Il sindaco di Firenze Matteo Renzi rompe il silenzio sulle vicende politiche nazionali alla Festa PD di Castelfranco Emilia. Dal palco di Bosco Albergati inizia toccando il tasto del conflitto generazionale citando Luciano Ligabue e rivolgendo agli oltre 1000 presenti la fatidica domanda sul tempo che passa e sulla possibilità che questo sia "Il tempo per noi". Per Guglielmo Epifani, Segretario del PD, sono bastate sotto quello stesso palco una cinquantina di sedie.
Prospettive, punti di vista. Al giornalista Enrico Mentana (nella puntata di Bersaglio mobile) aveva promesso che sarebbe rimasto in silenzio per consentire al Governo Letta di portare a termine i propri compiti ed al processo contro Silvio Berlusconi di arrivare a sentenza. La sentenza storica di condanna è arrivata per il Cavaliere ed il Governo delle larghe intese ha accusato il colpo rimandando tutto a settembre. Il silenzio non aveva più senso. "Non esiste un Governo del DURARE ma un Governo del FARE" è tornato a sottolineare Renzi, e concedendo ad Enrico Letta il solito beneficio del dubbio "Se fa quel che ha promesso..." anche se di ostacoli sembrano essercene fin troppi. Facile criticare un Governo tenuto insieme con il nastro carta? Sotto certi aspetti le invettive di Renzi vengono raccolte come veri e propri spintoni al castello di carte costruito per reggere un'Italia ridotta ai minimi termini, una terra distrutta dalla crisi economica, ma prima ancora da una mancanza totale di controllo che negli anni ha provocato uno scivolone verso il baratro a suon di sprechi senza giustificazione.
Poi è arrivata la Spending Review, solo poi, per mettere una toppa, e magari nasconderci dietro più di una faccia. "Io ci ho messo la faccia" mentre l'attenzione è rivolta al palco "ed ho parlato di rottamazione" perché per cambiare il Partito occorreva scuotere la nomenclatura, dare un senso concreto di quel "fiato sul collo" di cui parla sempre Beppe Grillo che per Renzi è stata "una grande delusione" con un Movimento 5 Stelle non all'altezza delle aspettative. "Non basta più avere la tessera del Partito...
ma non basta neppure Facebook" per l'innovazione della politica. E' un'Italia che deve cambiare secondo Renzi che ricorda al suo Partito quali siano le priorità non certo la guerra contro Berlusconi. Rispetta la posizione assunta dal PDL, da Bondi, Brunetta, Schifani e Santanché "L'amore non si discute" afferma sorridendo "però le sentenze vanno rispettate mentre a noi spetta qualcos'altro..". "Non possiamo aspettare cosa fa Berlusconi" incalza "il congresso possiamo farlo senza di lui". La speranza del paese passa nuovamente per le parole del primo cittadino di Firenze che indossa la fascia tricolore, sposta le Bancarelle da San Lorenzo, arriva in bicicletta a Santa Maria Novella per incontrare Moretti che arriva con il Frecciarossa, fa visita alla cancelliera tedesca suscitando l'ira degli 'dei' e poi sale sui palchi delle Feste Democratiche con lo stesso stile diretto che tanto piace a chi ha perso la bussola del sistema. Quella della 'foglia di fico': Mettersi in un angolino e poi tornare utile al momento delle votazioni, questo l'invito non troppo velato rivolto a Matteo Renzi dai dirigenti del PD "Non possiamo farlo" ha risposto l'antagonista compagno di squadra. "I Calderoli passano, la dignità resta" ha detto ancora renzi rivolgendo un abbraccio al ministro Cecile Kyenge e ricordando la Lega Nord come una delle tante cose sfuggite all'attenzione in questi ultimi 20 anni di politica italiana in cui "Abbiamo visto passare di tutto". Ha conluso ricordando il programma delle cinque E: Educazione Energia Equità Europa Entusiasmo. Serve una data, insomma, servono regole chiare, almeno.
Antonio Lenoci