FIRENZE- Da millenni il territorio boscoso e le sue acque sorgive, i venti che spirano dal mare, concorrono a creare un vino e un olio di oliva inimitabili. E’ il Chianti che da Spedaluzzo, in direzione di Siena si caratterizza per qui terreni argillosi e calcarei, in un alternarsi di continue varietà. E’ proprio alle porte dell’area vocata e circoscritta dal consorzio, che sorge la Fattoria Santo Stefano di Greve in Chianti, un produttore di assoluta qualità del Chianti Classico D.O.C.G. e Riserva, oltre che di un ottimo extra vergine.
La fattoria, azienda a conduzione familiare dal 1961, è collocata sulle colline (a 400 metri sul livello del mare) che separano il Chianti dal Valdarno, a 35 minuti di automobile da Firenze. L’attività agricola è concentrata soprattutto sulla coltivazione del Sangiovese (su 19 ettari), ma sono presenti anche vitigni Merlot e di Cabernet Sauvignon.
Il borgo, che sino agli anni sessanta ospitava anche una piccola scuola rurale, era abitato dai mezzadri e dalle loro famiglie. Allora coltivavano anche il frumento e allevavano gli animali da pascolo. Oggi il complesso immobiliare accoglie i visitatori nelle camere di un agriturismo accogliente e tradizionale, ma dotato di piscina e solarium.
Acquistata dall’avvocato Mauro Bendinelli, padre degli attuali proprietari, la fattoria viene oggi gestita in modo corale da sei fratelli, come circa sei sono i vigneti che coralmente, ma in modo ogni anno differente, concorrono a produrre le bottiglie di pregio abbracciate dalle etichette Santo Stefano.
“Ogni anno scegliamo da quali vigne prelevare le uve migliori che determineranno il blend della nostra produzione -spiega l’enologo Giampaolo Chiettini- a seconda degli effetti più, o meno fortunati della stagione sui singoli vigneti. Ma in Chianti non c’è mai bisogno di attività estreme per realizzare buoni vini, come non è necessario marcare troppo l’affinamento in legno”.
Nei giorni scorsi l’azienda vitivinicola ha festeggiato i sessant’anni di attività con una verticale in barricaia, una degustazione di vecchie annate – Chianti Classico 2006, 2007, 2008, 2010, 2014 (Magnum, Chianti Classico Riserva il Drugo), 2016, 2017, 2018 – e un pranzo con i piatti dello chef Matteo Caccavo dell’Osteria Il Pratellino.
Otto annate alla presenza di addetti al lavoro tra cui sommelier, giornalisti e blogger del settore, che hanno apprezzato in particolare proprio i risultati ottenuti in annate difficili come il 2007, il 2010, il 2014 e il 2017. Stagioni estreme, caratterizzate da un caldo potente, oppure da eccessivo freddo e piogge, ma da cui tuttavia i fratelli Bendinelli, sotto l’attenta guida dell’enologo Chiettini, sono riusciti a mixare le uve giuste dai vigneti più fortunati, per proporre comunque vini dal corpo elegante, se non opulento, sempre dal gusto equilibrato e rotondo.
Con la vendemmia di quest’anno sono arrivati in produzione anche i nuovi vigneti impiantati nel 2018, questo ha permesso ai fratelli Bendinelli di pensare alla produzione di una nuova tipologia di vino: si tratterà infatti di un nuovo IGT di fascia alta, che andrà a celebrare il 60° anno di attività della Fattoria Santo Stefano.
“Inizialmente avrebbe dovuto essere una seconda casa di vacanza, pensata anche per i nostri nonni -raccontano Maria, Chiara, Anna, Bruno, Agostino e Elena Bendinelli- ma con il tempo nostro padre si è rimboccato le maniche con passione, coinvolgendo tutta la famiglia. Il vino ha continuato a farlo sia sfuso che in poche bottiglie per gli amici o piccole vendite. Gestiva tutto un bravo fattore e basta. Noi fratelli siamo entrati un po’ alla volta, facendo anche altri lavori, fino a quando nel 2000 abbiamo deciso di gestire tutto noi e abbiamo fondato la società.
Negli anni abbiamo reimpiantato nuovi vigneti, ci siamo inoltre occupati della riorganizzazione aziendale, con un enologo, dei tecnici che ci affiancano nel lavoro e siamo intervenuti sia da un punto di vista tecnologico in cantina, rinnovando la parte di vinificazione che quella di affinamento, ma soprattutto investendo sui vigneti. Oltre a questo, abbiamo anche puntato sulla vendita diretta e sull’agriturismo, ma anche sull’export in particolare con l’America e la Germania”.
Molto apprezzato il menu dell’Osteria Il Pratellino, servito nella splendida barricaia di fattoria e composto da una squisita passata di lenticchie nostrali bio, cavoli e broccoli di stagione e cialda di pane fritta come antipasto mentre, come primi piatti, i presenti hanno potuto gustare la carabaccia di cipolle rosse toscane con ravioli alla ricotta e cipolla gratinati al Gran Mugello e un risotto alla zucca e salsiccia di cinta senese con crema di caprino e mandorle. Come secondo è stata poi servita l’arista di cinta senese con passata rustica di carote allo zenzero e, per concludere un must della cucina toscana tradizionale, ovvero una golosa zuppa inglese all’Alkermes di Firenze.
“Per noi stagionalità e territorialità sono concetti fondamentali, dai quali non possono esimersi tutti i nostri piatti, anche quelli scelti per questa occasione speciale di cui siamo felicissimi di essere coprotagonisti. – commenta Francesco Carzoli dell’Osteria Il Pratellino –Ricette semplici ma gustosissime, risultato di tradizioni familiari ed esperienze personali e professionali e che mai come oggi mirano ad esaltare i veri protagonisti della giornata: i vini della Fattoria Santo Stefano prodotti con la stessa passione che noi mettiamo nelle nostre preparazioni culinarie. Abbiamo optato per un menu non banale, piacevole ed efficace, che ben si adatta alla variegata platea di invitati oltre che alle note esigenze e restrizioni alimentari”.
L’impegno più grande della famiglia Bendinelli è negli anni quello di mantenere inalterate le peculiarità di questo borgo storico immerso nelle colline del chianti, nel rispetto della biodiversità e del perfetto equilibrio tra natura e tecnologia.
“Questi posti vanno veramente vissuti, gli ospiti si sentono parte di un contesto e hanno voglia di prenderne parte in tutti i sensi – proseguono Elena, Chiara e Agostino – Il taglio del nostro agriturismo è molto familiare, il visitatore qui trova sempre una persona che lo accoglie e gli trasmette del calore”.