I risultati della consueta indagine trimestrale sul sistema manifatturiero aretino confermano purtroppo il preoccupante quadro già descritto nella precedente rilevazione. L’indicatore della produzione infatti anche nei mesi estivi (luglio-settembre) arretra di un ulteriore 6,5% rispetto al corrispondente periodo del 2011, valore ancora peggiore dell’allarmante dato regionale (-5%). La flessione produttiva trascina verso il basso anche l’indicatore del fatturato (-3,6% la variazione tendenziale) e il grado di utilizzo impianti passato dal 77,4% del secondo trimestre al 75,8% del terzo. Dal lato della domanda, nonostante il recupero del mercato estero (+2,1% il dato relativo al terzo trimestre), la variazione del portafoglio ordini complessivo, a seguito della forte contrazione dei consumi interni, resta pesantemente in terreno negativo (-6,1%) lasciando segnali poco incoraggianti per una possibile ripresa produttiva nel breve periodo.
Nonostante le difficoltà descritte, resta tendenzialmente stabile il dato occupazionale (-0,3%) che risente del decisivo contributo della Cassa Integrazione Guadagni il cui utilizzo nel trimestre analizzato risulta purtroppo in forte ripresa (+31% sul corrispondente periodo del 2011). Ovviamente il quadro descritto presenta forti disomogeneità sia legate al settore economico che alla dimensione aziendale. I settori di attività A livello settoriale l’unico comparto in crescita risulta l’elettronica mentre tutti gli altri, seppure con intensità diverse, riportano variazioni produttive negative.
A conferma di quanto già rilevato nella precedente indagine, il comparto orafo sembra essersi incanalato in una fase di contenimento delle flessioni registrando nel trimestre in esame un -0,6%. Assai più gravi risultano invece i risultato dei minerali non metalliferi (-24,9%), del tessile e abbigliamento (-9,9), delle calzature (-9,6%) e del legno e mobilio (-9,2%). Leggermente più contenuti i dati dei metalli (-7,7%) della meccanica e mezzi di trasporto (-5,3%) e del pelli e cuoio (-4,3%). Quasi stabile infine la componente residuale “varie” che raccoglie l’industria alimentare, la chimica, la gomma e plastica, etc.. Le dimensioni di impresa Scendendo nel dettaglio dimensionale continuano ad essere le piccole imprese (quelle con meno di 50 addetti) le più penalizzate in questa ulteriore fase di frenata produttiva e ciò trova conferma anche negli indicatori della domanda.
La produzione industriale si ferma infatti per questa categoria a -7,0% e il portafoglio ordini a -7,7% contro rispettivamente il -5,9% e il -3,3% delle medie imprese (da 50 a 249 addetti) e il -0,5% e il +1,5% delle grandi (con più di 250 addetti). L’export provinciale nel III trimestre 2012 A conferma del positivo risultato della domanda estera rilevato nell’indagine congiunturale, i dati Istat relativi alle esportazioni continuano a evidenziare dinamiche molto positive per il manifatturiero aretino che infatti, anche nel III trimestre 2012, mette a segno un’ulteriore crescita dell’11,1% in termini tendenziali dopo il +25,2% del secondo trimestre.
In termini assoluti stiamo parlando di oltre 2,1 miliardi di euro venduti all’estero nel trimestre contro l’1,9 miliardi del corrispondente periodo del 2011. Questo ha contribuito a sollevare il dato cumulato gennaio-settembre 2012 a 6,4 miliardi di euro con una crescita tendenziale del 28,4%. Contrariamente a quanto evidenziato nelle precedenti analisi non sono più i metalli preziosi, che pure continuano a rappresentare il 57% delle esportazioni manifatturiere provinciali, a trascinare il dato trimestrale.
La variazione settoriale infatti si ferma a +7%, al di sotto della crescita del prezzo dell’oro (+9,7%). In linea con quanto già analizzato nella precedente indagine anche nel terzo trimestre un importante contributo al dato aggregato proviene invece dal comparto dell’oreficeria e bigiotteria il cui incremento raggiunge il +17,2%. Si tratta di un dato decisamente positivo sia perché superiore all’aumento del prezzo dell’oro sia perché, unito alla contrazione della flessione produttiva rilevata nell’indagine congiunturale, potrebbe indicare un’inversione di tendenza di un comparto, quello orafo appunto, che indubbiamente rappresenta il principale traino dell’economia provinciale. Anche al netto di queste due componenti (i metalli preziosi e soprattutto la gioielleria) il dato delle esportazioni resta tuttavia positivo grazie alle performance dell’elettronica (+48,6%), del sistema moda - ed in particolare della pelletteria che cresce del 42% su base annua - e della meccanica che si attesta a +23,7%.
Al contrario flettono i prodotti tessili, i minerali non metalliferi e gli altri prodotti in metallo. “Il quadro economico provinciale è ancora molto difficile - spiega il Presidente di Confindustria Arezzo Andrea Fabianelli – e i nostri dati economici sono ancora una volta peggiori della media regionale. Permangono forti difficoltà nell’accesso al credito, nella riscossione dei crediti e nel trovare spazio su un mercato interno sempre più asfittico. Il comparto delle costruzioni e chi opera sul mercato italiano evidenzia forti compressioni dei ricavi, dei margini e dell’occupazione.
Dobbiamo rimboccarci le maniche – prosegue il Presidente degli industriali aretini – il piano 2013-2015 che Confindustria ha presentato per rilanciare il manifatturiero in Italia è un modo concreto e costruttivo per chiedere impegni ai candidati alle politiche 2013; ma ancora una volta ribadisco che sono le amministrazioni locali per prime a dover dare segnali concreti di sostegno alle aziende ed all’economa del territorio. Dobbiamo riprogettare un futuro economico del nostro territorio, definire un piano di interventi prioritari condiviso fra amministrazioni e imprese, identificando chi fa cosa e in quanto tempo: su questi temi a breve mi confronterò con Vasai e Fanfani.
Le questioni sulle quali possiamo e dobbiamo giocare la nostra partita come sistema economico, riguardano i giovani e la formazione (Università e Istituti Tecnici), le infrastrutture (E78, E45, raccordo autostradale, aeroporto, interporto, etc.) ed il comparto delle costruzioni (area Lebole, area Unoaerre, Caserme, etc.), la sburocratizzazione e le semplificazioni amministrative (tempi di rilascio dei certificati e delle autorizzazioni), il sostegno agli investimenti privati (ampliamenti impianti industriali, investimenti bloccati nel settore dell’energia rinnovabile, etc.).
Le idee, le proposte ed i progetti cantierabili non mancano, ma senza la condivisione e l’impegno di tutti rischia di bloccarsi tutto di fronte al primo ostacolo burocratico o al solo manifestarsi del comitato contro di turno”. “A fronte della perdurante debolezza delle domanda interna – rileva il Presidente della Camera di Commercio Giovanni Tricca - quella internazionale evidenzia , anche per questo trimestre, spunti di crescita, peraltro previsti in irrobustimento tra fine anno ed il 2014.
In altri termini, ci sono aree del mondo con dinamiche espansive e le aziende aretine che riescono a presidiare questi mercati, con prodotti innovativi, di qualità e tipici del made in italy vedono crescere il maniera sensibile il proprio fatturato. Per quanto riguarda il nostro territorio, desta ulteriore preoccupazione il progressivo disimpegno che pare manifestarsi da parte di alcune amministrazioni nei confronti di situazioni e questioni cruciali per il rilancio del sistema economico. Una scelta, in molti casi, dettata da una contrazione dei bilanci da ascrivere ai mancati trasferimenti nazionali o alla contrazione delle entrate tributarie proprie, ulteriore segnale della difficile congiuntura economica, che può però incidere negativamente, in maniera pesante, anche su alcune strutture strategiche per l'internazionalizzazione ed il rilancio, del nostro sistema imprenditoriale, ad iniziare da Arezzo Fiere e Congressi.