Due società, site in Empoli ed amministrate entrambe da un imprenditore residente in Vinci, avrebbero impiegato, tra il 2008 ed il 2011, 268 operatori/centralinisti in modo irregolare. In questo contesto sarebbero stati omessi versamenti di contributi pari ad oltre 251.000 euro e di ritenute per 7.000 euro. Inoltre le due società non hanno dichiarato ricavi per oltre 84.500 euro, omettendo di versare IVA per 3.600 euro ed IRAP per 6.700 euro. Questo è quanto emergerebbe a conclusione di un'articolata attività ispettiva svolta, in modo congiunto, dalle Fiamme Gialle della Compagnia di Empoli e dagli ispettori di vigilanza dell'INPS di Firenze.
Le attività di verifica averbbero permesso di accertare l'irregolarità delle posizioni lavorative degli operatori/centralinisti impiegati presso i due call center. I dipendenti, quasi tutti giovani dell'empolese-valdelsa, erano inquadrati come "lavoratori a progetto". Le loro prestazioni lavorative con turnazioni continue, consistevano nella promozione telefonica di prodotti commerciali per conto di società di telefonia e di fornitura elettrica e gas, nonché nella commercializzazione di carte di credito presso centri commerciali e aeroporti. Gli accertamenti avrebbero permesso di rilevare come le mansioni, svolte da tutti i lavoratori, fossero prive dei requisiti previsti dalla normativa sui rapporti di "collaborazione a progetto" ed, in primo luogo, quello dell'autonomia.
La previsione di questa forma di collaborazione è stato quindi un mero espediente per sottrarsi al pagamento degli oneri contributivi dovuti all'INPS. Valutata la mancanza del rispetto delle condizioni previste dal D. Lgs n. 276/2003 per i contratti di lavoro a progetto, gli ispettori dell'INPS hanno provveduto a riqualificare i contratti di lavoro stipulati per ogni singolo impiegato (centralinista, coordinatore dei turni, addetto amministrativo alla segreteria ed alla formazione del personale) in base a quanto previsto dal CCNL di settore (contratto lavoro subordinato).
Ulteriori irregolarità sono state constatate in ordine:
- alle buste paga emesse nei confronti degli operatori che riportavano "rimborsi spese" di "fantomatiche trasferte" (mai realizzate dai dipendenti del call center) per complessive 55.300 euro. Questi importi "gonfiavano" le buste paga sino ad oltre 1.000 euro mensili. La vera retribuzione è sempre stata pari a circa 3 euro l'ora (per un impegno giornaliero di circa 4-6 ore), ossia non superiore a 300 euro mensili. - alla mancata contabilizzazione di fatture emesse per prestazioni realizzate pari a oltre 84.000 euro.