E’ un po’ il termometro della crisi (che prosegue, ma con qualche segnale forse di ripresa). Dal 2009 al 2012, da maggio a giugno, ci sono state trentasettemila domande di cassa integrazione in deroga richieste e 35.605 autorizzate: poco meno di diecimila aziende coinvolte, oltre 55 mila lavoratori interessati e quasi 63 milioni di ore, per un costo di oltre 616 milioni di euro. L’assessore regionale al lavoro Gianfranco Simoncini approfitta dell’incontro con i giornalisti a seguito della firma del protocollo con l’Inps sulla cassa integrazione per illustrare gli ultimi dati a disposizione.
Negli ultimi tre anni il picco è stato nel 2010, più di diecimila richieste autorizzate: nel 2011 sono state 8.813. Ancora di più sono state nel 2012: 7.826 richieste in appena sei mesi, conto aggiornato al 27 giugno, anche se il dato è in parte drogato dal fatto che prima molte aziende facevano una richiesta unica all’inizio dell’anno ed ora ne fanno più di una. Ma magari le aziende in crisi sono le stesse. Ammortizzatori sociali, finanziati anche con il ricorso alle risorse europee del fondo sociale.
Ma anche incentivi per le assunzioni ad attenzione per le categorie più deboli. La Regione ribadisce tutto il suo impegno profuso in questi anni per garantire la tenuta sociale, ma manda pure un segnale alle aziende: in particolare a quelle che usano lo strumento della cassa integrazione in deroga. Ancora più attenta sarà infatti la vigilanza sulle irregolarità. Il filo diretto tra gli uffici del lavoro della Regione, che gestiscono le autorizzazioni per la Cassa integrazione in deroga, e gli uffici dell’Inps, a cui vengono demandanti i controlli ispettivi, si rafforza.
E’ l’oggetto del protocollo firmato proprio stamani con l’Inps nella sede della presidenza della Regione a Firenze. “Oltre ad aver garantito la tutela del reddito, che vogliamo continuare ad assicurare, combatteremo abusi ed irregolarità che potrebbero ridurre la possibilità di dare risposte concrete a chi ne ha bisogno” spiega l’assessore. E con l’intesa siglata oggi la procedura per segnalare, suggerire ed effettuare controlli infatti si semplifica e si fa più veloce. I campanelli di allarme, al cui verificarsi potrà scattare un controllo, sono diversi: periodi lunghi e continuativi di cassa integrazione con il coinvolgimento sistematico di tutte le unità di lavoro in forza presso l’azienda, che è già successo, con casi di Cig ininterrotta dal 2010 ad oggi ad esempio; ma anche anzianità aziendale dei lavoratori al limite del 90 giorni richiesti, assunzioni effettuate in prossimità dei periodi di cassa integrazione, ciclicità del periodo di cassa integrazione, magari quasi sempre negli stessi mesi dell’anno o durante la pausa estiva, quando le aziende chiudono.
“Ci siamo mossi anche per evitare che risorse vengano inutilmente immobilizzate per mesi” chiosa l’assessore. Così anziché fare un’unica domanda all’inizio dell’anno (con ore che poi non venivano utilizzate) è stato suggerito alle aziende di inoltrarle via via, sulla base del reale fabbisogno La Cassa integrazione in deroga continuerà ad essere di competenza regionale anche per i prossimi anni: la conferma è arrivata ieri durante il convegno che si è tenuto a Roma in occasione del rapporto Isfol.
“L’accordo e i meccanismi che mettiamo a punto adesso sono quindi importanti” sottolinea Simoncini. L’assessore ha approfittato dell’incontro con i giornalisti per informare che a Roma, in qualità di coordinatore delle Regioni sui temi del lavoro, ha ricevuto assicurazione da parte del direttore del generale del ministero, la dottoressa Mancini, che anche per il 2013 e gli anni a seguire, nella fase transitoria della riforma del lavoro, la cassa integrazione in deroga e la mobilità in deroga saranno autorizzate a livello regionale. “Si tratta di una notizia importante – commenta – Dalla prima lettura della riforma del mercato del lavoro non sembrava così e ciò ci aveva destato grandi preoccupazioni: una gestione nazionale poteva infatti portare a pesanti allungamenti nei tempi di lavorazione, poteva creare un pericoloso imbuto e collo di bottiglia e forti ripercussioni negative nei confronti dei lavoratori e delle lavoratici interessate”.
“Di fronte a questa notizia – aggiunge Simoncini – è però necessario che si arrivi velocemente alla convocazione del tavolo richiesto dai presidenti delle Regione al ministro Fornero, in modo tale da poter garantire senza soluzione di continuità la gestione per i prossimi anni. Dovendosi comunque definire un nuovo accordo tra governo nazionale e Regioni, visto che dal prossimo anno non sarà più prevista la compartecipazione finanziaria delle Regioni attraverso il fondo sociale europeo, e dovranno essere definiti criteri uniformi, a livello nazionale, sia per la cassa che per la mobilità in deroga”. La Toscana comunque sembra andare meglio della media italiana, soprattutto se si prendono in considerazione le ore complessive di cassa integrazione e non solo quella in deroga, che in Toscana sono di più perché più numerose sono le piccole aziende con meno di 15 dipendenti. A maggio, rispetto allo stesso mese dell’anno scorso, c’è stata infatti una diminuzione nelle ore di cassa integrazione (-4,7%), anche se a scemare sono stati solo i trattamenti straordinari mentre sono cresciuti tutti gli altri tipi di Cig.
Rispetto al mese precedente si registra un aumento (del 7,7%). Ma in Italia va ancora peggio: il dato medio a maggio è cresciuto del 22,5% e nell’ultimo trimestre del 2,7%. Da gennaio a maggio la crescita, rispetto agli stessi mesi del 2011, è stata dello 0,6%, mentre in Toscana è diminuita del 5,8%. In termini assoluti le ore autorizzate nella regione nei primi cinque mesi dell’anno sono state circa 18 milioni e 645 mila, con una distribuzione che vede prevalere la Cig in deroga (7 milioni 981 mila ore), seguita dalla Cigs (circa 6 milioni e 434 mila ore) e infine dalla Cigo (4 milioni e 230 mila ore).
In percentuale: 43% per la Cig in deroga, 35% di straordinaria e 23% di ordinaria, per una media di 58 ore ad addetto rispetto alle 82 nazionali, non molto distante da Veneto (57 ore) e Emilia Romagna (58 ore) e molto al di sotto di Lombardia (82 ore) e Piemonte (104). Diciotto milioni e 645 mila ore che sono equivalenti a circa 31.600 posti di lavoro full-time teorici. In Toscana, rispetto alla media italiana, è maggiore l’incidenza della cassa integrazione in deroga e decisamente minore quella ordinaria.