Nel bilancio del 2012 il Comune di Vernio (Prato) ha subito un taglio di circa mezzo milione di euro, quello di Barga (Lucca) di quasi un milione sulla spesa corrente. Sono altri due esempi di come la cosiddetta "spending review" non sia più sostenibile per gli enti locali. Altri due casi simbolici che si aggiungono alla campagna "Piccoli comuni, grandi sacrifici", che vede impegnati i piccoli Comuni toscani contro i tagli lineari del Governo, promossa dal UNCEM (Unione Nazionale Comuni Enti Montani) e ANCI della toscana. "Mezzo milione di euro in meno per un comune di 6.000 abitanti non è cosa da poco – spiega il sindaco di Vernio, Paolo Cecconi – Siamo stati costretti ad elevare l'Imu che arriverà al 4,5% per la prima casa e al 9,6% per la seconda, ma non sarà sufficiente a colmare il divario fra entrate e uscite".
Come gesto simbolico, e non solo, Cecconi ha deciso di rinunciare all'aspettativa dal lavoro, facendo risparmiare così 25.000 euro all'ente. Il sindaco di Vernio sottolinea poi un paradosso relativo agli estimi catastali, che penalizza la sua municipalità: "A causa dell'arretratezza del catasto, pur operando un aumento dell'aliquota abbiamo introiti inferiori a quelli di comuni vicini che hanno un aliquota più bassa. Con queste minori entrate non è escluso un ulteriore ritocco a settembre". "Nel bilancio preventivo è già previsto un aumento dell'aliquota Imu al massimo, il 10,6% su seconda casa, altri immobili e terreni edificabili e dell'Irpef dallo 0,7 allo 0,8% - spiega il sindaco di Barga, Marco Bonini -.
E' un bilancio risicato, con un pareggio ottenuto mantenendo i servizi inalterati". Bonini spiega poi come il suo Comune sia riuscito a superare un handicap non di poco conto, ovvero l'impossibilità di accendere un mutuo per la realizzazione di loculi: "Abbiamo dovuto mettere in piedi un project financing con un progetto che prevede la realizzazione di loculi in tutti i cimiteri. Sarà la società che li realizza a venderli e a effettuare, per i prossimi tre anni, tutti i lavori di manutenzione.
Per i cittadini, però – conclude Bonini – non cambia niente, perché sarà sempre il comune l'ente con il quale si rapporteranno per tutto l'iter". “Questi dati – commenta il Presidente di UNCEM Toscana Oreste Giurlani – dimostrano che i piccoli Comuni hanno già fatto la loro spending review, a volte sacrificando i servizi ai cittadini ma molto spesso facendo di tutto per mantenerli, ma deve essere chiaro che sul fronte razionalizzazione ed efficientazione hanno già abbondantemente dato, non si può provare loro dell’ossigeno!” Fabio Evangelisti, Segretario IdV Toscana è pronto a rottamare il governo Monti: "Se guardiamo al nuovo assetto delle province italiane, più che al Governo dei Professori e dei tecnici quello guidato da Mario Monti ci fa pensare al Governo dei Pasticcioni.
Accorpamenti e riduzioni, infatti, si riveleranno con il tempo soltanto un palliativo inutile per la semplificazione e il risparmio della macchina dello Stato, con il risultato che ci ritroveremo con un mostro amministrativo e burocratico che vanificherà ogni tentativo di politica virtuosa e infangherà addirittura la storia, la cultura e l'identità dei nostri territori. E' davvero una sciocchezza, a mio avviso, che un massese finisca sotto la provincia di Prato, così come è una cavolata per un pisano finire sotto la provincia di Livorno, o per un senese sotto quella di Grosseto.
Meglio allora tutti appartenere alla Regione Toscana, con una vera e coerente semplificazione amministrativa, senza intaccare, come vorrebbero far credere i difensori d'ufficio delle Province, né servizi né posti di lavoro. Per questo, sono convinto che, invece di questo maldestro tentativo di facciata, sarebbe stato opportuno e doveroso fare una riflessione seria sul futuro e sull'utilità delle province. Se davvero anche il Governo Monti e la maggioranza che lo sostiene sono convinti, come noi di Italia dei Valori, che non a caso abbiamo raccolto duecentomila firme per una legge d'iniziativa popolare l'estate scorsa, che le province sono Enti superati dalla storia, dallo spread, dai privilegi e dai costi della politica, la soluzione sarebbe stata semplice: abolirle tutte, appunto, trasferendo personale e servizi agli Enti locali di livello superiore e inferiore, ovvero comuni e regioni.
Altrimenti, se ancora rappresentano un tassello importante della macchina amministrativa, sarebbe stato meglio che tutte mantenessero le loro funzioni e la loro operatività. Invece, ancora una volta, ha prevalso la logica gattopardesca del cambiar tutto per non cambiare niente (e la legge elettorale ne sarà l'ennesimo truffaldino esempio) e così anche il Governo della "rinnovata credibilità europea" si copre di ridicolo e rasenta il no-sense. Monti e i suoi presunti tecnici farebbero infatti meglio a constatare il loro ennesimo fallimentare progetto - quello del risanamento economico e del rilancio è sotto gli occhi di tutti - e a restituire il proprio mandato per consentire ai cittadini di eleggere un Governo legittimato dalle urne.
Prima questi finti tecnici se andranno a casa, infatti, e meglio sarà per tutti: per uscire dalla crisi economica, per i cittadini italiani, e persino per il buon senso". Il parere dei presidenti di Provincia. “Siamo di fronte a una deriva centralista che tende a ridimensionare pesantemente il ruolo delle autonomie locali. Il governo e il Parlamento stanno sottovalutando il tema della rappresentanza e del protagonismo dei territori, ma sbagliano. La riforma dell’assetto istituzionale delle Province penalizzerà i comuni più piccoli e più distanti dalle aree urbane, metterà a rischio politiche di sviluppo locale, ridurrà gli spazi di democrazia a scapito dei cittadini”.
Lo ha detto oggi (lunedì 30 luglio) in Consiglio provinciale il presidente della Provincia di Siena, Simone Bezzini, intervenendo al dibattito sull’atto di indirizzo “Assetto istituzionale delle Province” su cui è ancora in corso la discussione. “In realtà come la nostra - ha sottolineato Bezzini - dove la dimensione provinciale è molto di più di una dimensione istituzionale, le conseguenze della riorganizzazione della Provincia saranno enormi. Le relazioni tra amministrazione provinciale e Comuni sono storicamente consolidate e hanno contributo, nei decenni, a sviluppare qualità dei servizi, coesione sociale e sviluppo sostenibile.
Tutto questo, oggi, rischia radicalmente di venire meno con una Provincia debole e dalle funzioni pesantemente ridimensionate. Penso, ad esempio, alla delega sulla promozione e il coordinamento dello sviluppo economico e sociale che avranno le città metropolitane, ma non le nuove Province, con una disparità di trattamento evidente tra grandi città e territori più marginali. Sarebbe grave se funzioni come queste, insieme all’agricoltura, a quello che rimane del turismo, alla formazione e al lavoro, solo per citarne alcune, venissero regionalizzate e, quindi, allontanate dai territori, dopo che in questi anni, almeno in provincia di Siena, si sono costruite esperienze di eccellenza”. “Il mio timore - ha continuato Bezzini - è che si rischi, piuttosto, una desertificazione dei territori più deboli.
Come ho sottolineato più volte, quello che si profila all’orizzonte è un Paese diviso tra territori di serie A, rappresentati dai capoluoghi di regione; territori di serie B, costituiti dai comuni più grandi o prossimi alle aree urbane e territori di serie C, rappresentati dalle aree montane e da quelle a dominanza rurale, più lontane dai maggiori centri abitati, già colpiti dal venire meno di tribunali, strutture socio-sanitarie e uffici postali”. “Di fronte a questo quadro, preoccupante, la mia proposta è quella di rivedere il processo riformatore, prima di riorganizzare i confini, a partire dalle funzioni che saranno attribuite ai nuovi enti in un percorso serio di semplificazione delle competenze.
Solo allora si potrà procedere con la definizione di bacini ottimali per lo svolgimento delle funzioni”. “Infine - ha concluso Bezzini - è fondamentale riaprire una riflessione sulla rappresentanza, ripristinando l’elezione diretta degli organi. Non allontaniamo i cittadini. Sono loro i primi a chiedere maggiore partecipazione democratica e più coinvolgimento nelle scelte. Non è il tempo di tornare indietro, riducendo gli spazi di democrazia”. Una problematica che interessa da vicino il pubblico impiego, ecco come interviene la RSU della Provincia amministrata da Simone Bezzini: l’intervento di Fabio Conti, Rsu Provincia Siena. "La Rsu vuole sensibilizzare il consiglio provinciale, la giunta e il Presidente sull’estrema preoccupazione che viviamo come dipendenti dell’amministrazione provinciale e come cittadini di questo territorio.
Le norme del decreto sulla spending review persistono nello svuotare le funzioni delle Province e nei tagli lineari che già dal 2012 condizioneranno i bilanci e porranno le amministrazioni provinciali nelle condizioni di eliminare servizi essenziali per i territori. Le ricadute per i cittadini saranno pesantissime, in una situazione dove la crisi morde già forte e aumenta. Si sta veramente andando verso la paralisi del sistema e questo produrrà, sempre per i cittadini, un radicale abbassamento della fruibilità dei servizi con un concreto e insostenibile innalzamento della tassazione locale. Il processo di riordino delle Province va avviato con modalità e tempi che consentano di coinvolgere i territori e le rappresentanze dei lavoratori.
Vogliamo sollecitare la necessità di una cabina di regia di livello territoriale che governi i processi per definire il futuro assetto istituzionale delle Province, con un tavolo che parta dalla salvaguardia e tutela delle funzioni e dei servizi e dalla valorizzazione professionale dei lavoratori. Oggi, purtroppo, manca, invece, una visione unitaria di fondo per razionalizzare e semplificare il sistema istituzionale. Il decreto “Salva Italia” propone soluzioni frettolose e scellerate alle esigenze di riduzione della spesa pubblica e al taglio dei costi della politica. A nostro avviso, occorre che ogni istituzione riduca gli sprechi e i costi impropri, ma non è più possibile rinviare la definizione delle competenze di ogni livello di governo.
Vanno salvaguardati e rilanciati il ruolo e il valore di prossimità territoriale delle autonomie rispetto alle domande espresse dalle comunità locali, anche in chiave di sussidiarietà. La Provincia, per noi, rappresenta questo valore. Riformare il modello “a rete” attraverso una razionale divisione delle competenze e delle responsabilità permetterebbe di non dissipare o disperdere il patrimonio di professionalità di quanti, ad oggi in Provincia, sono a disposizione dei cittadini. A fronte di ogni tentativo di esclusione dei lavoratori e di chi li rappresenta da ogni processo di riorganizzazione del governo locale, e in particolare delle Province, noi continueremo nella mobilitazione già attivata, facendoci promotori di iniziative di forte sensibilizzazione dei cittadini e delle istituzioni, a difesa dei valori di democrazia, partecipazione e solidarietà, principi più volte richiamati anche nel corso del consiglio provinciale di oggi. Le rappresentanze sindacali si faranno promotori, da subito, di richieste di confronto con parlamentari e consiglieri regionali eletti nel territorio senese.
In quest’ottica, ci aspettiamo da questo organo provinciale, l’emanazione di un documento da consegnare al Presidente, quale componente del Consiglio delle autonomie locali (Cal), dove si ribadiscano il forte contrasto alla logica dei tagli lineari alle risorse di bilancio; la promozione del confronto con tutti i soggetti istituzionali coinvolti nel processo di riorganizzazione e riassetto istituzionale del governo locale; la valorizzazione delle funzioni e delle competenze provinciali; la semplificazione e lo snellimento della macchina amministrativa; la riqualificazione della spesa a vantaggio dei cittadini, contribuenti e fruitori dei servizi pubblici, e la difesa dei livelli occupazionali e della professionalità dei lavoratori".