Tra tagli al Trasporto Pubblico Locale, l’aumento delle tariffe e la crisi economica che costringe sempre più persone a lasciare la macchina in garage, il sistema della mobilità in Italia nei prossimi mesi rischia il default. Secondo i più recenti dati dell’Eurispes ben il 52,2% dei cittadini per far fronte alla crisi ha ridotto, nel corso dell’ultimo anno, le spese per il carburante utilizzando in misura sempre maggiore i mezzi pubblici. Secondo quanto emerge da un recente studio di Legambiente, negli ultimi dieci anni il 71% dei finanziamenti della Legge Obiettivo sono stati destinati per le strade e autostrade, il 15% per le ferrovie e solo il restane 14% per le reti metropolitane. Decenni di politiche sbagliate che la crisi economica sta mostrando in tutta la loro gravità.
Nel confronto europeo l’Italia mostra deficit strutturali significativi. Con ritardi pesanti proprio nel comparto ferroviario: mentre in Europa mediamente ci sono 8 treni km per ciascun abitante, in Italia si scende a 5. Se, mediamente, le altre metropoli europee possono disporre di circa 54 chilometri di rete metropolitana, in Italia la media crolla a soli 20 km. Perfino la Spagna batte l’Italia 1 a 0: la sola città di Madrid con i suoi 230 km di metropolitana supera l’intera rete di metropolitane del nostro Paese. Il trasporto di viaggiatori e merci è in crescita ovunque nel mondo, al punto che l’International Transport Forum (OECD) prevede un aumento del traffico globale, tra il 2000 e il 2050, fino a tre/quattro volte.
E il grosso dei traffici continuerà ad interessare la rete urbana delle grandi città del mondo. Tra tutti gli indicatori del sistema dei trasporti, lo studio realizzato dalla Fondazione Caracciolo dell’Aci, stima, per la sola congestione da traffico cittadino, un costo pari all’1% del Pil nelle economie avanzate. Una situazione al limite del collasso aggravata anche dal problema tutto italiano delle municipalizzate e della loro cattiva gestione, caratterizzata da alti costi operativi, anche il 30% in più rispetto alla media europea, e basse tariffe, in alcuni casi anche il 50% in meno. Secondo l’Ing.
Carlo Tosti, Direttore dell’Osservatorio dell’Eurispes: «Il sistema dei trasporti per una nazione, può essere paragonato al sistema circolatorio del corpo umano. Se in alcune aree il sangue smette di circolare la parte va in necrosi. Questo è quanto sta accadendo nelle aree urbane e sub-urbane del nostro Paese. Prestiamo attenzione al trasporto regionale e urbano – sottolinea Tosti – che riguarda il pendolarismo, il trasporto scolastico, la mobilità delle categorie più deboli (anziani e disabili) e la distribuzione delle merci. È un tema fondamentale per l’economia del Paese, in termini di ore lavorative perdute, consumi di carburante, inquinamento e, in sostanza, di miglioramento dell’indice di qualità della vita dei cittadini. Affrontare questo tipo di problemi richiede, in termini d’investimenti, miglioramenti ed aggiornamenti delle infrastrutture dei mezzi disponibili, ed in termini organizzativi una rivisitazione dei contratti di servizio con gli operatori interessati affinché siano attuate una più efficiente organizzazione del trasporto locale ed una più razionale utilizzazione dei mezzi e delle infrastrutture disponibili, facendo più ampio ricorso alle tecnologie informatiche (infomobilità). In questo scenario vanno poi inquadrate ed analizzate altre componenti quali: parcheggi cittadini e parcheggi di scambio, organizzazione del trasporto scolastico in maniera globale, mobilità per le categorie più deboli, viabilità cittadina (con reti semaforiche intelligenti, metropolitane leggere, ecc.), flussi turistici e ingresso/uscita delle merci e distribuzione all’interno dell’area urbana. A tre giorni dal voto – conclude il Direttore dell’Osservatorio sulla Mobilità e i Trasporti dell’Eurispes – le risposte della politica alle urgenze di milioni di cittadini, che quotidianamente sono costretti ad utilizzare il trasporto pubblico locale o i mezzi privati per i loro spostamenti restano ancora insufficienti soprattutto per le grandi aree metropolitane». I sindacati puntano il dito contro l'idea di creare un puzzle di privati che gestiscano il trasporto ferroviario locale.
La Regione Toscana intanto finanzia nuove iniziative per la viabilità su gomma attraverso nuovi collegamenti via bus tra le maggiori province. "Abbiamo appreso, con grande stupore - è il commento di CISL - dello studio elaborato dalla Commissione Trasporti del Consiglio Regionale della Toscana nel quale, per ridurre i disservizi provocati de Trenitalia, si prevede lo spacchettamento in più lotti del territorio toscano, favorendo così, con più gare, l’ingresso di altri operatori ferroviari.
Come se il cittadino la mattina andando in stazione potesse decidere quale compagnia ferroviaria prendere per raggiungere la destinazione voluta. Un’idea tanto più curiosa pensando che per il trasporto su gomma si sta andando esattamente nella direzione opposta, con la gara unica regionale. Insomma un rimedio peggiore del male. Da diverso tempo abbiamo denunciato sia all’Assessorato ai Trasporti che alla Commissione Regionale le mancanze della società Trenitalia a partire dal malfunzionamento del sistema di riscaldamento/condizionamento dei treni, dalla scarsa manutenzione che è evidente in particolare per le porte guaste e la scarsa pulizia delle vetture, dai ritardi cronici che affligono migliaia e migliaia di viaggiatori ogni giorno, per non parlare complessivamente delle carrozze ormai con 25/30 anni di vita sulle spalle, che non rispondono più ai parametri di qualità ed efficienza, e, non per ultimo, alle forti carenze di personale sia in Trenitalia che in RFI. Noi pensiamo che non basti fare solo delle multe ma, per esempio, sia possibile prevedere per norma regionale (grazie al decentramento dei poteri dal Governo alle Regioni previsto dalla legge Bassanini) alcuni impegni quali:
obbligare Trenitalia ed RFI a programmi manutentivi certi ed esigibili sia nelle officine toscane che sulle linee ferroviarie; obbligare Trenitalia ad effettuare piani di pulizia integrale sui treni riscontrabili ed esigibili; obbligare Trenitalia ad accantonare una certa somma economica annuale per comprare i nuovi treni; obbligare RFI ad ammodernare e potenziare le linee regionali attraverso la rimozione dei passaggi a livello, a levare le strozzature sui nodi, a riqualificare le stazioni, nonché ad attuare piani manutentivi condivisi e conosciuti anche nel caso di neve, acqua, etc..Un'altra iniziativa che potrebbe fare la commissione regionale, attraverso un intervento diretto, è quello di non permettere che i treni AV abbiano sempre la precedenza sui treni regionali; non è possibile che i treni locali che arrivano dal Valdarno, così come quelli che arrivano dall’Empolese o da Viareggio, siano sistematicamente fermati al segnale prima di entrare a Firenze SMN perché si deve dare la precedenza ai vari freccia rossa, NTV, ecc.
Almeno si consenta di entrare a Firenze SMN in maniera alternata, un treno AV e un treno regionale
. Noi non siamo contrari a liberalizzare e a fare la gara sul ferro attraverso un progetto mirato ed integrato con la gomma, riteniamo però che non sia sufficiente uno studio, senza prima un confronto serio anche con le organizzazioni sindacali, con esperti di settore e senza avere attuato interventi come quelli qui esposti. E senza che sia stato dimostrato che simili scelte portano ad un risparmio e ad un servizio migliore, senza penalizzare le linee secondarie della Regione. Non potremo certo accettare un progetto che crea precarietà, che mette in pericolo centinaia di posti di lavoro, che non porta benefici ai cittadini pendolari e che alla fine favorisce solo i poteri forti di questa Regione. Oltre 5 milioni di euro per mantenere attive anche nel 2013 10 linee bus di ‘interesse regionale’. A stanziarli è stata la Giunta regionale toscana, che con una delibera proposta dall’assessorato ai trasporti ed approvata nella seduta di ieri, ha aggiunto agli 880.387 euro già stanziati per questo servizio (per le mensilità di gennaio e febbraio) altri 4 milioni e mezzo di euro, con l’obiettivo di garantire i collegamenti anche per il periodo marzo-dicembre 2013. Grazie a questi fondi, che saranno destinati alle Province di Grosseto, Livorno, Lucca, Pistoia, Prato e Siena, la Regione Toscana ha salvaguardato per tutto l’anno il funzionamento delle linee di trasporto pubblico su gomma di valenza regionale, cioè quelle linee bus che attraversano più di un territorio provinciale e interessano tratti autostradali. I finanziamenti complessivi saranno così distribuiti: - alla Provincia di Grosseto 564.305 euro per la linea Firenze-Siena-Grosseto, operata tramite Rama Mobilità/Tiemme spa; - alla Provincia di Livorno 400.616 euro per la linea Piombino-Campiglia, operata tramite Tiemme spa; - alla Provincia di Lucca 923.811 euro per le linee Lucca-Pisa, Firenze-Lucca e Firenze-Viareggio, operate tramite Vaibus; - alla Provincia di Pistoia 920.565 euro per le linee Firenze-Pistoia e Firenze-Montecatini, operate tramite la compagnia BluBus; - alla Provincia di Prato 1.430.000 euro per la linea Firenze-Prato operata tramite Cap; - alla Provincia di Siena 1.066.10 euro per le linee Siena-Arezzo e Siena-Firenze, operate tramite Siena Mobilità. Il finanziamento regionale per le linee bus di interesse regionale fa parte dei fondi destinati al servizio di trasporto pubblico locale su gomma che la Toscana si è impegnata a destinare anche per il 2013 per mantenere in vita il servizio di tpl sulle linee urbane ed extraurbane della regione. Da sottolineare che già nel 2011 e nel 2012 la Toscana si è sostituita al Governo nel sostenere con fondi propri il servizio di tpl, per il quale sono stati drasticamente ridotti i fondi statali.Per ciascuna di queste annualità la Toscana ha investito nel trasporto pubblico su gomma oltre 200 milioni di euro.