di Lucia Zambelli FIRENZE– L’ictus è una delle malattie più frequenti, gravi e invalidanti. Ma è una malattia che si può curare, e prima di tutto prevenire, mettendo in pratica comportamenti e stili di vita corretti. Il 20 aprile è la giornata nazionale dell’ictus. Per presentarla, e illustrare le linee della corretta prevenzione e l’organizzazione degli ospedali toscani per la cura di questa patologia, l’assessore al diritto alla salute Luigi Marroni ha tenuto stamani una conferenza stampa in Palazzo Strozzi Sacrati.
Erano con lui Domenico Inzitari, responsabile del reparto Stroke Unit e Neurologia di Careggi, Antonio Panti, presidente dell’Ordine dei medici di Firenze, Luigi Rossi, presidente dell’Associazione ALICe (Associazione per la lotta all’ictus cerebrale) Toscana, Alessandro Viviani, presidente ALICe Firenze, e Pierluigi Rossi Ferrini, vicepresidente Ente Cassa di Risparmio di Firenze, che ha finanziato il Progetto Ictus “Comunicazione & Innovazione”. “Come assessorato, assieme al Consiglio sanitario regionale e ai professionisti esperti nell’affrontare tutte le fasi della cura – informa l’assessore Marroni – siamo impegnati in un tavolo di lavoro che porterà alla strutturazione di un piano regionale all’avanguardia per la prevenzione e il trattamento dell’ictus, inserito nel programma globale delle azioni integrate di riorganizzazione avviate con l’inizio di quest’anno.
L’obiettivo è quello di produrre entro il 2013 un piano organizzativo dettagliato”. “La maggior parte delle persone, anche quelle con rischio molto alto, non conoscono o non pensano all’ictus – avverte il professor Inzitari – Conoscere e curare i fattori di rischio e riconoscere i sintomi di allarme sono i punti cardine della battaglia contro l’ictus. I medici di famiglia devono essere opportunamente formati e addestrati, e la rete degli ospedali deve essere organizzata e coordinata al meglio per applicare a tutti i cittadini le cure e le forme di assistenza più moderne ed efficaci”. Ictus: le dimensioni del problema, in Italia e in Toscana L’ictus cerebrale è una delle malattie più frequenti e gravi in termini di mortalità ed esiti invalidanti.
In Italia, i casi di ictus sono circa 200.000 l’anno, e le morti attribuibili alle malattie cerebrovascolari sono 69.000 ogni anno. 930.000 l’anno le persone che ne portano le conseguenze invalidanti, e l’handicap conseguente all’ictus è causa di costi elevati per le famiglie, il sistema sanitario e la società intera. Il numero di DALY (Disability Adjusted Life Year), un indicatore che valuta il numero di anni di vita attiva persi a causa di morte prematura e disabilità, è di 4 DALY persi per ictus ogni 1.000 abitanti, per un totale di 230.000 DALY persi ogni anno in Italia.
La spesa annuale per l’assistenza all’ictus cerebrale in Italia è stimata intorno ai 3,5 miliardi di euro. In Toscana, i casi di ictus sono circa 10.000 l’anno. Nei paesi industrializzati la spesa diretta per l’ictus equivale allo 0,27% del Pil. Considerando che il Pil della Toscana è di circa 104 miliardi di euro, la spesa a carico del Servizio sanitario nazionale per l’ictus ammonta a circa 280 milioni di euro l’anno. Prevenzione e informazione La prevenzione dell’ictus cerebrale è basata sulle conoscenze, ormai molto avanzate, di una serie di fattori che aumentano il rischio della malattia.
Oltre ai fattori non modificabili, vi sono fattori acquisiti come ipertensione arteriosa, diabete, dislipidemia, obesità, fumo, aritmie cardiache, molti dei quali collegati a stili di vita poco corretti: fumo, droghe, abuso di alcolici, consumo eccessivo di zuccheri e grassi animali, scarsa attività fisica. Molte di queste abitudini cominciano in età giovanile, per questo sono fondamentali interventi educativi che coinvolgano la famiglia e la scuola. Un’indagine svolta dal Censis, coordinata dal Dipartimento di scienze neurologiche e psichiatriche dell’Università di Firenze, ha dimostrato che i livelli di conoscenza e consapevolezza da parte della popolazione nei confronti dell’ictus sono attualmente molto bassi.
Per questo ALICe ha condotto campagne nazionali (“Il tempo è cervello”, “3R”: ridurre il rischio, riconoscere i sintomi, reagire) con l’obiettivo di informare la popolazione sui fattori di rischio e i sintomi che possono annunciare l’imminente insorgenza di un ictus cerebrale. Alla non conoscenza di questi sintomi è imputabile una serie di ritardi temporali che precludono l’effettuazione di interventi terapeutici atti a curare tempestivamente l’ictus fin dal suo presentarsi. Fondamentale, nella prevenzione, il ruolo dei medici di famiglia.
Il progetto regionale Chronic Care Model prevede un’azione specifica per l’ictus, che coinvolge appunto i Mmg. Fase acuta (emergenza e degenza ospedaliera) Negli ultimi 15 anni, l’evidenza scientifica ha definitamente provato l’efficacia nel ridurre la mortalità e la disabilità conseguente all’ictus cerebrale acuto. La trombolisi endovenosa, da effettuarsi entro 4 ore e mezzo dall’insorgenza dei primi sintomi, è il provvedimento terapeutico più sicuro per salvare vite e ridurre la mortalità in questo spazio temporale.
Un paziente trattato in modo appropriato con la trombolisi ha mediamente oltre il 50% di probabilità di essere restituito a una vita del tutto normale. Il fattore tempo è l’elemento cruciale sia di efficacia che di sicurezza. Se il paziente viene trattato nella “golden hour”, entro 60 minuti dall’insorgenza dei sintomi, le probabilità di un esito favorevole sono 4 volte più elevate. Per garantire il rispetto dei tempi di intervento per l’applicazione del trattamento fibrinolitico è necessario un assetto organizzativo che preveda una via assistenziale specifica per la patologia ictale, garantita da personale di provenienza multidisciplinare e multiprofessionale, organizzata in stroke team già operativo alla porta dell’Ospedale (Dipartimento di Emergenza-Urgenza).
E’ opportuno, per permettere la fruizione di un tale trattamento tempo dipendente, che tutti i Presidi Ospedalieri possano fornire questa terapia in sicurezza. La degenza successiva al trattamento in DEU da parte dello stroke team trova oggi nell’organizzazione dell’Ospedale per intensità di Cure in avanzata fase di realizzazione nella Regione Toscana il miglior setting assistenziale adeguato per tutte le diverse criticità del paziente ictato nella fase successivamente alla fase acuta.
Analogamente a quanto avviene per patologie acute tempo dipendenti, una volta superata la fase acutissima (vedi malattie ischemiche di cuore, interventi endovascolari, ecc.). Fase post-ospedaliera e continuità dell’assistenza Una volta dimesso dall’ospedale, il paziente deve essere avviato verso una struttura specializzata nella riabilitazione intensiva post-acuta dell’ictus e ad un percorso che garantisca comunque la tempestività, l’appropriatezza e la continuità degli interventi riabilitativi finalizzati al migliore recupero funzionale e al reinserimento sociale.
“L’Ente Cassa di Risparmio di Firenze – ha sottolineato il professor Pierluigi Rossi Ferrini, vicepresidente dell’Ente Cassa di Risparmio di Firenze – ha stanziato 120.000 euro in favore del progetto del professor Inzitari, che ha lo scopo di una corretta informazione alla popolazione, la riduzione del rischio, l’offerta in tutti i centri toscani della cura più efficace, resa possibile dalla precocità della diagnosi. Tutto questo in un ambito regionale, organizzando la comunicazione in tempo reale di dati clinici, strumentali e di laboratorio.
La centralizzazione dei dati potrà favorire anche la individuazione di elementi prognostici validi. Devo sottolineare il fatto che, nel progetto, sono coinvolti l’Ente Cassa di Risparmio di Firenze, ALICe ed altri, oltre che, naturalmente ed in modo determinante, la Regione Toscana: l’integrazione tra pubblico e privato dovrebbe essere considerata un buon esempio da imitare nella visione di un ‘secondo Welfare’’’.