Firenze, 17 gennaio 2023. Comportamenti che costituiscono violenza come abusi fisici e psicologici, mala gestione di procedure, cattivo utilizzo del potere, uso violento del linguaggio, discriminazioni, mancata adozione di metodologie scientificamente fondate, iniqua distribuzione delle risorse. Ma anche omissioni, trascuratezza permettendo che persone restino prive dei diritti di base e permangano in uno stato di sofferenza e vulnerabilità, sino all’abbandono istituzionale. Sono questi solo alcuni atti che si configurano come violenza istituzionale che genera e aggrava o non rimuove stati di grave sofferenza e vulnerabilità, realizzati proprio da quelle istituzioni che avrebbero il compito di tutelare i diritti inviolabili delle persone e garantirne il pieno sviluppo.
Carceri, tribunali, salute mentale, protezione dei minori e sostegno alle famiglie vulnerabili, non autosufficienza, disagio abitativo e migranti, violenza di genere, povertà: questi alcuni dei settori dove la violenza istituzionale viene quotidianamente agita, in modo più o meno consapevole, dagli operatori e dalle organizzazioni di lavoro.Di quando e quanto lo Stato diventi il nemico dei cittadini ciò viene dedicata una intera giornata per riflettere ed approfondire – con il contributo di figure istituzionali ed esperti - questa forma di violenza di cui poco si parla.
Il tema sarà affrontato a Firenze il 20 gennaio in occasione della IV Conferenza dell’Ordine Nazionale degli assistenti sociali (Innovation Center, Lungarno Soderini, 21) verso gli Stati Generali previsti a marzo del 2023.Un percorso durato un anno che ha fatto tappa a Roma con “Povertà ed esclusione”, a Torino con “Lavoro e dignità”, a Bari con “Periferie umane e materiali”, e si conclude a Firenze con il tema della “Violenza istituzionale”.
“Centrale, per questi aspetti, è la figura dell’assistente sciale – spiega Rosa Barone, Presidente del Consiglio regionale della Toscana dell’Ordine degli Assistenti sociali - se operante nelle istituzioni e se non adeguatamente formata a riconoscere la violenza istituzionale nelle molteplici e spesso non riconosciute forme in cui si manifesta, proprio questa figura rischia di colludere più o meno consapevolmente con essa o di agirla senza riconoscerla.”In particolare per il pomeriggio del 20 gennaio l’Ordine degli Assistenti Sociali della Toscana – sempre nella sede dell’Innovation Center - ha organizzato il convegno “L'orizzonte del desiderio: una prospettiva per contrastare la violenza istituzionale”.
“Spesso nella relazione d’aiuto con i cittadini – spiega ancora Barone - ci fermiamo ad ascoltare il bisogno e lo riconduciamo ad un target e alle prestazioni. In modo provocatorio proponiamo di tenere dentro quella relazione d’aiuto anche l’orizzonte del desiderio, inteso come ascolto capace di restituire protagonismo alle persone”. Il “desiderio” inteso come leva, strumento prezioso che permette di intraprendere percorsi per la realizzazione del sé, può diventare una prospettiva di contrasto alla violenza istituzionale? Come ricondurre questa prospettiva nei servizi e nelle pratiche professionali?“L’elemento che rende possibile la violenza istituzionale – dice ancora Barone - è lo squilibrio di potere e di risorse tra assistenti sociali e persone, cui viene preclusa la possibilità di autodeterminarsi pienamente e scegliere liberamente il proprio percorso”.
“Depotenziare la violenza istituzionale implica - dal punto di vista dell’assistente sociale - l’utilizzo di un approccio non assertivo, che riconosca all’altro la competenza per definire il proprio percorso e fornisca risorse per sostenerlo”, conclude la presidente degli Assistenti sociali toscani che prende anche l’impegno “a sostenere l’agire professionale verso prassi virtuose capaci di riconoscere e contrastare la violenza istituzionale”.