Firenze, 1 febbraio 2014- Nel pieno della crisi economica, Confcooperative Firenze-Prato conferma i dati resi noti dal rapporto Euricse sull’attività delle cooperative. Nell’area fiorentino pratese e pistoiese si rispetta il trend nazionale: su 8.332 addetti occupati nelle 380 cooperative aderenti a Confcooperative, 7 lavoratori su 10 (70%) sono assunti con un contratto a tempo indeterminato. Il dato è stato presentato oggi in occasione dell’incontro organizzato da Confcooperative Firenze Prato dal titolo ‘Crescere in cooperazione, crescere in coesione’ a Poggio a Caiano (Po).
“Un dato positivo – spiega il Presidente di Confcooperative Firenze Prato Stefano Meli – che fa emergere palesemente il contributo delle cooperative sul tessuto economico del territorio. La realtà cooperativa rappresenta un ottimo strumento per fronteggiare le difficoltà con cui ci confrontiamo quotidianamente, in particolare sul piano del lavoro e dell’occupazione. Il dare lavoro, il mantenimento della occupazione è la vera vocazione della impresa Cooperativa, lo abbiamo fatto anche a discapito dei risultati economici, spesso attingendo alle risorse patrimoniali prodotte nel passato.
Per questo segnaliamo con preoccupazione i dati più recenti che indicano come purtroppo la situazione economica si stia appesantendo. Come in ogni settore infatti non siamo stati risparmiati dalla crisi, come evidenzia il dato legato al numero delle liquidazioni (14 fra volontarie e coatte) che è quasi pari al numero delle nuove adesioni (16)”. In controtendenza la realtà delle cooperative sociali, raddoppiate nel decennio 2001/2011 con il conseguente raddoppio dell’occupazione complessiva, (passate da 2.520 a 4.790) confermando un ruolo da protagoniste nel nuovo Welfare.
Anche nelle altre cooperative, di servizi, cultura e agricole, l’incremento è stato significativo, ovvero del 12%, attestandosi su 3.550 unità. Nel complesso il valore della produzione nel 2012 è stato pari a 604 milioni. “Sentiamo la responsabilità di dare strumenti alle nostre cooperative - conclude Meli - per ridare Valore alle Imprese, per misurarci con i grandi cambiamenti che ci aspettano, sul piano istituzionale amministrativo come sul Credito, con il grande e prezioso ruolo che potranno svolgere le Banche di Credito Cooperativo; ma soprattutto dare una speranza di futuro ai troppi giovani in cerca di lavoro e che spesso non conoscono le opportunità che la forma d’impresa cooperativa può dare per uscire da quella precarietà che è la loro condizione troppo frequente." Da qualche mese è iniziata in sede istituzionale la discussione per la modifica del regolamento comunale per la gestione degli impianti sportivi di proprietà del Comune di Firenze.
Slc Cgil e Nidil Cgil denunciano alla cittadinanza uno stato di cose che ha ricadute pesanti per i lavoratori e per le Associazioni Sportive Dilettantistiche (ASD) che saranno penalizzate da regole di gestione degli impianti ancor più a vantaggio del comune: le ricadute sulla qualità e quantità del servizio reso alla cittadinanza saranno evidenti. Oltre al fatto che le clausole sociali che il Comune vuole cancellare, sono presenti in tantissimi comuni e regioni, oltre che in svariati accordi sindacali.
Slc Cgil e Nidil Cgil dichiarano l’apertura dello stato di agitazione con la possibile chiusura degli impianti, contro le decisioni del comune e non contro i gestori che subiscono insieme ai lavoratori la discrezionalità di un comune. Anche a Grosseto è stato costruito il Sindacato Comparto Sicurezza e Difesa (SCSD), con l’ufficializzazione della nomina di Mario Calzolari, a Segretario Provinciale. Il Sindacato è aperto a tutti i cittadini e vuole tutelare i diritti degli associati, fornendo specifica assistenza in campo fiscale, pensionistico ed in tutta la vasta gamma dei rapporti fra cittadini e istituzioni che, con il continuo aumento delle complicanze burocratiche, rende difficile i vari adempimenti.
Il SCSD svolge un’attività di tutela dei diritti e per il miglioramento delle condizioni di vita dei cittadini, con particolare riferimento alle classi sociali più deboli.