Riordino delle Province, tutto da rifare. La Corte costituzionale ha dichiarato l'illegittimità costituzionale della riforma e del riordino, contenuta nel cosiddetto decreto “Salva Italia”. Inevitabili polemiche e campanilismi. Un incontro per fare il punto sulla situazione e per creare un “fronte comune” tra i Prefetti ed i Presidenti delle Province toscane a difesa dei servizi essenziali al cittadino come scuola, viabilità, difesa del suolo e gli aspetti sociali legati alla gestione centri per l’impiego.
Questi i temi della riunione in programma alla Prefettura di Firenze e che ha visto la partecipazione dei Presidenti delle Province Toscane a confronto con tutti i Prefetti della regione. “Voglio esprimere un ringraziamento sentito ai prefetti presenti – dichiara il Presidente di UPI Toscana e della Provincia di Pisa, Andrea Pieroni – Quella di oggi è una modalità nuova ma necessaria per risolvere i problemi del Paese, dato che tutte le Province hanno subito, e stanno subendo, pesanti interventi di indebolimento economico, tali da non poter garantire la regolare attività e lo svolgimento dei servizi per i cittadini”.
Al centro dell’incontro la criticità ormai cronica da parte delle Province di riuscire a garantire l’incolumità pubblica nei servizi essenziali garantiti. Difficoltà acuite dall’intemperanza delle calamità naturali che si sono andate a sommare ai tagli economici: dalla manutenzione delle strade stressate dalle abbondanti precipitazioni degli ultimi mesi, alla necessaria messa in sicurezza degli edifici scolastici in materia antisismica, fino alla difesa del suolo. Della necessità di garantire alle Province le risorse necessarie alla manutenzione di strada e scuole e agli interventi di difesa del suolo ha parlato nel suo intervento il presidente della Provincia di Siena, Simone Bezzini.
Le Province della Toscana si trovano infatti a gestire circa 10mila km di strade di competenza, 72mila km di canali idrici, corsi d’acqua ed acque pubbliche, 337 edifici scolastici frequentati da 153mila studenti e 166 sportelli. Una mole di servizi che nel 2013 ha visto un ulteriore taglio, solo in Toscana, di circa 257 milioni di euro (99 di tagli dallo Stato, 121 di risorse bloccate con il peggioramento ulteriore dell’obiettivo del patto di stabilità e 37 milioni di minori trasferimenti regionali).
Misure e riduzioni che sono state solo minimamente attenuate del decreto sblocca-debiti del maggio scorso che ha permesso di utilizzare circa 91 milioni di euro (a fronte dei 97 richiesti) per i debiti pendenti e i lavori rimasti bloccati a causa del patto di stabilità. Per questi motivi, i Presidenti delle Province durante l’incontro hanno consegnato ai Prefetti un report sulla situazione economica degli enti intermedi in Toscana. I Prefetti hanno espresso la volontà di rappresentare agli organi dello Stato quanto illustrato dettagliatamente nei report consegnati.
“Con i tagli operati negli ultimi anni – sottolinea il Presidente di UPI Toscana e della Provincia di Pisa, Andrea Pieroni – lo Stato non contribuisce più in alcun modo al finanziamento del comparto Province. Stesso discorso per la Regione Toscana, che nel solo triennio 2010-2012, ha ridotto del 60% i trasferimenti economici, pur lasciando inalterate le materie di competenza delle Province”. «La Corte costituzionale ha reso giustizia a noi “giuristi di strada” che nei mesi andavamo dicendo cose diverse dai dotti pareri espressi dai professori che sono stati al governo del Paese: e cioè che non si possono sciogliere le Province per decreto, ma occorre un percorso di revisione costituzionale».
Così a caldo il presidente della Provincia di Grosseto, Leonardo Marras, appena saputo della sentenza della Corte costituzionale. «Purtroppo – aggiunge Marras – in questi ultimi due anni tanti danni sono stati fatti alle Province, e soprattutto si è impedito a chi ha amministrato di poter svolgere con efficacia il proprio ruolo rispetto alla domanda che veniva da cittadini e imprese. Mi auguro – conclude Marras – che questa sentenza sia l’occasione per riaprire una discussione seria sulla necessaria riforma istituzionale di cui l’Italia ha senza dubbio bisogno».