“S'io fossi foco” è una cavalcata attraverso la rabbia, il sarcasmo e la licenziosità dell’antica poesia toscana tra Medioevo e Rinascimento; una cavalcata sagace e divertentissima, che vede protagonista una coppia consolidata della nostra scena teatrale: Carlo Monni e Massimo Grigò. La voce sanguigna e genuina di Carlo Monni, lontana da classicismi ed accademie, e quella avvolgente di Massimo Grigò ci faranno riscoprire nei versi o nelle rapide prose Dante Alighieri, Cecco Angiolieri, Burchiello, Luigi Pulci, Lorenzo dei Medici, Francesco Berni, Giovanni Boccaccio, Pietro Aretino.
Ad accompagnarli le musiche dal vivo composte appositamente dai Martinicca Boison. “S'io fossi foco” è un ideale corollario all'altro spettacolo presentato l'anno scorso nel Cortile del Bargello: “La beffa del grasso legniaiuolo”; ambedue infatti sono accomunati quell’umore critico, al tempo stesso, aristocratico e plebeo, che proprio in Toscana può vantare una lunga tradizione sia colta che popolare, spesso esternata in velenosissima ironia, in beffe feroci o in scoppi linguistici sanguigni e dissacranti.
Prototipi di una generazione di “maledetti toscani”, oggi considerati classici ma, ai loro tempi, scomodi, discussi, controversi: in realtà, una lunga genia di “arrabbiati” da fare invidia ai più recenti poeti della nostra “beat generation”.