Sono 43 i lavoratori di Nodavia messi in mobilità dopo il sequestro della 'Monna Lisa', la trivella che doveva realizzare il sottoattraversamento del nodo Fiorentino Tav; ora però la procedura di mobilità sta per scadere e a circa due mesi dal sequestro il rischio concreto per i lavoratori è quello del licenziamento senza ammortizzatori sociali. Se l'inchiesta aperta sul nodo fiorentino potrà compromettere la realizzazione dell'opera è ancora un'incognita, non è così per le istituzioni politiche: sia la Provincia che il Comune e la Regione hanno parlato di responsabilità individuali che nulla hanno a che vedere con l'utilità dell'opera che perciò andrà quanto prima completata.
Certo è che la ribalta nazionale del Movimento 5 Stelle da sempre ostile alle grandi opere apre scenari imprevedibili. Lo stato di incertezza e confusione generale fa sì che a Firenze se da un lato il cantiere di Campo di Marte impegnato nello scavo del tunnel sotterraneo è stato bloccato, quello degli ex Macelli dedicato alla costruzione della stazione Foster prosegue. Dunque lo scavo del tunnel riprenderà? La fresa dovrà essere smontata e riassemblata, magari stavolta con i pezzi giusti? E considerati i tempi lunghi del montaggio quanto ci vorrà? E poi c'è l'incognita delle terre di scavo ancora tutta da sciogliere.
I 43 lavoratori intanto sono in attesa di sapere quale sarà il loro destino: se verranno licenziati o se invece riusciranno ad ottenere gli ammortizzatori sociali o altra possibilità se verranno trasferiti al cantiere degli ex Macelli, in via Circondaria. I sindacati stanno lavorando per cercare di scongiurare i licenziamenti e dichiarano: "Abbiamo avuto un incontro in Provincia venerdì scorso, per cercare di capire se la strada degli ammortizzatori sociali è percorribile"- spiegano - .Ora un tavolo con la Regione urgente".
Il gruppo provinciale di Rifondazione comunista, rappresentato da Andrea Calò e Lorenzo Verdi, che pure si dicono contrari all'intera opera in quanto "inutile e costosa" chiedono che ora siano le istituzioni a farsi carico del futuro di lavoratori "concordando gli ammortizzatori sociali e dando continuità occupazionale". La proposta di Rifondazione è di "verificare la possibilità di attivare i lavoratori su altri cantieri"; ovvero considerare la possibilità di "riconvertire l’opera Tav in opere socialmente utili che offrono delle reali alternative di lavoro, programmando cantieri per il riassetto del territorio e il ripristino e il rinnovo dell’asse ferroviario di superficie".
Solidarietà ai lavoratori anche dal Comitato NO TUNNEL TAV di Firenze che al contempo però considera la difesa della loro causa una "strumentalizzazione" da parte di " chi vuole ad ogni costo la realizzazione di questo progetto totalmente inutile e tragico per la città". Il Comitato, Italia Nostra, la Rete Toscana dei Comitati in Difesa del Territorio e il La.P.E.I (Laboratorio di Progettazione Ecologica degli Insediamenti) dell'Università di Firenze stanno organizzando un convegno per presentare ai soggetti economici della Toscana una serie di progetti di potenziamento della rete ferroviaria fiorentina (tra cui i due famosi binari TAV di superficie).
"A parità di investimenti, le opere alternative proposte garantirebbero molti più posti di lavoro che non la realizzazione di una serie di inutili e pericolosi buchi sotto la città, come gli esempi recenti di Napoli, Piale vicino Reggio Calabria, Colonia, Amsterdam dovrebbero insegnare. L'organizzazione di questo incontro - scrive il comunicato in una nota- non è facile per la strana ritrosia di molti soggetti che dovrebbero essere coinvolti, in primo luogo le istituzioni toscane e i sindacati. Da sempre i sostenitori del sottoattraversamento puntano sui presunti effetti benefici che questi investimenti avrebbero sull'economia e sull'occupazione, ma dimenticano l'esiguo numero di posti di lavoro creati a fronte di miliardi di euro investiti.
Quello delle “grandi opere inutili” è un enorme imbroglio: non ha effetti positivi nell'economia perché non favorisce la crescita di domanda di beni, non redistribuisce ricchezza nella società, ma garantisce esclusivamente enormi profitti sicuri alle imprese che si aggiudicano le gare, alle banche che le sostengono e al sistema politico che ne trae finanziamento. Anche la promessa di “compensazioni” che si avrebbero dalla realizzazione di queste grandi opere inutili sono una aberrante visione della vita politica: se gli 88 milioni di euro promessi al Comune di Firenze sono necessari per la città, non si capisce perché l'erogazione deve essere forzatamente legata all'accettazione di un'opera devastante.
Simili distorsioni appaiono ormai fenomeni di “prostituzione politica”. Vittime di questi meccanismi sono le piccole imprese costrette spesso ad appalti non vantaggiosi e i cittadini che devono pagare tutto". Ma il blocco del cantiere potrebbe avere anche un'altra conseguenza, proprio quegli 88 milioni di compensazione promessi al Comune di Firenze da parte di Ferrovie potrebbero, stante così le cose, non sarebbero più erogati; ad oggi non risulta che l'Ad Moretti abbia più firmato la convenzione.