Carceri: 66° suicidio a Prato, il secondo in pochi giorni

Segnali di crescente tensione

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
07 agosto 2024 21:08
Carceri: 66° suicidio a Prato, il secondo in pochi giorni

35 anni, tunisino, con problemi di natura psichiatrica, si è impiccato nel primo pomeriggio nella sua cella del reparto isolamento della Casa Circondariale di Prato.

Sale così a 65 la tragica conta dei detenuti suicidi dall'inizio dell'anno, il secondo in meno di due settimane a Prato. A queste morti bisogna peraltro aggiungere i 7 appartenenti alla Polizia penitenziaria che si sono tolti la vita.

"Nel giorno in cui il Parlamento varerà un provvedimento vuoto, se non a tratti dannoso, nelle carceri il boia invisibile continua a infliggere la pena di morte di fatto, per di più, scegliendo casualmente la vittima" dichiara Gennarino De Fazio, Segretario generale UILPA Polizia Penitenziaria.

Approfondimenti

“Non c’è bisogno della palla di cristallo per prevedere che la situazione, già di grande emergenza e del tutto inedita per gravità rispetto a sempre, è destinata a diventare ancora più pesante, al punto che le rivolte di questi giorni fanno da apri pista a tutto quello che sta accadendo. Noi –sottolinea il segretario generale del S.PP. Aldo Di Giacomo- più semplicemente continuiamo a cogliere ed interpretare, già da settimane, gli inquietanti segnali che l’Amministrazione Penitenziaria invece preferisce ignorare.

Su tutti: una ventina di tentativi di evasione, nel giro di un mese, sventati grazie all’alta professionalità del personale penitenziario, è l’inequivocabile segnale che in questa stagione estiva il numero dei tentativi di evasione è destinato a crescere in maniera esponenziale come quello delle rivolte e delle aggressioni al personale. Tutto questo accade mentre alla Camera in queste ore tra scontri maggioranza-opposizioni ed inutili polemiche politiche si sta approvando il cosiddetto decreto carceri che non contiene alcuna novità non solo per prevenire la mattanza silenziosa dei suicidi e delle continue aggressioni agli agenti ma soprattutto per rendere il lavoro del personale penitenziario più sicuro e dignitoso. Non siamo pronti a fronteggiare questa estate di rivolte e siamo stanchi – conclude – di pagare il pezzo più alto con il rischio di incolumità personale di responsabilità politiche e di Governo”.

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