Oggi 2 ottobre 2012 altri due corpi sono emersi dalle fondamenta mistiche di Sant'Orsola, sotto l'altare francescano, nell'ex convento fiorentino rimasto per anni nel dimenticatoio e riportato alla luce dalla Provincia di Firenze e soprattutto dalla ricerca del professor Silvano Vinceti presidente del Comitato nazionale per la valorizzazione dei beni culturali e artistici. I rinvenimenti ossei salgono così a sette. Sette corpi, sembra un romanzo di Agatha Christie, sette 'anime sante' che per i più puri sarebbero dovute rimanere celate nella memoria spoglia e cementizia di Firenze.
Una città in cui per poter mettere mano all'archeologia del sottosuolo occorre che qualcuno faccia un buco per terra, salvo poi dare una mera occhiata e ricoprire. Per pudore forse, o per la vergogna di non saper gestire il passato. Sant'Orsola - La struttura che ospita, con molta probabilità, altri resti ossei e che negli anni è stata anche una Manifattura ed un ricovero, avrebbe dovuto già essere oggetto di un recupero edilizio che però ha incontrato i soliti impedimenti burocratici cui si sono aggiunti i tristi chiari di luna economici. Un mucchio di ossa - questo il bilancio delle ricerche per individuare i resti mortali di Lisa Gherardini del Giocondo, nobildonna fiorentina moglie di Francesco Del Giocondo, modella ispiratrice di quel quadro di Leonardo da Vinci che adesso vede delle autorevoli 'sorelle' sparse per il mondo, ma che per la storia che già racchiude resta l'unica opera degna di simboleggiare la civiltà dell'arte.
"Un francobollo!" l'espressione che qualche turista ha usato negli anni una volta giunto davanti alla teca del Louvre immaginata come imponente. Da Anghiari a via Taddea - Quella di Vinceti è una ricerca che è stata messa in secondo piano rispetto alla più nobile foratura dell'affresco Vasariano nel Salone dei Cinquecento in Palazzo Vecchio. Battaglia di Anghiari contro la Gioconda Monna Lisa Gherardini. La prima una lotta di professionalità, di coraggio, di intelletto che ha visto contrapposte le istituzioni statali (quali i dati reali, dove le analisi incontrovertibili?) che si è fermata davanti alla richiesta del sindaco Matteo Renzi di eseguire uno 'strappo' su un'opera restaurata di recente per dare una risposta ad uno degli interrogativi più affascinanti dell'arte.
La seconda relegata nel sottoscala delle imprese alla Indiana Jones: tante le telecamere e gli occhi curiosi, ma minore il senso civico dell'iniziativa accostata persino alla demoniaca "necrofilia". "Trovi uno scheletro anche se scavi sotto Sapori e dintorni" avrebbe detto qualcuno. Silvano Vinceti fa sapere che "da metà novembre tutti e sette gli scheletri scoperti saranno messi sotto osservazione dall'Università Antropologica di Ferrara, in seguito saranno effettuati i test del dna.
L'Universita' dell'Aquila effettuerà degli esami istologici e l'Universita' del Salento si occuperà della datazione al Carbonio 14". Ma tutto questo è il passo successivo rispetto alla battaglia culturale che Vinceti ha compiuto all'interno delle mura di Firenze. Ha detto 'Voglio scavare' ed ha scavato. Quelle ossa potrebbero non arrivare mai sul tavolo degli esperti, Vinceti avrebbe in ogni caso vinto le resistenze e lo scetticismo di una città incapace di rinnovarsi se non schiacciando le proprie radici, e che continua a muoversi attorno a Sant'Orsola in un quartiere che non se la passa certo bene e che non trae giovamento alcuno dal rudere inespressivo e ripieno di calcestruzzo che l'imbecillità del passato offre al patrimonio dell'Unesco. Ci sono piccole frazioni di comuni italiani in cui un pezzo di strada romana viene trattato come il gioiello di famiglia: a chi troppo e a chi niente? Matteo Renzi e Maurizio Seracini da una parte, Silvano Vinceti dall'altra.
Diversi approcci, diverse capacità e dialettiche. Qualcuno però ci ha provato e prova a dare un senso a questa (altrimenti triste) storia. Antonio Lenoci