Continua l'acceso dibattito politico sullo ius soli, cioè sulla concessione della cittadinanza a chi nasce in Italia. Tra i più fieri oppositori gli esponenti della Lega Nord che hanno molto criticato le ultime dichiarazioni del nuovo ministro Cecile Kyenge con delega all'integrazione che si è espressa a favore della chiusura dei centri di identificazione e di espulsione. Il presidente della Regione Toscana Enrico Rossi nel suo programma politico pone tra i primi punti proprio la concessione della cittadinanza ai figli degli stranieri che sono nati in Italia e in occasione della sua visita a Santa Croce sull'Arno in provincia di Pisa per tornare sull'argomento.
Immigrazione in Toscana, i dati I DATI SULL'IMMIGRAZIONE IN TOSCANA Sono 590 mila i bambini registrati come stranieri all’anagrafe in Italia negli ultimi dieci anni. Bambini nati qui e che quando diventeranno maggiorenni e se potranno dimostrare di aver sempre risieduto in Italia senza interruzioni o allontanamenti (se non al massimo di sei mesi) potranno richiedere la cittadinanza: entro il diciannovesimo compleanno e se ancora parte della famiglia di origine. Con lo ius soli, ovvero con la cittadinanza riconosciuta in base al paese di nascita e residenza che una trentina di Stati nel mondo applicano senza condizioni ed altri con qualche paletto (Grecia, Francia, Portogallo, Irlanda, Regno Unito e Finlandia), sarebbe tutto più automatico. In Toscana vivevano nel 2010 (fonte Caritas) 364.152 stranieri residenti, circa il 10 per cento di tutti gli abitanti della regione: 49.154 appartenevano alla cosiddetta ‘seconda generazione’, ovvero erano figli di stranieri nati in Italia, 5.865 solo quelli nati nel 2010. Numeri e percentuali che crescono a dismisura se ci si concentra sulle scuole: agli materne infatti, sempre nel 2010, otto bambini stranieri su dieci erano nati in Italia.
Se l’orizzonte si allarga dalle scuole dell’infanzia alle superiori, 4 su dieci dei 56.280 alunni e studenti stranieri sono nati in Italia. Tra gli stranieri che abitano in Toscana e con permesso di soggiorno i più numerosi erano nel 2010 (ancora fonte Caritas) i rumeni (77.138, il 21,2%), seguiti da albanesi (68.333, 18,8%), cinesi (31. 673, l’8,7%), marocchini (27.773, il 7,6%) e filippini (11,524, il 3,2%). Nel 2010 i permessi di soggiorno rilasciati per lavoro hanno sostanzialmente eguagliato quelli per motivi familiari, indice di un’immigrazione che tende a radicarsi. LE POSIZIONI POLITICHE: “In Toscana ci sono 60 mila ragazzi e ragazze, figli di genitori stranieri, che sono nati in Italia e che vivono nella nostra regione.
Far finta che non esistano è come voler cancellare, in questa regione, una città grande come Siena - dichiara Enrico Rossi durante la sua visita a Santa Croce - Solo un matto potrebbe continuare all’infinito a chiudere gli occhi su una realtà come questa”. Santa Croce nello specifico è il distretto industriale toscano dove su 14.500 abitanti circa un residente su quattro è straniero o figlio di stranieri. E qui stamani il Comune ha consegnato un attestato di cittadinanza onoraria, simbolico ma impegnativo, ai bambini di origini straniera nati in Italia e che vivono a Santa Croce, cominciando dai ragazzi delle medie. "Santa Croce è sicuramente un esempio di come si deve fare integrazione: un esempio che non ha eguali in Italia e purtroppo a volte neppure in tutta la Toscana, che pure rimane una regione aperta su certi temi”. “Solo un matto può chiudere gli occhi – ripete il presidente - Chi è cresciuto qui, chi ha frequentato con i ragazzi italiani le stesse scuole, ha giocato insieme e i genitori hanno pagato le tasse contribuendo al benessere di tutti noi, perché deve sentirsi ed essere trattato in maniera diversa?”.
Per Rossi una nuova legge sulla cittadinanza è necessaria: “per essere davvero – dice – fratelli d’Italia”. Forse ci vorrà ancora tempo. “Ma alla fine, piano piano – confida –, anche il Parlamento capirà”. “Nel frattempo dobbiamo andare avanti, pacificamente. E sarebbe bello – si augura – che tutti i Comuni toscani facessero come oggi a Santa Croce: un modo per dire a questi ragazzi che tutta la regione è dalla loro parte”. Contro il ministro Cecile Kyenge, che per l'occasione ha inviato i suoi saluti con una lettera, ricordando come l’Italia sia “da sempre crocevia di popoli” che ne hanno costruito la cultura; più volte si è scagliata la Lega Nord che allo ius soli oppone lo ius sanguinis, ovvero il diritto di cittadinanza a chi nasce da almeno un cittadino italiano.
Gambetta Vianna pur non essendo più un esponente del partito del Carroccio dopo il pasaggio a Più Toscana non ha però cambiato idea sull'argomento, Vianna di origine italobrasiliana parla di demagogia e di negazione del diritto di scelta. "Costringere i figli degli immigrati ad essere a tutti i costi italiani mi fa tornare in mente le leggi fasciste sull’ italianizzazione dei cognomi. Non si può negare ai figli degli immigrati la libertà di scelta. Non dimentichiamoci che ben 69 Stati nel mondo non riconoscono il doppio passaporto.
Vogliamo costringere milioni di bambini a non poter più ottenere la cittadinanza dei propri avi? Ha proprio ragione il calciatore del Torino di origine nigeriana Angelo Ogbonna: è giusta la libera scelta perché molti ritengono opportuno non ricevere la cittadinanza, invece altri sì" Per Gambetta Vianna, "nessun bambino, figlio di immigrato, si sente trattato in maniera diversa da un coetaneo italiano. Sono queste campagne strumentali sullo ius soli che mettono in risalto le differenze, che non ci sono nemmeno per quanto riguarda le gite scolastiche all’estero come si vuole far credere.
Non è un pezzo di carta che fa sentire italiani i figli degli immigrati. A 18 anni, chiunque nato qui da genitori stranieri può decidere se essere italiano o meno. Bisogna rispettare i milioni di figli di immigrati che, pur essendo nati qui, non vogliono diventare italiani". Secondo Vianna la soluzione potrebbe essere concedere il permesso di soggiorno CE di lungo periodo a chi nasce in Italia da immigrati regolari, oltre che ai loro genitori. Sull'estensione del diritto di cittadinanza ai bambini figli di stranieri nati in Italia e di voto alle amministrative per i migranti, si è intanto espresso il Consiglio provinciale di Firenze con l'approvazione di una mozione che il Presidente dell'Assemblea di Palazzo Medici Riccardi Piero Giunti ha inviato al Ministro per l'Integrazione Cècile Kyenge per invitarla a partecipare, entro giugno, a una seduta del Consiglio in Palazzo Medici Riccardi.
Giunti rinnova a Kyenge la solidarietà sua e del Consiglio per le offese subite nei giorni scorsa e la memoria di una tradizione solidale che proprio in Firenze, con l'esperienza in particolare dell'Istituto degli Innocenti, fece maturare nei secoli passati l'estensione della cittadinanza a tutti i bambini: "Possiamo dire con orgoglio che qualunque piccolo veniva accolto e diventava 'fiorentino', a prescindere dalla provenienza o dallo stato di salute". "No alla demagogia e si pensi ai problemi veri.
Sul tema della cittadinanza c’è già troppa polemica e non serve certo alimentarla". Ad affermarlo è Claudio Morganti, eurodeputato anche lui fino a ieri leghista e oggi indipendente dell’Eld, in seguito alle dichiarazioni di Enrico Rossi, presidente della Regione Toscana, rilasciate a Santa Croce sull’Arno (PI) sul diritto di cittadinanza ai figli degli stranieri nati in Italia. "Oggi – sottolinea Morganti –, il problema del Paese non è certo la cittadinanza ai figli degli immigrati nati in Italia, i quali si sentono diversi dai loro compagni solo grazie alla politiche schizofreniche della Sinistra che non manca occasione per sottolineare le origini dei loro genitori.
Se, poi, il sogno del Presidente è quello di vedere arrivare in Italia donne clandestine incinte oppure avere un bacino di voti sicuri, vista la crisi del centrosinistra, allora si spiega tutto". Secondo l’europarlamentare, anche la nomina del ministro all’integrazione, Cecile Kyenge, è strategica "per togliere l’attenzione dei cittadini dai problemi veri. Infatti, il Governo continua nel proprio immobilismo, mentre il Paese va a rotoli. Rossi non adotti la stessa strategia e prema sull’Esecutivo affinché saldi i debiti con le imprese toscane.
Il Presidente, piuttosto, porti avanti la Legge sulle case popolari, fortemente voluta dal sottoscritto e presentata in Regione più di tre anni fa e promessa in campagna elettorale dallo stesso Rossi, che innalza a sette gli anni di residenza per poter accedere alle graduatorie. I problemi di integrazione – termina Morganti – non si risolvono dando la cittadinanza ai figli degli immigrati, ma seguendo un iter di Legge ben preciso, facendo conoscere la nostra cultura e le nostre tradizioni".