Firenze, 30 luglio 2013 – In crescita fallimenti e altre procedure concorsuali in Toscana: queste hanno coinvolto 362 imprese nel II trimestre 2013, con un +40,3% rispetto allo stesso trimestre dello scorso anno (la media nazionale è del +22,2%). Sempre più società chiudono l’esercizio in perdita: sono il 29,4% nel 2012 (sul totale dei bilanci fin qui depositati), con un incremento dell’11,3% rispetto al 2011. Rallenta contemporaneamente la dinamica imprenditoriale: fra aprile e giugno le iscrizioni al Registro delle imprese diminuiscono del 2,3% e le cessazioni (non d’ufficio) aumentano dello 0,4%.
Il tasso di crescita del tessuto imprenditoriale regionale si riduce così ulteriormente, attestandosi al +0,2%: la Toscana si mantiene comunque leggermente al di sopra della media nazionale (+0,1%), superata – fra le regioni italiane maggiormente sviluppate – solo dalla Lombardia (+0,5%). Questi i principali dati rilevati da Unioncamere Toscana e raccolti nel rapporto Movimprese II trimestre 2013 su natalità e mortalità delle imprese toscane, e nella nota di aggiornamento dei principali indicatori delle società di capitali toscane. Per Vasco Galgani, Presidente Unioncamere Toscana “I dati confermano come la crisi in corso stia minando alla base la stessa capacità di resistenza degli imprenditori, con un aumento esponenziale delle cessazioni legate a cause “patologiche”, leggasi fallimenti.
Le imprese cercano di mantenere le proprie quote di mercato attraverso una riduzione dei margini, ma compromettono con ciò i propri equilibri economici e finanziari. I dati di bilancio, in particolare, evidenziano due aree su cui le politiche devono prioritariamente concentrare i propri sforzi, per il crescente peso che le imprese devono sostenere sul fronte della gestione finanziaria e tributaria: si tratta di misure dirette a facilitare l’accesso al credito da un lato, e di interventi volti ad alleggerire l’imposizione fiscale dall’altro, anche grazie a più efficaci misure di razionalizzazione della spesa pubblica, senza le quali diventa difficile immaginare l’avvio di percorsi di crescita sostenibili nel tempo”. Forme giuridiche e tipologie imprenditoriali La quasi stazionarietà dei processi di nati-mortalità imprenditoriale (+0,2% il tasso di crescita regionale) presenta dinamiche non uniformi sotto il profilo delle forme giuridiche.
In decisa espansione le società di capitali (ma non le società per azioni, -1,3%), che registrano un tasso di crescita del +2,5%, mentre sono stabili le società di persone (+0,1%). Sono invece in calo le imprese individuali (-1,0%), su cui pesa il calo delle artigiane (-2,7%), in conseguenza di un tasso di mortalità che ha raggiunto il 10,1% (a fronte di una natalità che si ferma al 7,4%): in un anno, le imprese artigiane iscritte ai registri camerali sono diminuite di 3.113 unità). Continuano inoltre a crescere le “altre forme giuridiche”, fra cui sono ricomprese soprattutto le imprese cooperative (+1,8%). Un contributo positivo alla crescita del tessuto imprenditoriale viene poi dalle imprese femminili, che crescono ad un ritmo dell’1,0%: con oltre 100 mila imprese registrate alla fine di giugno 2013, le imprese femminili rappresentano ormai quasi un quarto del totale (24,3%).
In crescita ancora più sostenuta le imprese guidate da imprenditori stranieri (+4,1%), che raggiungono le 47.931 unità (11,6% del totale regionale). In forte il calo invece (-4,6%) le imprese giovanili, pari a 39.183 (il 9,4% del totale regionale). Settori di attività A livello di macrosettori crescono solo le imprese dei servizi, con un +1,1% (2.612 unità aggiuntive nell’ultimo anno). Nel terziario, il contributo maggiore alla crescita proviene soprattutto dalle attività legate al settore turistico (esercizi ricettivi e ristorazione +988 imprese) e dei servizi alle imprese (servizi operativi, servizi avanzati e informatica +608 unità); crescono comunque anche le imprese del commercio e dei servizi alla persona, mentre diminuiscono quelle operanti nei trasporti/logistica (-110). Fra gli altri macrosettori prosegue invece la crisi dell’edilizia (-2,9% e -1.990 imprese registrate nell’ultimo anno) e riprende l’emorragia dell’agricoltura (-1,2% per 497 unità in meno).
L’industria in senso stretto si mantiene invece abbastanza stabile, contenendo il calo (solo -0,2%): in tale ambito crescono le imprese operanti nella fornitura di energia e nelle utilities (+8,5% per 102 unità aggiuntive), mentre diminuiscono leggermente quelle estrattive (-0,2%) e manifatturiere (-0,4%). Il ridimensionamento del manifatturiero non è tuttavia generalizzato. Cresce infatti il sistema moda (+0,8%), grazie al recupero delle confezioni-abbigliamento (+0,9%) ed all’ulteriore sviluppo del comparto concia-pelletteria-calzature (+2,1% per 164 imprese aggiuntive), mentre il tessile-maglieria è ancora in calo (-1,7%).
La meccanica allargata registra invece un nuovo arretramento (-1,2% e -171 imprese), particolarmente accentuato nei mezzi di trasporto (-4,6%) e nella meccanica strumentale (-3,3%). Gli altri settori manifatturieri, infine, risentono soprattutto della crisi dei comparti legati al sistema-casa (legno-mobili e minerali non metalliferi perdono in un anno 208 imprese), mentre è in espansione il comparto alimentare (+52 imprese). Nel 2012 bilanci sempre più in rosso: pesa soprattutto l’erosione dei margini ed il rilevante peso della gestione finanziaria e tributaria Tre società di capitali toscane su dieci hanno chiuso il 2012 con una perdita di esercizio, con un incremento dell’11,3% rispetto al 2011.
E’ quanto emerge dai primi dati disponibili sui bilanci 2012 depositati presso le Camere di commercio da circa 15 mila società di capitali toscane. A fronte di una complessiva tenuta del valore della produzione (+1,2% rispetto al 2011) e di un leggero ridimensionamento del valore aggiunto (-0,3%), si registra soprattutto una riduzione dei margini e degli utili: il livello medio di Ebit (il risultato d’esercizio ante oneri fiscali e finanziari) è sceso del 10,2% ed il risultato netto del 24,5%.
Nel 2012 il livello medio di EBIT rappresenta dunque il 4% del valore della produzione ed il risultato netto solo l’1%, mettendo in luce il peso ancora non trascurabile degli interessi passivi e della gestione tributaria sul risultato di esercizio. Piccole e micro le imprese con le maggiori difficoltà L’andamento del valore della produzione è proporzionale alla dimensione di impresa, con le grandi imprese in crescita (+4,2%) e le micro in calo (-1-1%), anche per le minori capacità di manovra finalizzate a strategie di riposizionamento.
Nonostante la crescita registrata, le grandi imprese riportano tuttavia una erosione significativa dei margini operativi (EBIT dal 5,7% del 2010 al 4,1% del 2012) ed un peggioramento della situazione reddituale (il risultato netto scende all’1,8%). Le medie imprese, malgrado un modesto incremento del valore della produzione (+0,8%), evidenziano invece una tenuta sia dei margini (EBIT al 4,1%) che del risultato netto (1,7%), addirittura in crescita rispetto al 2011, testimoniando il perseguimento di politiche aziendali maggiormente focalizzate sul miglioramento della qualità delle produzioni e dei servizi realizzati.