"Ci avete rotto le BOLLE!" con questo slogan una ventina di attivisti, alla presenza del presidente regionale di Legambiente Fausto Ferruzza, in tuta gialla e mascherina con in mano cartelloni e striscioni hanno dato vita ad un green flash mob. Un'azione simbolica contro le polveri sottili e l'inquinamento atmosferico. L’iniziativa, organizzata da Legambiente, in occasione della giornata nazionale di Mal'Aria, si è svolta stamane in piazza Beccaria, dove i manifestanti si sono posti al centro della piazza soffiando tutti contemporaneamente dentro le bolle di sapone macchiate di fumo nero e smog per ricordare ai passanti le tante nocività a cui sono sottoposti ogni giorno migliaia di persone. “La Comunità Europea ha sancito il 2013 come l'anno europeo della qualità dell'aria ma nonostante tutto l’emergenza smog è una realtà quotidiana.
- dichiara Fausto Ferruzza, presidente di Legambiente Toscana - Lo confermano i dati del dossier Mal’Aria, la storica campagna di Legambiente sull’inquinamento atmosferico, che rileva in particolare come anche il nuovo anno si sia aperto con una conferma eclatante degli elevati livelli di PM10 nell’aria delle città capoluogo della Toscana. A far scattare l’emergenza smog durante i mesi invernali sono sempre le polveri fini, ovvero il PM10 e il PM2,5 . Nel 2012 sono stati dunque tre i capoluoghi di provincia toscani (Firenze, Lucca e Prato) che hanno maggiormente superato il bonus di 35 giorni previsti per legge (cit.
DL 155/2010: limite giornaliero di protezione per la salute umana del PM10 di 50 µg/m3) secondo la classifica di Legambiente “PM10 ti tengo d'occhio”(dati disponibili e diffusi sui siti delle Arpa Regionali). Nel redigere questa classifica si è presa come riferimento la centralina peggiore (ovvero che ha registrato il maggior numero di superamenti nel corso dell’anno)”. Firenze, dal 40° posto dello scorso anno (centralina di Ponte alle Mosse con 59 giorni di superamento) sale in negativo di 17 posizioni piazzandosi al 23° posto della classifica (centralina di Ponte alle Mosse con 68 giorni di superamento) e si conferma la località toscana che registra la quantità di giorni più alta per il superamento del limite consentito dalla legge.
Non va meglio neppure per la centralina di Firenze Gramsci con 45 giorni sforati. Fuorilegge anche Lucca (centralina Micheletto) con 54 giorni di sforamento si colloca al 31° posto della classifica nazionale. Sopra la soglia consentita anche Prato (38°) che rientra tra le città in stato di emergenza per l'inquinamento atmosferico da traffico. Dai dati rilevati sul sito regionale di ARPAT la centralina di Via Roma arriva a 42 giornate (un dato sostanzialmente uguale a quello del 2011 che era 43) mentre la centralina di Via Ferrucci di cui sono disponibili solo gli ultimi 6 mesi di dati arriva a 22 con una situazione quasi peggio in proporzione a quella di Via Roma (che nello stesso periodo, per fare un esempio, ha 20 superamenti).
Da sottolineare cha a Prato non esiste una centralina di fondo ed i dati di riferimento sono quelli della centralina di Montale (PT) zona Prato – Pistoia che con i suoi 63 giorni di superamenti presenta una situazione ancora peggiore. In netto miglioramento, invece, rispetto allo scorso anno (57 giorni di superamento nel 2011) la centralina di Capannori che ha chiuso il 2012 con 36 giorni di sforamento. Ma se i numeri registrati sulla qualità dell'aria nelle città toscane nel 2012 risultano essere indubbiamente sconfortanti, anche il 2013 si apre come un anno decisamente critico.
Dal sito ARPAT emerge che nei primi giorni del 2013 e precisamente aggiornati al 15 gennaio, siano già in maggioranza le giornate di superamento in quasi tutte le centraline delle città capoluogo toscane. Nella centralina di Firenze (Ponte alle Mosse) si sono già registrati 11 giorni di superamento, 10 in quella di via Gramsci, a Prato (via Roma) 9 giorni di sforamento e 10 nella centralina Prato (Ferrucci), 8 a Pisa (Borghetto), 6 a Pisa (Passi), 7 a Pistoia nella centralina di via Signorelli e 10 nella centralina di Pistoia Montale. La concentrazione nell’aria di biossido di azoto (NO2) costituisce, insieme al particolato fine e all’ozono, uno tra i maggiori problemi rilevati.
Le emissioni di ossidi di azoto derivanti dai processi di combustione e, specialmente nei centri urbani, dal traffico automobilistico e dal riscaldamento domestico, nel corso degli ultimi anni, non hanno subito la riduzione che ha invece caratterizzato altre emissioni inquinanti. La media dei valori medi annuali, registrati dalle centraline urbane sul territorio comunale, dimostrano come Firenze piazzandosi al 1° posto nazionale (62,5), in negativo, non è riuscita a rispettare i limiti superando quello indicato dalla legge con un valore medio di 40 μg/m3.
Le altre città toscane, per la maggior parte, si trovano a metà classifica Livorno (33°), Siena (36°), Arezzo (42°), Lucca (48°), Grosseto (54°), Pisa (56°), Prato (57°). A fine classifica Pistoia (70°) (dati Ecosistema Urbano 2011). A preoccupare maggiormente nei mesi estivi, ci sono i livelli di ozono un composto la cui presenza nelle porzioni più basse (la troposfera) non è di origine naturale e risulta essere dannosa per la salute dell’uomo. I limiti previsti dalla normativa (D.Lgs.
155 del 2010) per le emissioni di ozono troposferico (O3) che consentono un massimo di 25 giorni di superamento della soglia giornaliera pari a 120 µg/m3 mediata su otto ore consecutive. In Toscana, i limiti, sono stati superati da città come Lucca (32°) e Firenze (39°) rispettivamente con 46 e 40giorni di superamento. Gli effetti dell’inquinamento atmosferico sulla salute dell’uomo sono ormai noti. Da uno studio del 2010 (Healt and Environment in Europe: Progress Assessment 2010) emerge che le morti infantili legate alle malattie respiratorie, anche se in calo, corrispondono ancora al 12% del totale e che c’è una nuova visione ormai acquisita sugli impatti delle polveri sottili (PM10 e PM2.5) relativamente alle malattie cardiovascolari.
Molti studi recenti indicano l’inquinamento dell’aria come la maggior causa di ricoveri, malattie e morti per problemi respiratori. Il particolato fine riduce le aspettative di vita di circa 9 mesi e che è la causa dell’insorgere di nuove malattie respiratorie. Ad oggi l’asma è una delle malattie croniche più comuni nei bambini, specialmente nelle aree urbane. Secondo tale studio se si riducessero le concentrazioni di polveri sottili fino a 20 µg/m3 si ridurrebbero i casi sanitari del 7% e si ridurrebbe la mortalità del 15%.
Se venissero attuate le indicazioni previste dalle norme in vigore attualmente si stima che le emissioni delle polveri sottili verrebbero ridotte del 50% e si ridurrebbero di 500 mila unità le morti legati ai processi di inquinamento. Migliore si presenta la situazione toscana per quanto riguarda l'inquinamento acustico. Secondo il quadro fatto da ISPRA 2011 (Annuario dati ambientali 2012) tra le uniche regioni che sono quasi completamente in regola (approvazione classificazione acustica) si conferma la Toscana con 270 comuni su 287 che hanno approvato il piano di classificazione acustica (94,1% dei comuni, 96,8% della popolazione zonizzata e 93,6% del territorio zonizzati). Uno studio commissionato dal Ministero dell’Ambiente olandese all’istituto di ricerca indipendente TNO mette in risalto che l’inquinamento acustico prodotto dal traffico causa danni al 44% della popolazione UE e costa 326 miliardi alla sanità comunitaria.
I danni provocati vanno dall’aumento della pressione fino ai problemi cardiaci, dall’ipertensione all’insonnia. All’inizio del 2012 la comunità europea ha stabilito nuovi obiettivi “anti rumore” che prevedono entro il 2017 la riduzione di 4 decibel del rumore provocato da auto e furgoni e di 3 decibel per i veicoli pesanti. Nonostante la crescente consapevolezza degli effetti altamente dannosi che genera l’esposizione al rumore sono ancora sporadiche le campagne di monitoraggio. Dal rapporto “Indicatori Ambientali Urbani (2011)” (ISTAT 2012) è emerso che nel 2011 tra i pochi comuni italiani che hanno effettuato il maggior numero di monitoraggi sull’inquinamento acustico c'è anche Firenze (35,5) e che in questi comuni durante le campagne di monitoraggio si è verificato almeno un superamento dei limiti in ognuna delle campagne effettuate. “E’ crisi.
C’è, prima ancora di quella economica, una crisi della capacità di fare buona amministrazione che investe purtroppo molte realtà locali. Una crisi della capacità di innovazione delle scelte utili che frena oggi quegli interventi necessari a rendere più pulite e sostenibili le nostre realtà urbane. Ogni anno la stessa domanda. Città malate croniche di traffico e smog? Un problema mai affrontato radicalmente - conclude Fausto Ferruzza - Occorre infatti che gli enti locali promuovano finalmente la cosiddetta mobilità dolce, solo così potremo ottenere la riduzione di smog e rumore, in vista di un modello trasportistico più sobrio, equo e sostenibile!”.