Il 13 maggio, il Commissario straordinario della Fondazione Francesco Bianchi ha comunicato alle Istituzioni prima e ai rappresentanti sindacali dei lavoratori poi, il Piano di risanamento per la Fondazione. Su 19,5 milioni di euro del costo del personale a tempo indeterminato - ad oggi 352, più 44 unità derivanti da vertenze di stabilizzazione in corso - il Commissario ritiene di dover tagliare 4,5 milioni di euro, aprendo una procedura di licenziamento collettivo per un totale di 119 dipendenti (75 tra gli indeterminati e eventualmente tutti i 44 che hanno in corso la vertenza). Il numero degli esuberi viene identificato con la chiusura completa del corpo di ballo, del cantiere scenografico, della biglietteria e della portineria del teatro. Una scelta contestatissima dai sindacati, dal mondo della danza e anche da vari rappresentanti della politica locale ma entro la fine del mese il commissario Bianchi dovrà presentarsi al Ministero dello Sviluppo Economico con un bilancio sostenibile e il Maggio Danza è col fiato sospeso.
Ha fatto discutere anche la proposta lanciata dal sindaco Matteo Renzi che ha ipotizzato un corpo di ballo riunito in una cooperativa che in pratica danzerebbe per il Maggio Musicale ove richiesto e per il resto del tempo dovrebbe stare sul mercato. Entrambe le opzioni, licenziamento in toto o esternalizzazione vengono animatamente dibattute sia in consiglio comunale che nell'assemblea di Palazzo Medici Riccardi. “Sulla prevista chiusura del Maggio Danza la risposta dell’Amministrazione è inaccettabile” dichiara il consigliere comunale di Fli Stefano Bertini “La risposta del vicesindaco Saccardi spiega questa decisione con la necessità di risanare economicamente il Maggio attraverso risparmi di spesa e tagli – sottolinea Bertini –.
Ma il Maggio Danza non può essere considerato una spesa o un onere non sostenibile, al contrario rappresenta una risorsa, con un elevato bacino di utenza e con un rilevante richiamo internazionale”. “Questa impostazione del Comune urta anche con altre considerazioni – continua il consigliere di Fli – tra cui il fatto che i fondi del Fus sono calcolati in proporzione anche all’organico del corpo di ballo. Le risorse del Fondo unico per lo spettacolo vanno a coprire quasi interamente il costo del personale dei ballerini.
Nel 2011 i costi di produzione del balletto furono quasi interamente coperti di ricavi” “Eliminare Maggio Danza è quindi un grave errore così come assolutamente impraticabile, per le stesse ragioni, è l’opzione indicata dal sindaco Renzi di costituire il corpo di ballo in una cooperativa. Ogni ente lirico che si rispetti ha un proprio corpo di ballo e giustamente se ne serve con orgoglio: dove e come potrebbe il Maggio Danza ‘mettersi sul mercato’?”. "La situazione è estremamente delicata.Vogliamo salvare il Maggio, ma non vogliamo svuotarlo dei suoi lavoratori" dichiara in aula la presidente della commissione Lavoro Stefania Collesei.
" Il confronto del commissario Bianchi coi sindacati non è concluso, ma preoccupa il giudizio da lui espresso sulla stampa che dice essere quella del sindacato una proposta insufficiente ,non seria . Non dobbiamo andare muro contro muro. Non pare giusto.Occorre continuare a perseguire l'obiettivo di mettere in sicurezza i conti senza ricorrere ai licenziamenti. D'altronde con il commissario sono stati cambiati i numeri sul personale rispetto all'accordo del 5 giugno 2012. Un ulteriore giro di vite esclusivamente ricadente sulle spalle dei lavoratori, che non hanno responsabilità per la situazione difficile della Fondazione.
È evidente che la partita non si può giocare solo a livello locale : Governo e Parlamento devono contribuire urgentemente a supportare una soluzione per il Maggio , così come per altri Enti lirico sinfonici , che proprio oggi manifestano a Roma per la loro tutela. Patrimonio non solo loro ma di tutta la cultura italiana". La Provincia che rivendica di non essere stata coinvolta dal Commissario nell'elaborazione di questo piano (con il commissariamento infatti il Cda della Fondazione decade automaticamente) ha in programma un incontro con il Commissario il prossimo 17 giugno per un confronto sul piano di risanamento e chiede un Consiglio congiunto tra Regione Toscana, Comune e Provincia di Firenze. La vertenza Maggio, per la Provincia, va risolta al più presto tenendo in considerazione le necessità del risanamento e la salvaguardia dei livelli occupazionali. L'assessore ai Rapporti con il Consiglio Giovanni Di Fede esprimendo la posizione del Presidente Andrea Barducci, si è dichiarato "d'accordo con la necessità dell'apertura di un tavolo di confronto con il Ministero dello Sviluppo Economico insieme al Ministero del Lavoro e dei Beni e delle Attività culturali". "In questa fase di recessione - ha osservato il capogruppo di Rifondazione Andrea Calò - c'è chi ha avanzato la pensata della cooperativa e tutto questo in una fase acuta di recessione.
La Provincia giustamente dichiara che la soluzione non può esssere il piano antisociale presetntato da Bianchi. Bene dunque portare il confronto a un livello più alto, coinvolgendo il Ministero per lo sviluppo economico. Va creato un interlocutore più attrento e qualificato". Una voce fuori dal coro è invece quella di Erica Franchi (Pdl) che intervenendo nel dibattito sul Maggio Musicale Fiorentino ha lamentato l'assenza di un intervento sulla Fondazione da parte dell'assessore alla Cultura Carla Fracci e attattaccato una gestione politica del Maggio: "Ci dispiace, sarebbe bastata almeno una rosa per i dipendenti.
Difficile non dar ragione al Commissario Bianchi quando denuncia la presenza di 48 amministrativi ma non di un sistema informatico. Ci viene da pensare a come è stata trasformata questa istituzione di prestigio, dalla Sinistra, in un ammortizzatore sociale. Siamo fortemente convinti che il Maggio debba essere salvato, ma che non possono farlo gli stessi attori che hanno contribuito ad affossarlo, sindacati compresi".