L’uomo, le api e l’IPad: una scena ancora difficile da immaginare, ma destinata a diventare usuale in futuro, grazie all’implementazione delle nuove tecnologie nella pratica di questo mestiere millenario. Fare l’apicoltore significa svolgere un lavoro paziente e manuale, immutato da decenni, in mezzo alla natura e con strumenti semplici e tradizionali - maschera, tuta, affumicatore - ma negli ultimi anni si sta sempre più affermando una nuova generazione di apicoltori colti e geek, che utilizzano internet per controllare a distanza gli alveari, costruire community virtuali, vendere il miele on line.
Di come l’high tech stia cambiando il mondo dell’apicoltura si parlerà alla “Settimana del Miele” di Montalcino (7-9 settembre), uno degli appuntamenti di riferimento del settore a livello nazionale. Se nel mondo tradizionalista dell’agricoltura italiana le nuove tecnologie faticano ad affermarsi - secondo l’Istat, che ha appena diffuso i risultati del sesto censimento generale dell’agricoltura, meno del 4% delle aziende agricole italiane utilizza internet - l’apicoltura rappresenta una felice eccezione.
La causa del profondo gap tecnologico tra il mondo rurale in genere e quello, molto più circoscritto, dell’apicoltura, è da imputare principalmente alla figura stessa dell’apicoltore-tipo. Questo il suo identikit: cultura medio-alta (il 60% è diplomato, il 20% possiede una laurea), frequenta regolarmente corsi di specializzazione e convegni di aggiornamento, vive una relazione quotidiana con insetti e fioriture, a stretto contatto con la natura, ma allo stesso tempo consulta frequentemente il suo pc o l’iPad.
Molti sono diventati apicoltori dopo aver svolto un altro lavoro, spesso in città: un piccolo esercito variegato e complesso di “sognatori” concreti, che sono animati dalla convinzione di svolgere una professione difficile ma bellissima, e che all’amore per la natura uniscono quello per l’high tech. Ma come vengono utilizzate le nuove tecnologie in apicoltura? Innanzitutto per tenersi in contatto. Gli apicoltori italiani, dalla Val d’Aosta alla Sicilia, sono riuniti in una potentissima community virtuale che passa per la rete.
Attivi con siti, forum e blog costantemente aggiornati, attraverso internet gli apicoltori si aggiornano sulle novità del settore, che negli ultimi anni è stato oggetto - soprattutto dopo il caso insetticidi neonicotinoidi, sostanze killer utilizzate in agricoltura e principale imputate della moria di api in tutto il mondo, più volte sospesi in via cautelativa dal Ministero dell’Agricoltura - a numerosi “colpi di scena”. Ed è stato anche il tam tam creato in rete dagli apicoltori, che hanno lanciato l’allarme neonicotinoidi, a sensibilizzare l’opinione pubblica e in seguito le istituzioni.
Ma il web è utile anche per sapere come e quando effettuare certi trattamenti, per ricevere i bollettini fitoiatrici e il calendario dei trattamenti, così da consentire una più efficiente e capillare azione di sensibilizzazione degli operatori su tutto il territorio nazionale. Ancora in fase sperimentale il controllo a distanza degli alveari via web: chi fa nomadismo, ovvero trasporta le proprie api in luoghi spesso lontani, può controllarle a distanza con speciali computer da campo, che registrano e trasmettono l’incremento di peso degli alveari, e quindi l’andamento del raccolto, così come le condizioni meteo di quella zona.
Non dimentichiamo infine l’e-commerce: internet è una perfetta vetrina che consente, anche a piccoli apicoltori, di poter vendere i propri vasetti ad una platea enorme di potenziali acquirenti. Un’innovazione, quella delle nuove tecnologie, senz’altro positiva per questa antica pratica: l’apicoltura è uno di quei pochi settori che permettono di legare la tutela del patrimonio ambientale alla creazione di prodotti alimentari di eccellenza, e può contare sulla forza di 50mila apicoltori, 1,1 milioni di alveari ed un giro d’affari stimato di 60 milioni di euro, senza considerare i miliardi resi dal servizio d’impollinazione di colture e natura.