L’autovelox di viale Etruria è regolare perché il viale risponde alle caratteristiche richieste per consentire il funzionamento del dispositivo anche senza la presenza della Polizia Municipale. È quanto ha confermato la recente sentenza del Tribunale di Firenze che si è pronunciato, l'8 maggio quale giudice di secondo grado, su un ricorso presentato dal Comune avverso ad un pronunciamento del Giudice di pace. Si tratta della terza sentenza, dopo quella relativa agli autovelox di viale Lavagnini e viale Gramsci, che in appello dà ragione all’Amministrazione.
Secondo il giudice infatti viale Etruria può essere collocata tra le strade urbane di scorrimento perché è “una strada a carreggiata separata da spartitraffico, ciascuna con almeno due corsie di marcia, senza corsia esclusiva per autobus, con marciapiedi” e perché “non sussistono intersezioni a raso secondo la definizione del codice della strada se non quelle dotate di semafori”. E ancora perché nel tratto interessato dall’autovelox “non sono previste apposite aree o fasce laterali esterne alla carreggiata, entrambe con immissioni ed uscite concentrate perché viale Etruria non è dotato di parcheggi e dunque non ha necessità di tale accorgimento per non ostacolare il traffico” e perché “è dotato di banchina pavimentata a destra”.
Il giudice ha quindi accolto il ricorso presentato dal Comune e giudicato la sanzione irrogata correttamente. Pertanto le contestazioni avanzate dagli esponenti di Fratelli d’Italia appaiono superate dalla sentenza del tribunale ordinario. Del resto del medesimo avviso sono anche diversi Giudici di pace del Tribunale di Firenze che hanno respinto numerosi ricorsi presentati contro le sanzioni elevate dal dispositivo di viale Etruria. Proprio in questi giorni si è avuta la sentenza, favorevole al Comune, emessa dal Giudice di pace a seguito di consulenza tecnica di ufficio che ha dimostrato la sussistenza per viale Etruria delle caratteristiche oggettive proprie delle strade di scorrimento. "Abbiamo letto con sconcerto le motivazioni con cui il giudice Luca Minniti del Tribunale di Firenze ha dato ragione al Comune di Firenze relativamente agli autovelox sui Viali Fiorentini -ribattono dall'Associazione per i diritti degli utenti e consumatori- Ebbene, il giudice riconosce la tassatività delle caratteristiche strutturali necessarie affinché il Comune possa utilizzare autovelox fissi sulle strade urbane di scorrimento, quali la banchina pavimentata a destra e la presenza di semafori ad ogni intersezione.
Poi però sostiene che tali caratteristiche devono essere presenti solo sul tratto di strada dove è installato l’autovelox, dove per tratto si può intendere anche il solo spazio di fronte all’apparecchio. Poco conta che qualche metro prima o dopo l’autovelox siano presenti intersezioni non semaforate o non sia presente la banchina. Ad esempio, l’autovelox di Viale Gramsci è preceduto a pochi metri da un’intersezione non semaforata con Via Benedetto Varchi, mentre quello di Viale Lavagnini è seguito dall’intersezione non semaforata con Via Cristofono Landino.
Per il nostro giudice, evidentemente, l’importante è che tali intersezioni non siano proprio di fronte all’autovelox. Il giudice va oltre, operando una totale relativizzazione delle caratteristiche tassative, quali la banchina pavimentata a destra. Per Minniti, poiché la legge non prevede una larghezza minima specifica, la banchina può essere teoricamente anche di un centimetro. Eppure, la ratio della norma è quella di preservare lo scorrimento del traffico sulle strade che portano questa classificazione: nel caso di veicoli in panne, la banchina pavimentata a destra permette una fermata d’emergenza senza intralciare, appunto, lo scorrimento.
Sui Viali fiorentini, invece, è difficile che la banchina possa svolgere questa funzione visto che, anche quando c’è, non c’entra neanche una bicicletta. E’ evidente che una tale interpretazione è illogica in quanto svuota completamente la norma, lasciando totale discrezionalità alla Pubblica Amministrazione. Ricordiamo invece che la norma aveva proprio l’obiettivo di limitare l’abuso degli autovelox da parte della PA, a tutela dell’utente della strada e della sicurezza. Se l’orientamento del Tribunale di Firenze, e del dott.
Minniti in particolare, fosse confermato, i Comuni potrebbero tornare a installare autovelox à gogo nelle città. Siamo certi che alla fine la giustizia italiana (e fiorentina) saprà rimediare, seppur malconcia e talvolta troppo indulgente alle pretese della PA. Queste sentenze gridano vendetta e faremo tutto ciò che ci è possibile per portare la questione all’attenzione di giudici più attenti ai diritti dei cittadini, come lo sono stati fino ad oggi la grandissima parte dei giudici di pace di Firenze e la stessa Corte di Cassazione".