluppo senza legalità. Dobbiamo saper coniugarle. Infine, secondo me, Prato ha bisogno di una guida come il professor Alfeo Sassaroli, il personaggio della saga cinematografica di Amici miei, interpretato da Adolfo Celi, a 50 anni dal primo film. Voglio dire che Prato potrebbe avere bisogno dei fiorentini. Facciamo una seduta spiritica per farlo tornare tra noi e aiutiamo Prato a rinascere.
Non entriamo nel merito delle liste elettorali?
Mi limito a notare con piacere che a Prato l’onorevole Chiara La Porta si è dovuta candidare per risollevare la situazione in Fratelli d'Italia. Proprio l'azzeramento che io chiedevo delle classi diligenti. Noto con piacere che il giovane segretario del Pd pratese, Marco Biagioni, si è posto lo stesso problema, anche se, forse ma spero di no, mi è parso un po’ solo nel partito. E i big pratesi?
Aggiungo che per la prima volta abbiamo tre ottimi candidati alla presidenza della Giunta regionale. Per la prima volta nella storia tre candidature veramente di livello. Antonella Bundu è un nome bellissimo per la sinistra radicale, per i valori che rappresenta. Alessandro Tomasi è il miglior candidato che la destra abbia mai avuto. Su Eugenio Giani è risaputa la mia stima personale da decenni, anche se la Fondazione Anotonio Caponetto è politicamente trasversale. Tuttavia a fronte di questi tre candidati presidenti, le liste elettorali per il consiglio regionale, senza voler togliere nulla ai candidati, non sono allo stesso livello. Mente tra i temi in discussione, sto seguendo con interesse l’ipotesi di riorganizzazione su base regionale dei corpi di polizia municipale e provinciale, progetto che pare raccogliere la disponibilità sia di Pd che di FdI.