Secondo i risultati dell’indagine sul sistema manifatturiero regionale, condotta da Unioncamere Toscana e Confindustria Toscana su un campione di imprese manifatturiere con almeno 10 addetti, negli ultimi tre mesi del 2012 la produzione manifatturiera regionale ha registrato la quinta flessione consecutiva (-3,1%), anche se di entità più contenuta rispetto ai cali registrati nel corso dell’anno. Non si può tuttavia ancora parlare di una inversione di tendenza, tenuto conto degli altri indicatori, fra cui la crescita della domanda estera, più debole rispetto a quella del biennio 2010-2011, che non è in grado di compensare l’involuzione di un mercato interno dove persistono forti difficoltà, mentre gli effetti negativi della nuova fase recessiva iniziano a diventare più evidenti anche sull’occupazione. Investimenti in forte calo: a rischio la tenuta occupazionale del sistema Nel quarto trimestre 2012 sia il fatturato sia gli ordinativi acquisiti dalle imprese manifatturiere toscane continuano a ridimensionarsi (rispettivamente -4,5% e -3,6% in termini tendenziali), benché ad un tasso ridotto rispetto ai trimestri iniziali dell’anno.
Il persistente calo degli ordinativi si ripercuote sulla produzione assicurata dal portafoglio ordini, che alla fine del 2012 scende a 60,7 giorni dai 63,1 di fine 2011. La crescita dei prezzi alla produzione continua ad essere molto moderata (+0,8%). Le politiche di contenimento dei prezzi si sono tradotte in un progressivo “raffreddamento” dei listini nel corso di tutto il 2012, risultando in ciò favorite anche dalla frenata osservata sul fronte dei costi degli input (il commodity price index del Fondo Monetario Internazionale è sceso al +2,6% nel trimestre di analisi dal +11,8% dell’anno precedente). In un quadro di generalizzate difficoltà, solo il canale estero continua a mostrare segnali di tenuta, con una crescita sia del fatturato (+1,4%) che degli ordinativi provenienti dai mercati internazionali (+1,6%).
Le imprese esportatrici evidenziano una crescita dei prezzi alla produzione più sostenuta (+1%) rispetto a quelle che operano unicamente per il mercato interno (+0,6%), indice di una migliore tenuta anche sul fronte dei margini e – conseguentemente – sulla redditività d’impresa. La congiuntura negativa sta cominciando, poi, a riverberarsi anche sull’occupazione, che si mantiene solo in apparenza stabile rispetto al quarto trimestre del 2011 (+0,1%), dal momento che la tenuta è in realtà assicurata dal massiccio intervento degli ammortizzatori sociali.
Nel periodo di osservazione, il ricorso alla Cassa Integrazione Guadagni ha infatti subìto una nuova forte impennata (+42,0% su base annua), attestandosi poco al di sotto dei 12 milioni di ore autorizzate fra ottobre e dicembre 2012: un dato che, a livello di singolo trimestre, supera perfino il picco registrato in quelli centrali del 2010. Da sottolineare inoltre come l’incremento registrato alla fine del 2012 riguardi in particolare gli interventi straordinari, aumentati dell’88% rispetto al quarto trimestre 2011.
Nel trimestre in esame, il contributo della CIGS alle ore complessivamente autorizzate è stato pari al 60% (dall’inizio della crisi tale apporto non aveva mai superato il 50%), a testimonianza delle difficoltà di natura strutturale – e spesso irreversibile – attraversate da molte imprese. Sulla base di questi dati si stima una contrazione del 4% dei lavoratori “effettivamente” impiegati in attività produttive fra ottobre e dicembre 2012. Gli investimenti per il quarto anno consecutivo evidenziano un arretramento, dovuto alle aspettative che restano orientate alla prudenza e alle accresciute difficoltà di accesso al credito.
Il 2012 si chiude con un passivo pesante (-10,9%), su cui incide il completamento – nel corso del 2011 – di un rilevante investimento realizzato da una grande impresa operante nel settore della lavorazione dei minerali non metalliferi. Anche al netto di tale impresa, la spesa per investimenti si è ridotta in maniera rilevante nel corso del 2012 (circa il 3%). Tengono le medie imprese Dal punto di vista delle strutture e delle tipologie organizzative, solo le imprese di media dimensione mostrano una buona capacità di affrontare la difficile fase congiunturale. Le piccole imprese (10-49 addetti) permangono in condizioni di gravi difficoltà, con la quasi totalità degli indicatori in negativo: la produzione registra un -4,7% (con un rallentamento del ritmo di caduta dopo il -6,2% del trimestre precedente) ed il fatturato scende del 5,5%.
Il portafoglio ordini registra nel complesso una contrazione del 4,9%, anche in questo caso di entità più contenuta rispetto al terzo trimestre, ma si riassorbe al contempo l’espansione degli ordini esteri (+0,1%). La contrazione dei livelli produttivi si riflette anche sull’occupazione, che registra una flessione dello 0,5%. Le medie imprese (50-249 addetti), dopo tre trimestri di perdite nel complesso contenute, registrano un nuovo incremento della produzione (+1,1%) ed una tenuta del fatturato (+0,4%).
Inoltre, gli ordini totali aumentano del 0,6% grazie al traino della componente estera (+5,2%) e l’occupazione segna un incremento del +1,2%. Resta invece critica la situazione delle grandi imprese (oltre 250 addetti), che contengono al -3,0% il calo della produzione, ma subiscono un ulteriore crollo del fatturato (-8,9%), sui livelli del terzo trimestre. Gli ordini complessivi registrano una nuova flessione imputabile alle difficoltà della domanda interna, che la ripresa degli ordinativi provenienti dal mercato internazionale (+3,7%) non riesce compensare. Fra i settori, pesanti perdite per i mezzi di trasporto Tra i settori sotto osservazione, solamente abbigliamento (+0,5% dopo tre trimestri di forte calo), pelli e cuoio (+0,4%) e farmaceutica raggiungono risultati positivi, anche se nel caso delle imprese farmaceutiche (+28,4%) si tratta di una performance per lo più imputabile alla dinamica di una singola unità locale di grandi dimensioni. Fra i settori in negativo, l’industria alimentare riesce ancora a contenere le perdite (-0,8%), così come il calzaturiero (-1,8% dopo il -6,1% del precedente trimestre), i minerali non metalliferi (-1,6%), la chimica, gomma e plastica (-2,3%), la meccanica (-2,5%), l’elettronica (-4,1%) e le manifatture varie (-0,6%).
Diminuzioni più rilevanti interessano invece i restanti settori: tessile (-7,8% dopo il -12,0% del trimestre precedente), legno e mobilio (-6,6%), metalli (-8,4%) e – in particolare – mezzi di trasporto (-15,1%), che nel secondo e nel terzo trimestre del 2012 avevano registrato perdite più contenute (pari rispettivamente a -2,7% e -7,1%). Più in generale, all’incremento produttivo conseguito dalle imprese operanti nei settori high-tech (+1,6% al netto dell’impresa farmaceutica di cui si è detto in precedenza) si contrappongono riduzioni in tutti i restanti raggruppamenti tecnologici, più intense in quelli a medio-bassa (-7,0%) e medio-alta tecnologia (-5,6%).
Da segnalare come al contenimento della flessione rilevata nei settori a bassa tecnologia (-2,3%) abbiano contribuito – in particolare – le medie imprese del sistema moda, con incrementi produttivi del 3,4%. Ancora negative le aspettative per il I trimestre 2013 Nel IV trimestre 2012 il saldo perequato tra “ottimisti” e “pessimisti” in merito alla dinamica della produzione nel primo trimestre 2013 resta negativo per 10 punti percentuali, in linea dunque con il dato del trimestre precedente (-11).
Più orientate al pessimismo le previsioni relative alla domanda interna, con il relativo indicatore che segna -18 p.p., mentre aspettative meno sfavorevoli interessano l’andamento della domanda estera, con un indicatore che per i primi tre mesi del 2013 si colloca in territorio solo lievemente negativo (-2 p.p.). In ulteriore peggioramento le previsioni relative all’occupazione, con un saldo tra previsioni di aumento e di diminuzione di -7 p.p., a conferma del fatto che la recessione in corso deve ancora pienamente dispiegare i propri effetti sulla consistenza degli organici aziendali: l’intero 2013 è infatti destinato a rappresentare un anno in cui si attenueranno gradualmente i segnali negativi fin qui registrati sul fronte della domanda e dell’attività produttiva, ma in cui si acuiranno quelli relativi ai livelli occupazionali. L’indagine sulla congiuntura manifatturiera regionale in Toscana, relativa al IV trimestre 2012, ha riguardato un campione di 1.258 unità locali manifatturiere con almeno dieci addetti.
Le interviste si sono svolte nei mesi di gennaio e febbraio 2013.