La Regione Toscana, con la Giunta Rossi e l’Assessorato Marson, ha recentemente presentato due provvedimenti urbanistici di rilievo: la nuova Legge urbanistica toscana ed il Piano paesaggistico regionale. Si tratta di un poderoso impegno sia per ciò che riguarda il lavoro portato avanti dagli uffici che per il carattere innovativo dei due provvedimenti tra loro strettamente collegati. Nel complesso si tratta di un processo riformatore che non solo intende operare una inversione di tendenza nella formazione e gestione degli strumenti di pianificazione regionali, ma che potrebbe proporsi come un punto di riferimento per il riordino legislativo e procedurale dell’intero sistema di pianificazione nazionale. Il Piano paesaggistico regionale, che costituirà integrazione al PIT (Piano di indirizzo territoriale) dopo due anni di elaborazione è stato approvato in Giunta il 16 gennaio scorso ed inizia il suo percorso per la adozione in Consiglio.
E’ auspicabile che prima della fine legislatura – tenuto conto degli emendamenti prodotti anche dalle osservazioni dei cittadini - venga approvato definitivamente in attuazione del Codice dei beni culturali e del paesaggio. La nuova Legge urbanistica toscana approvata in Giunta il 30/9/2013, attende di essere approvata in Consiglio. Finora non sono mancate critiche da parte di sindaci e Ordini professionali che la accusano di ingessare il territorio. "In realtà essa intende ridimensionare lo strapotere dei Comuni aumentato a dismisura a seguito di una errata interpretazione della riforma federalista del titolo V della Costituzione.
Un tentativo coraggioso di superare la dicotomia, originata dalla legge vigente, fra principi virtuosi conclamati nel testo e modalità attuative troppo spesso contrastanti con quegli stessi principi, in assenza di strumenti effettivi per reclamarne l’applicazione" sostengono i Comitati Cittadini dell'area Fiorentina. Gli obiettivi primari della Legge urbanistica, introdotti dal concetto di “patrimonio territoriale”, sono la limitazione del consumo di suolo, mediante la definizione di un confine tra territorio urbanizzato e non urbanizzato, e la tutela del paesaggio con particolare valorizzazione di quello agricolo produttivo. Gli strumenti procedurali con i quali la Regione Toscana intende raggiungere questi obiettivi sono la Conferenza paritetica interistituzionale e il Tavolo tecnico.
"Questi strumenti, che potrebbero sembrare di secondaria importanza, sono invece la chiave di volta per pervenire ad un mutamento di approccio e ad una rinnovata gestione del territorio. La “Conferenza paritetica”, esistente anche se in modo inefficace nella legge vigente, viene dotata di potere cogente nei confronti dei partecipanti, mentre viene introdotto un “Tavolo tecnico” in grado di entrare nel merito effettivo delle problematiche che attualmente sono riservate esclusivamente al giudizio prevalentemente politico dei membri designati dalla Giunta e dal Consiglio delle autonomie locali. Ma è con il concetto di “area vasta”, cioè con la possibilità che due o più comuni possano procedere alla redazione congiunta di un piano strutturale inter/sovracomunale, che la proposta di legge si relaziona più strettamente con il piano paesaggistico di recente approdato in Giunta: infatti questa norma permetterà, fra l’altro, di conferire continuità territoriale alle aree non urbanizzate di comuni contermini uniformando le politiche e le strategie territoriali al di là degli attuali confini comunali. Inoltre, con le modifiche introdotte alle modalità di istituzione della commissione per il paesaggio, della quale dovranno fare parte veri esperti in materia paesaggistica e ambientale scelti con criteri quanto più oggettivi possibile, la legge intende fornire un valido supporto alla tutela del territorio non urbanizzato disciplinato dal Piano paesaggistico" "In definitiva questo insieme di provvedimenti regionali va nella direzione auspicata da Salvatore Settis che in un articolo del 1 febbraio scorso, analizzando i disastri ambientali cui è sottoposto in modo ricorrente il Belpaese, si chiede che cosa si debba intendere col termine “prevenzione” e conclude che esso significa limitare il dissennato consumo di suolo che “sigillando” i suoli li predispone al disastro, significa incentivare l’ agricoltura di qualità, come baluardo contro il degrado dell’ambiente e del paesaggio, significa demistificare il concetto di “grandi opere” come motore dello sviluppo in favore delle piccole ma indispensabili opere di manutenzione del territorio".