Matteo Renzi torna prepotentemente di attualità. C'era una volta il Partito Democratico così come lo ricordiamo tutti, con i convegni, le serate a tema, le Feste ed i prosciutti appesi alla ruota. Il 'rottamatore' ha perso le Primarie con il segretario Pierluigi Bersani ed ha fatto un passo indietro mettendesi le mani nei capelli ed apparendo sporadicamente negli incontri mondani, salvo che per ricordare mestamente "Ho perso, ma sono qui, se avete bisogno". E' arrivato il momento del bisogno, quello in cui si dice siano indispensabili gli amici; mentre sul web è oramai chiaro che il termine 'Amici' mal si addice ai militanti democratici, nella realtà dei palazzi romani è un continuo fermento attorno alla figura che meglio rappresenta il momento di rottura interno e di sgretolamento dell'intero sistema.
Hanno perso i 'dinosauri' (vedere le magliette della Leopolda con l'estinzione dei vari Bersani, Bindi e compagnia) questo è accaduto durante l'elezione del Presidente della Repubblica. Giorgio Napolitano non è un giovanotto, ma è stato costretto a tornare sui propri passi a mettersi a disposizione del Paese "fino a che le forze me lo consentiranno" roba che se non fosse la massima autorità che si è resa disponibile per il secondo mandato nelle stanze del Quirinale, sarebbe stata da denuncia alla Corte per la tutela dei Diritti Civili.
"Ergastolo" ha sussurrato la rete. Un discorso, quello del Presidente che ha graffiato un po' tutti e che tutti hanno applaudito. Con la dirigenza del PD azzerata, la nomenclatura capitolata (forse) non si placano le polemiche attorno al sindaco di Firenze, secondo in graduatoria, alternativa alla linea dettata dal segretario, perché alla ribalta è arrivato Fabrizio Barca, torinese, ex ministro e neo iscitto del partito che avrebbe vinto, seppur di misura, le ultime elezioni. I contrari ad una evoluzione di Renzi sono diminuiti, ma coloro che proprio non riescono ad accogliere il primo cittadino del capoluogo toscano come uno di loro sono ancora lì: in prima linea Enrico Rossi, presidente della Regione Toscana ed Andrea Barducci presidente della Provincia di Firenze.
Renzi non piace in casa, ma spopola sul territorio nazionale tanto che sul web qualcuno lo ha chiamato a gran voce per sostituirlo con il proprio sindaco. Servirebbe guardare a Firenze per capire le potenzialità di una gestione Renzi sull'Italia? Meglio di no, meglio tenere le due cose separate visto che a Firenze sono tanti ancora i temi rimasti aperti e se dici "Renzi" c'è chi pensa al Parco delle Cascine "Se non riporto le famiglie sul Pratone non mi ricandido" oppure a chi guarda ai cantieri mai partiti dalla TAV alla Tramvia, per non parlare del caos sulla gestione del decoro urbano con le pedane (i famigerati dehors) che nessuno ha capito come sono stati organizzati e con quali regole.
Per non parlare della Movida dove l'accordo stipulato con gli esercenti ha necessità di aggiustamenti, dove aumentano degrado e insicurezza, le piazze sono off limits, ma nella Notte Bianca, in cui per definizione sarebbe logico darsi alle danze, si potrà alzare il volume solo in piazza Ghiberti per ''non disturbare nessuno''. E la proibizione nella vendita di alcolici? E' saltata per una sentenza del Tar. E l'urbanistica? I "Volumi zero" hanno tenuto, ma tutto viene rimesso in discussione in vista delle grandi proprietà abbandonate sulle quali il Comune ha proposto una sorta di Carta di intenti da parte dei proprietari "Cosa intendete fare dei vostri mostri abbandonati?" sembra aver chiesto Palazzo Vecchio: e poi? Se la risposta fosse "Farne alberghi, case di lusso, ipermercati"? Intanto proprio la Regione di Enrico Rossi sembra voler avere voce in capitolo e si ritaglia il diritto di veto sulle scelte urbanistiche locali. Si torna a discutere in Direzione ed il nome di Renzi è tra i papabili, lo stesso rottamatore potrebbe intervenire rompendo quel boato di silenzio dopo la sua ultima partecipazione con uscita anticipata.
Davanti all'urgenza di dare un governo al Paese, davanti all'unica carta che appare già conosciuta e spendibile per dare un senso a quel termine di cambiamento profondo, saranno ancora contrari quanti conoscono bene il Renzi di casa loro? Antonio Lenoci