"Buonasera, siamo semplicemente stanchi'', con queste parole pronunciate da francesco Schettino all'uscita dal Teatro-tribunale si chiude il sipario sull'udienza durata 5 giorni e che ha avuto per oggetto la perizia sulla scatola nera della Costa Concordia. Il comandante della Costa Concordia è accusato di omicidio plurimo colposo, abbandono della nave e disastro ambientale. Con la conclusione dell'incidente probatorio, la maxi perizia realizzata dagli esperti incaricati dal gip, diventa una prova per il futuro processo, insieme agli atti presentati dalle parti e accolti dal gip nell'incidente probatorio.
Secondo quanto annunciato nei giorni scorsi proprio da Verusio, l'inchiesta dovrebbe terminare entro la fine dell'anno in corso. Schettino insieme ai suoi legali ha provato a difendersi fino all'ultimo. La strategia difensiva ha tentato da un lato di alleggerire la posizione dell'ex comandante scaricando una parte di responsabilità sul timoniere che avrebbe sbagliato ad eseguire gli ordini di virata. Dall'altro ha sostenuto con forza che la manovra che ha poratato la nave vicino alla costa sia stata frutto della sua esperienza di marinaio e non del caso.
Ma la Procura ha confutato tutte e due le principali tesi della difesa: per il procuratore capo di Grosseto Francesco Verusio l'incidente probatorio "ha confermato che la manovra che ha fatto finire la nave sugli scogli non è dovuta a Schettino ma "alla mano del buon Dio". Inoltre "L'errore del timoniere, anche se non ci fosse stato, non avrebbe impedito l'urto contro il Giglio" sostiene Verusio che all' uscita del Teatro Moderno di Grosseto dichiara: "In questo incidente probatorio si sono definitivamente accertate le responsabilità del comandante Schettino da noi già individuate nell'immediatezza del fatto.
Questo incidente probatorio -ribadisce Verusio- ha posto una pietra tombale sulle responsabilita' del comandante Schettino" nel naufragio. Ieri e oggi la difesa hanno tentato il tutto per tutto, opponendo alla maxi perizia ben 200 domande. Ieri allo stesso Schettino è stata concessa persino la possibilità di intervenire, possibilità che oggi invece gli è stata negata. "Senza l'errore del timoniere, che abbiamo messo in evidenza, l'urto subito dalla Costa Concordia avrebbe potuto causare meno danni".
Questa una delle tesi chieve sostebute dal difensore del comandante Francesco Schettino, l' avvocato Bruno Leporatti . "L'urto poteva avvenire in un punto diverso della nave", se il timoniere indonesiano non avesse sbagliato a fare la virata, "e poteva significare danni minori, non in punti vitali -sostiene il legale- e minore violenza di impatto". L'avvocato Leporatti, sull'esito dell'incidente probatorio, ha detto: "siamo moderatamente soddisfatti, ma il bilancio non si puo' fare ora.
Ci sara' da lavorare duramente sotto il profilo tecnico e per molto tempo ancora". Quanto al comandante Francesco Schettino, "ha ansia di difendersi -spiega Leporatti- di far capire le sue ragioni e far rilevare gli errori. In aula ha dato un contributo importante, facendo domande, fornendoci indicazioni su aspetti che nessuno meglio di lui poteva conoscere. Il comandante Schettino -ha concluso il suo difensore- come tutti noi è molto provato da questa udienza". "Dall'atteggiamento tenuto in questi 5 giorni in aula durante l'incidente probatorio, a me sembra che Francesco Schettino non si renda conto di quello che ha combinato con il naufragio della Costa Concordia".
Lo ha detto il procuratore capo di Grosseto, Francesco Verusio. E' come se "non si rendesse conto -ha affermato il magistrato riferendosi a Schettino- del gesto imperdonabile e sciagurato di cui e' stato responsabile". Il comandante della Costa Concordia è accusato di omicidio plurimo colposo, abbandono della nave e disastro ambientale. Ma ad essere chiamata in causa durante il processo in questi giorni è stata anche la compagnia di navigazione, accuse pesanti erano contenute nella relazione stilata dalle capitanerie di porto: la Costa e in particolare il responsabile dell'unità di crisi Roberto Ferrarini sarebbero stati al corrente sin dall'inizio sia di quell'infausto 'Inchino' che delle decisioni prese a bordo dopo l'impatto.
La replica della Costa Concordia presente in aula in qualità di ''parte danneggiata'': ''Quanto alla variazione di rotta'' effettuata dalla Costa Concordia la sera del 13 gennaio scorso, per effettuare il cosiddetto 'inchino' all'isola del Giglio, ''l'obbligo di comunicazione spettava al comando della nave'', cioe' a Francesco Schettino. ''Ne' la Capitaneria di Porto nè la compagnia sono state informate della variazione alla rotta prevista''.