Un goloso viaggio alla scoperta delle tradizioni culinarie pratesi in voga dal dopoguerra agli anni Novanta ed oggi entrate nelle abitudini delle feste: è quello che prenderà il via venerdì 14 dicembre al Museo del Tessuto nell’ambito della mostra “Vintage. L’irresistibile fascino del vissuto” con il primo di tre incontri – organizzati dal Comune di Prato - Assessorato alle Attività Produttive del Comune di Prato in collaborazione con la Fondazione Museo e le associazioni di categoria – dedicati a tre prodotti d’eccellenza della cucina tradizionale del territorio come il Sedano alla pratese, le Pesche di Prato e il Vermouth Bianco. “Valorizzare la cucina della nostra città – afferma l'Assessore alle Attività Produttive del Comune di Prato Roberto Caverni – significa mettere in evidenza un patrimonio storico e anche turistico.
I sedani alla pratese ad esempio, monumento gastronomico della nostra tradizione, rappresentano un valore culturale perché racchiudono in sé quel modo di interpretare l'economia nella città da cui scaturisce la cultura che ci contraddistingue. Rappresentano l'identità di una comunità, abile e creativa – continua - capace di produrre risultati eccellenti con materie prime semplici, tanto da far diventare questa pietanza basata su un ortaggio modesto come il sedano, un piatto della festa. Inoltre, in un momento come questo valorizzare la nostra cucina può rappresentare un elemento fondamentale per creare nuove risorse”. Il primo appuntamento, dal titolo “Prato e la cucina vintage: i Sedani alla Pratese e la cucina della fabbrica” è dunque per venerdì prossimo, 14 dicembre, a partire dalle 17.30 con una conferenza a cui parteciperanno lo “storico” Giampiero Nigro, la curatrice del libro dedicato ai Sedani alla Pratese - edito da Claudio Martini - Nadia Bastogi, un operaio che racconterà la sua “vita in fabbrica” con particolare riferimento a “i mangiari”, l’agronomo Giacomo Petracchi e l’esperto di tradizioni gastronomiche pratesi Umberto Mannucci.
A concludere l’incontro sarà il Presidente dell’Associazione Ristoratori Pratesi Giovanni Seghetti, il quale spiegherà la preparazione del complesso piatto simbolo del riciclo in cucina, come i cenci sono stati per la città laniera il simbolo del successo nel mondo del tessile. Non mancherà l’intrattenimento, con il sonetto “Ballata delle Cento Ciminiere” a cura di Octava Rima, le “Fabbrichine” e la lettura della prosa di Armando Meoni dedicata al Sedano e, come un ortaggio tanto modesto, potesse diventare il piatto simbolo della festa.
Al termine della conferenza, aperitivo vintage a base di sedani alla pratese preparati dal Ristorante “Il Cavallino Rosso” accompagnati da vino del territorio e visita guidata alla mostra con possibilità di acquistare – a prezzo scontato – il catalogo in vendita nello store del Museo. Il secondo appuntamento, dal titolo “Prato e la cucina vintage: le Pesche di Prato sulla tavola delle occasioni”, è fissato per le 17.30 di venerdì 25 gennaio e a raccontare storia e ricetta di questa dolcissima specialità pratese sarà Paolo Sacchetti, recentemente proclamato Miglior Pasticcere d’Italia 2012 e co-autore del libro dedicato alle Pesche di Prato facente parte la collana dedicata ai sapori pratesi edita da Claudio Martini.
Non mancherà la figura dello “storico” che racconterà come è nato questo prodotto dolciario “da forno” nella tradizione pratese e come – grazie anche all’Alkermes dell’Officina Farmaceutica di Santa Maria Novella – sia divenuto in poco tempo un prodotto ricercato e apprezzato soprattutto sulle tavole “della festa”. Il terzo appuntamento, dal titolo “Prato e la cucina vintage: Biscottini e Vermouth Bianco di Prato, i sapori della convivialità” si terrà invece alle 17.30 di venerdì 22 febbraio.
A spiegare come avviene la preparazione dei classici biscottini con la mandorla ci sarà uno dei più rinomati biscottieri pratesi, Francesco Pandolfini Presidente del Consorzio dei Biscotti di Prato e titolare dello storico biscottificio. Ad illustrare la preparazione del Vermouth Bianco di Prato ci sarà l’unico produttore pratese in possesso dell’originale ricetta del 1750: l’Opificio Alla Gusteria Nunquam, che ancora oggi lo produce seguendo alla lettera la ricetta anche in fase di preparazione, senza nessun ausilio meccanico, ma solo con la combinazione di vino bianco toscano, zucchero, pochissimo alcool ed erbe aromatiche officinali spontanee e varie spezie schiacciate a mano in un pestello di marmo. Ogni incontro, con prenotazione obbligatoria (al 335 6130800 o 320 6434045) prevede un ingresso comprensivo – oltre alla partecipazione all’incontro – anche dell’aperitivo vintage e della visita guidata alla mostra.