Per decontaminarli in effetti li hanno decontaminati. Peccato che, per centrare il risultato, li abbiano tenuti in mutande nel piazzale davanti al pronto soccorso di Careggi e innaffiati a dovere sotto gli sguardi di chiunque passasse da lì. Ma siamo proprio sicuri che siano queste, le procedure adatte a decontaminare nel caso specifico dall’amianto ma, più in generale, da scorie nucleari, batteriologiche, chimiche e radioattive? In soldoni è questo, ciò che il Vicepresidente della Commissione sanità Stefano Mugnai (Pdl) domanda alla giunta regionale mentre denuncia la vicenda in un’interrogazione appena protocollata agli atti del Consiglio regionale. Secondo le segnalazioni pervenute a Mugnai, il fatto sarebbe accaduto il 2 ottobre scorso quando «un’ambulanza con infermiere a bordo carica un paziente politraumatizzato che è venuto a contatto con fibre di amianto (eternit)».
La situazione, si legge nella premessa dell’interrogazione, è particolare. Per questo l’infermiere avverte la centrale del 118 affinché allerti il pronto soccorso di Careggi. All’arrivo al policlinico, però, ci sarebbero stati «problemi sulle procedure di sicurezza da adottare su questo particolare caso». Alla fine, hanno fatto così: «Il paziente sarebbe rimasto a bordo dell’ambulanza e questa, dopo una sosta in camera calda, sarebbe stata fatta spostare nel piazzale antistante il tunnel di accesso al pronto soccorso dove è rimasta per diverso tempo».
Ma con le sostanze contaminanti, si sa, non si scherza. Per questo «sono stati chiamati i vigili del fuoco che sono intervenuti con il nucleo Nbcr (nucleare batteriologico chimico e radioattivo) per decontaminare le persone coinvolte». Sì ma come? «La decontaminazione del paziente e dei soccorritori sarebbe avvenuta con le seguenti modalità: spogliati nel piazzale sotto gli occhi di tutti ed innaffiati, sono rimasti tutti, uomini e donne, in mutande senza nemmeno un lenzuolo per proteggersi dagli sguardi dei curiosi.
Dopo la doccia a ognuno è stato dato un camice monouso e tutti gli indumenti, comprese scarpe e calzini, gettati in un sacco. Sarebbe poi stato detto semplicemente di “lavare” l’ambulanza». Ora, riflette Mugnai, «allo scrivente non risulta esistere una procedura per questi casi, anche se l’azienda di Careggi ha acquistato da circa un anno una tenda di decontaminazione». Ad esempio, «nel caso di emergenze chimiche o radioattive deve essere sentito il Prefetto per il coordinamento dei nuclei operativi e delle forze militari impiegate».
Sia come sia, secondo Mugnai è «opportuno controllare che casi simili, individuali o di massa, debbano essere trattati con le dovute procedure di sicurezza». Altro che prendere la gente a sistolate sotto il pubblico ludibrio. Dunque, ora Mugnai vuol sapere dall’assessore al diritto alla salute Luigi Marroni «quali siano le procedure istruite dal Prefetto tra forze dell’ordine, protezione civile e strutture sanitarie e quali i compiti delle strutture del sistema sanitario regionale in casi di allarmi o emergenze chimiche, batteriologiche o radioattive», «quali reparti di alta specializzazione avrà il nuovo megapadiglione che ospiterà il pronto soccorso», se sia «prevista un’area per la decontaminazione» e «se i locali saranno adibiti a spogliatoio per accogliere separatamente chi è contaminato e le persone decontaminate che devono rivestirsi».
Infine, l’esponente del Pdl domanda «i motivi per i quali il padiglione non ha l’elisuperficie sul tetto per portare i pazienti più gravi direttamente nella sala rossa senza trasbordi in ambulanza, dato che in Italia tutti i grandi ospedali ne hanno una, o se lo si stia dotando di quello spazio».