Raccogliendo l’appello del Garante dei detenuti Franco Corleone, che ha promosso una raccolta fondi per l’acquisto di un banco bar e altri arredi per il Giardino degli Incontri a Sollicciano, dove i detenuti ricevono le visite dei parenti, Di Puccio ha rivolto al Consiglio Comunale e alla Giunta il proprio intervento, ricordando gli impegni presi per il carcere fiorentino più di un anno fa in occasione del consiglio comunale, convocato all’interno di Sollicciano in via straordinaria proprio per rispondere all’urgenza del problema carceri.
“Eppure da allora poco o niente è stato fatto – ha notato Di Puccio –. E Sollicciano è in condizioni drammatiche, mancano le cose essenziali, il sapone, la carta igienica, manca l’acqua calda nelle docce, in compenso piove nelle celle, mancano gli assorbenti igienici per non parlare dell’assistenza sanitaria”. “Con questo intervento non risolveremo certo i problemi delle carceri italiane, ma è doveroso occuparsene, e non solo a parole – ha aggiunto il consigliere –. E non mi stancherò mai di riportare l’attenzione su un problema di cui pochi si interessano.
Il Comune non può certo sostituirsi allo Stato, ma un atto di attenzione è doveroso, Sollicciano è parte integrante della città”. L’intervento, nato come comunicazione al consiglio, si è così trasformato in ordine del giorno approvato, suscitando anche un ampio dibattito in Consiglio. Dibattito che ha toccato in più interventi anche lo sciopero della fame e della sete di Marco Pannella. «Per risolvere il problema delle carceri sovraffollate basterebbe una riforma seria della Giustizia e degli accordi con i Paesi extracomunitari affinché i detenuti stranieri scontino la pena nei loro Paesi di origine».
È quanto dichiara Claudio Morganti, europarlamentare dell’Eld, in merito al sovraffollamento delle carceri toscane, soprattutto a Sollicciano (Firenze) dove, a fronte di una capienza massima di 520 detenuti, ve ne sono 953 (circa il 67% di origine straniera). Morganti sottoline che «sia il centrodestra sia il centrosinistra non hanno mai affrontato seriamente il problema delle carceri se non con misure temporanee, come l’indulto, che non risolve certamente il problema. Pensiamo a quanti ancora sono in attesa di giudizio, e tra di essi magari anche degli innocenti, a causa della lentezza della Giustizia italiana.
Serve, inoltre – chiosa Morganti –, la certezza della pena così da evitare l’afflusso di delinquenti che vengono nel nostro Paese con il solo scopo di compiere reati perché qui in carcere non ci vanno o al massimo se la cavano con l’indulto. Inoltre, sarebbe il caso che le vecchie carceri venissero ristrutturate o addirittura che ne vengano costruite delle nuove. In più – ribadisce l’europarlamentare –, la certezza che gli extracomunitari possano scontare la pena a casa loro risolverebbe il problema visto che la maggior parte di chi oggi è nelle carceri è di origine straniera.
La massiccia presenza, infatti, di extracomunitari è solo il frutto della politica permissiva e di estrema accoglienza attuata dalla sinistra. Non mi interessa chi urla all'indulto o all'amnistia e non provo pietà per quel politico che con lo sciopero della fame e della sete vuole lo svuotamento della carceri, perché a mio avviso, ricorrendo a queste misure, si metterebbe solo a repentaglio la sicurezza dei cittadini». Anche il Presidente della Provincia di Firenze, Andrea Barducci, si associa ai firmatari della lettera redatta dal consigliere regionale Enzo Brogi per Marco Pannella.
“Seguo con grande inquietudine la lotta non violenta di Pannella – ha detto il Presidente della provincia – che ci deve spronare a introdurre tra le priorità istituzionali la revisione del nostro sistema carcerario, divenuto purtroppo, nella stragrande maggioranza dei casi, un luogo di enorme sofferenza e di nessuna riabilitazione. Mi auguro davvero che Marco Pannella sospenda questa sua lotta estrema - ha aggiunto Barducci - e mi unisco a anche io a coloro che si fanno carico della sua battaglia per l’amnistia, e per il ripristino della legalità e del rispetto della dignità all’interno delle nostre carceri.”