22 aprile 2021- Il Decreto Riaperture scatena lo sconcerto e la rabbia delle imprese e dei professionisti del settore dei congressi e degli eventi.
Il comparto che ha un impatto diretto sul Pil di 36,2 miliardi, produce un giro di affari di 65,5 miliardi,genera15,5 miliardi di entrate tributarie e che dà lavoro a oltre 570.000 persone si trova ancora una volta fermo, assistendo però alla ripartenza di altri settori che comportano aggregazione di persone.
Si legge in una nota Federcongressi&eventi:
"Ci dovete spiegare: qual è la differenza tra un meeting di 200 persone e una proiezione cinematografica per lo stesso numero di partecipanti?
Ci dovete spiegare: qual è la differenza tra una cena al ristorante o un banchetto di nozze?
Le fiere riaprono il 15 giugno mentre i congressi e i convegni devono aspettare il primo luglio. È questa la prima e incomprensibile incongruenza del Decreto. Se la ratio che guida le decisioni del Governo è tutelare l’economia e contemporaneamente la salute dei cittadini non si spiega come possano essere autorizzate le fiere con migliaia di visitatori mentre i congressi e i convegni sono costretti a rimanere in stand by. Una disparità dalle conseguenze gravissime perché fa perdere giornate di business a un settore fermo da oltre un anno e privo anche della sola ombra di un ristoro.
Altra incongruenza del Decreto Riaperture è la mancata data di ripartenza per eventi aziendali e formativi, eventi privati e matrimoni. Eventi che si possono svolgere con le medesime modalità di una cena al ristorante restano fermi al palo. Anche i meeting, facilmente assimilabili al comparto dei Cinema e Teatri, non sono permessi. Eppure gli eventi garantiscono un controllo assoluto dei partecipanti, a partire dalla fase di preparazione fino alla conclusione".