Dazi USA: a rischio tantissimi posti di lavoro

Nel 2025 il trend sarà l’esplorazione di aree emergenti. Bagnai (Lega): "Sono un'opportunità di riflessione"

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
04 Aprile 2025 23:55
Dazi USA: a rischio tantissimi posti di lavoro

L’introduzione di nuovi dazi sulle esportazioni verso gli USA segna una svolta protezionistica che avrà effetti rilevanti sull’economia mondiale con il rischio di una recessione globale di cui valuteremo gli effetti complessivi solo nel lungo periodo.

Anche per l’economia toscana il contraccolpo sarà comunque significativo: gli USA sono, dopo l'Europa, uno dei principali mercati di sbocco per l’export regionale con oltre 10 miliardi di euro nel 2024. Per effetto dei dazi è possibile stimare una contrazione della crescita del PIL toscano nel 2025 dallo 0,8% allo 0,5%, pari a circa 420 milioni di euro in meno. Fra i settori più colpiti la farmaceutica (-4,4% di valore aggiunto), la moda (-1,2%) e l'automotive (-1,0%).

A proposito dell’imposizione dei nuovi dazi annunciati dal presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, Flavia Capilli segretaria generale della Fim Toscana, la federazione dei lavoratori metalmeccanici della Cisl,ha detto che “è arrivata questa mazzata, che era annunciata, e che ovviamente avrà dei contraccolpi anche alla produzione industriale. Già i dazi sull’acciaio e sull’alluminio stanno dando grandissime preoccupazioni sul futuro.

Temo che saranno a rischio tantissimi posti di lavoro, in tutta Europa ma soprattutto in un paese come l’Italia che esporta molto verso gli Stati Uniti. Aspettiamo di capire come il governo italiano reagirà, insieme all’Unione Europea, però in questo momento siamo molto preoccupati per quello che potrà succedere.”Per quanto riguarda la Fim, ha aggiunto Capilli, “i dati del tesseramento ci parlano di un sindacato con tanti iscritti, che continuano ad aumentare.

Il nostro obiettivo è quello di crescere ancora, per dare ancora più opportunità di tutela e di diritti ai lavoratori metalmeccanici.”

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“Come se non bastassero i conflitti che dall'Ucraina al Medio Oriente stanno portando sofferenze a migliaia di persone minacciando la stabilità mondiale, i dazi imposti dagli Stati Uniti porteranno una guerra commerciale che colpirà purtroppo esclusivamente le imprese”. Esprime tutta la sua preoccupazione il presidente di Confcommercio Provincia di Pisa Stefano Maestri Accesi. “Non possiamo nascondere la nostra angoscia quando il libero commercio viene messo in discussione, a maggior ragione se parliamo di un mercato come quello statunitense che per le imprese pisane rappresenta uno dei primi partner commerciali dopo quelli dei Paesi europei come Germania, Francia e Spagna”.

“I dati Irpet ci dicono che le esportazioni toscane verso gli Stati Uniti nel 2024 hanno raggiunto il valore di circa 10 miliardi di euro, circa il 16% dei prodotti esportati all'estero, in continua ascesa negli ultimi 15 anni. Secondo le stime Irpet la riduzione del Pil toscano nel 2025 sarà pari a 420 milioni di euro e a soffrirne sarebbero i settori più esposti alla domanda americana: farmaceutica, comparto della moda, industria dei macchinari e settore automotive”.

“Numeri che non ci fanno dormire sonni tranquilli in un contesto dove” precisa Maestri Accesi “secondo i dati della Camera di Commercio, l'export della provincia di Pisa ha registrato una flessione di 315,8 milioni di euro nel 2024, con un calo generale dell'8,5% rispetto al 2023 e del 6,7% nelle esportazioni verso il mercato americano”.

“Siamo molto preoccupati per questo ulteriore shock che alimenta una situazione già difficile per le imprese del territorio, già provate da due anni di pandemia, dall'aumento dei costi energetici e dall'inflazione” afferma il direttore di Confcommercio Provincia di Pisa Federico Pieragnoli “Il problema dei dazi doveva essere affrontato a monte, senza arrivare a gravare di nuove zavorre le nostre imprese, peraltro già alle prese con una fiscalità eccessiva e una burocrazia lenta e costosa. Adesso non resta che auspicare in un'efficace diplomazia commerciale che possa almeno limitare i danni. Di sicuro non sentivamo il bisogno di una guerra commerciale che arrivasse a minacciare imprenditori che da anni sopportano sacrifici di ogni tipo per tenere in piedi le proprie aziende e attività”.

“L’olio Toscano IGP non ha concorrenti sul mercato USA: è l’extravergine IG più richiesto dai consumatori americani che per averlo sono disposti a pagare un prezzo molto superiore rispetto agli altri prodotti stranieri e nazionali perché collegato ad una catena di valori come la qualità, la trasparenza, la territorialità, l’identità che sono elementi di autenticità e toscanità. L’unico modo di essere certi di poter condire un piatto o semplicemente gustarsi una bruschetta con olio toscano è quello di acquistare il Toscano IGP.

E’ un prodotto premium: l’aumento del prezzo non dovrebbe portare ad una riduzione automatica dei consumi anche se andrà messa in conto. Dobbiamo essere anche realistici. Siamo in una terra inesplorata”: a dirlo è Fabrizio Filippi, Presidente Consorzio di Tutela dell’olio Toscano IGP, il principale attore del mercato olivicolo IG d’Italia che concorre da solo al 15% degli oltre 190 milioni di euro generati dall’impatto economico delle 32 produzioni olivicola nazionali certificati. Il mercato a stelle e strisce è un mercato fondamentale per il Toscano IGP che assorbe da solo il 40% delle esportazioni, poco meno di 20 milioni di euro.

“Dalla Toscana partono verso gli scaffali dei canali di vendita americani oltre 2 milioni di bottiglie all’anno. E’ un mercato importante anche dal punto di vista dei volumi. – spiega ancora il Presidente Filippi – In questo momento dobbiamo essere cauti, non cadere nella tentazione di una reazione per riflesso e lasciare spazio alla diplomazia. I dazi non fanno bene a nessuno, né all’Europa, né all’America. Detto questo è chiaro che c’è disorientamento, anche tra gli stessi produttori, che vivono una fase di incertezza”.

Il Consorzio di Tutela dell’olio Toscano IGP è invece preoccupato per l’atteggiamento degli Stati Uniti nei confronti delle IG europee rendendo sempre più complicato e difficile l’accesso delle produzioni a marchio Dop e Igp. Una contromossa da parte degli Stati Uniti per rispondere al regolamento europeo 2024/1143 che pone paletti all’ingresso al mercato dell’UE per i titolari di marchi e i produttori statunitensi. “I produttori agricoli italiani sono i primi a chiedere reciprocità negli scambi commerciali per impedire l’ingresso sul mercato di prodotti di bassa qualità, a prezzi stracciati, realizzati con standard ambientali, sociali e di sicurezza, molto inferiore ai nostri.

– spiega ancora il Presidente del Consorzio di Tutela - La reciprocità non dovrebbe essere solo una questione di bilancia commerciale, io esporto tot e tu importi tot, ma dovrebbe essere uno strumento per alzare l’asticella della competitività e della qualità. Non il contrario”.

"Già da oggi in fumo diverse migliaia di euro". Sono i primi effetti della tempesta di dazi che si abbatte prima sulle imprese piccole e medie vocate all'export come la Fornace Masini, che produce il celebre cotto fiorentino. "I dazi al 20% - spiega Costanza della storica Fornace Masini di Impruneta - pesano molto e, per noi, il mercato statunitense da solo vale circa il 30%". "Siamo preoccupati - confessa Masini, presidente di Donne Impresa Confartigianato - anche se con una produzione di nicchia come la nostra, apprezzata per qualità e pregio, possiamo mantenere quote di mercato".

Ma i problemi restano e a pagarne il conto sono i più piccoli, almeno per ora. Primo mercato per 43 prodotti Made in Italy, gli Usa - si apprende da un report di Confartigianato - sono stati negli ultimi anni un mercato di riferimento anche per le micro e piccole imprese, in particolar modo alimentari, moda, legno, metalli, per un valore di circa 17,9 miliardi; la Toscana, inoltre, è al terzo posto in Italia per esportazioni verso gli Stati Uniti.

"La mossa dell'attuale amministrazione Usa - spiega Serena Vavolo, presidente di Confartigianato Imprese Firenze - segna un giro di boa nell'economia mondiale. Bisogna fin da subito adottare provvedimenti protettivi verso le nostre pmi artigiane. Di fronte a un'offensiva di dazi così concentrata e così forte, che avrà effetti a caduta su tutto il circuito mondiale - il sismografo delle borse registra i primi contraccolpi -, dovremo saperci costruire nuovi mercati e nuovi sbocchi per prodotti artigiani di valore". "La nostra proposta - prosegue Vavolo -, che rivolgiamo anche alle Istituzioni cittadine, è quella di attivare un tavolo per l'export e per la difesa delle pmi così da coordinare una risposta adeguata".

“I dazi sono innanzitutto un’opportunità di riflessione: il tempo della globalizzazione, così come intesa finora, è arrivato. Questo significa cioè che la gestione di questo fenomeno da parte delle istituzioni è stata appunto fallimentare”. Così ai microfoni di Radio Cusano Campus Alberto Bagnai, Economista e Senatore della Lega, intervenuto nel corso della trasmissione ‘Battitori Liberi’, condotta da Gianluca Fabi e Savino Balzano, in merito ai dazi imposti da Trump.

“E il disastro è stato senza dubbio causato dalle istituzioni europee-ha proseguito Bagnai- che prima si sono vantate del mercato unico ora, con i dazi, si accorgono della necessità di intervenire e chiedere aiuto. Ma bisognerebbe pensare a una riorganizzazione del modello di crescita che non attacchi il modello interno come ora sta accadendo”. L’Europa a questo punto ha dunque senso? “se con Europa s’intende Unione Europea e non accordi tra Paesi, quindi un super-stato che decide per tutti al di là delle specifiche necessità e possibilità del singolo no, non ha senso come abbiamo avuto modo di verificare”.

E spiega “tutta l’Europa, per esempio, ha seguito la linea di depressione del reddito perché un paese, la Germania, così ha deciso e gli altri hanno dovuto muoversi di conseguenza”. Soffermandosi poi sul pil italiano ha dichiarato “veniamo da un periodo in cui il pil è stato fermo 17 anni; noi ora non possiamo chiaramente sanare tutto in un anno, ma sicuramente con la strategia avanzata dalla Premier, rispetto all’avvento dazi, concordo pienamente” e sottolinea “Meloni è ferma su due punti chiari: no ritorsioni nei confronti degli Usa, sì trattative.

E in termini astratti una soluzione a mio avviso potrebbe essere una maggiore flessibilità, essendo stata l’unione monetaria un gran peso per tutti. Infatti la crescita in Europa c’è stata solo quando è stato sospeso il patto di stabilità”, ha concluso il Sen. Alberto Bagnai.

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